Dice il proverbio “chi si consola, gode”. E Moratti si consola come può. A proposito infatti di una prospettiva ipotizzata da Berlusconi, «un anno noi, un anno l’Inter», il patron nerazzurro ha ribattuto piccato: «Per il momento siamo 5-1». Sarebbero normali baruffe, se non fosse che nei cinque scudetti Moratti ha messo anche quello gratificatogli dall’ex componente del Cda nerazzurro Guido Rossi ed ora in mano a Palazzi, che deve ancora rispondere (da un anno) all’esposto della Juve. Viene spontaneo domandarsi se si possa mai accostare uno scudetto vinto sul campo ad uno ricevuto per grazia di una situazione irreale? Almeno il pudore di metterlo in un elenco a parte. Il raffronto sugli scudetti complessivi dice 18 sia per Milan sia per l’Inter (compreso quello di cartone). Strano che dalle parti rossonere non si sia replicato su questo punto. Ha tentato invece di ribattere Moratti a Capello («Il Milan ha vinto il primo campionato vero dopo Calciopoli»), pensiero chiaro: gli effetti di Calciopoli e dell’infer – nale macchinazione che la creò si sono plasmati come un maleficio e solo ora si vede l’effetto contrario, che farà ridestare, speriamo, anzitutto la Juve. Non si deve morire di un campionato solo milanese, come invece gli autori di Calciopoli vorrebbero.\r\nC’è anche, udite udite, una confessione subliminale della Gazzetta. Tratteggiando Ibra, ne scrive come «l’uomo degli otto scudetti vinti in giro per l’Euro – pa». Commenta giustamente Ju29ro: «Quelli del 2005 e 2006 sono dunque nostri, lo dice anche il giornale considerato superpartes dall’accusa nell’aula del Tribunale di Napoli». Intanto, non possiamo che dichiararci soddisfatti delle nostre predizioni dell’estate scorsa: avevamo detto “Milan”, avevamo detto “Ibra”. Galliani è stato bravo sul mercato, quando è andato in difficoltà per i troppi infortuni: sono arrivati Van Bommel, Boateng e Robinho, così come era arrivato Thiago Silva. Indovinata la scelta di Allegri, con il quale ci trovammo sulla stessa linea per il caso Ronaldinho. Scrivemmo più volte che al di là di qualche “numero” la sua presenza non aiutava affatto. Non abbiamo dubbi di come l’Ibra in più, il Dinho inmeno, e la capacità tattica di Allegri, abbiamo aperto al Milan la porta dello scudetto dopo sette anni. Poi, com’è chiaro, tutti hanno dato il loro contributo; massiccio quello di Thiago Silva, conosciuto quello di Nesta: una linea Maginot, 23 gol subiti contro i 40 dell’Inter e i 35 del Napoli. Poi Seedorf, una sfida vinta con una parte non piccola del tifo che lo contestava, e anche Gattuso, che ha esemplificato a suo modo la sua personale rinascita («mi avevano dato per morto») e l’Abbiati che ha lasciato poco spazio all’entrante Amelia. Chiaro che il Milan non si vuol fermare, stasera a Palermo cerca il lasciapassare per la finale di Coppa Italia, in vista il 28° titolo del club più vittorioso del mondo,unpunto sul quale Berlusconi è molto sensibile. Bisognerà però vincere per forza perché all’andata i rosanero impattarono un prezioso 2-2. E in finale ci potrebbe essere anche il derby, ancora milanese, se l’Inter la spunterà domani sullaRoma. I nerazzurri hanno dato l’impressione di aver ritrovato l’antico smalto superando quasi in nonchalance la Fiorentina. Rispetto a quando era il secondo di Mancini, Mihajlovic se l’è fatta sotto, tenendo Mutu in panchina per più di un tempo.\r\nDue assist di Eto’o e un super Pazzini hanno assicurato ai nerazzurri il secondo posto. Non ha più importanza il big match di domenica sera con il Napoli al San Paolo. Niente prospettiva di vicecampioni per gli azzurri di Mazzarri, battuti rovinosamente a Lecce: Cavani espulso, De Laurentiis imbufalito come non mai. Dalla furia presidenziale non si è salvato nessuno, men che meno Mazzarri; sua la colpa, lascia intendere il patron, di un Napoli “indegno”. I vecchi saggi del calcio dicevano che sotto l’effetto di pesanti disfatte i patron non dovrebbero mai parlare nell’immediato. Botte da orbi per il quartoposto. In vantaggio l’Udinese, che ha scavalcato la Lazio, grazie al para-rigori Handanovic ma “grazie” anche a Zarate. Sul fondo dramma senza fine per la Samp: altro che aiuto dei cugini. Peggio il Brescia, suicidatosi in casa contro il Catania, spera il Lecce con due punti in più della Samp. Teoricamente ancora a rischio Cesena e Bologna.\r\n\r\nDi Luciano Moggi per ‘Libero’