Moggi “Quello bianconero un progetto vero”
“Chapeau, passa la Juve! Alzi la mano chi poteva immaginare uno stato di grazia simile, neanche nei sogni, ma è tutto vero: squadra a valanga sulla Roma, +3 sul Milan, una freschezza atletica a fine campionato che consiglierei come materia di studio”. Luciano Moggi celebra così l’impresa della Juventus di Conte dalle colonne di ‘Libero’: l’ex direttore generale bianconero evidenzia, nel suo consueto editoriale, l’importanza del progetto messo su dallo staff tecnico e societario della Vecchia Signora: “È la compiutezza di un progetto vero, portato avanti con intelligenza da Conte a fronte di quello che doveva sorgere nella Roma che però non è nemmeno nato, perduto nei vagheggiamenti di un management senza idee e con tante idee bislacche di un allenatore che poco ha capito del calcio italiano. La Juve non è per caso al comando, Conte ha posposto i suoi convincimenti alla volontà di plasmare la squadra a misura dei suoi giocatori, ottenendo un risultato al di sopra forse anche delle sue attese. La Juve non è solo Pirlo, non ha solo un punto di riferimento, non sorprende solo Vidal, il calciatore che sta dando di più rispetto a quello che si prevedeva. La Juve di Conte è una macchina pressoché perfetta, forte sugli esterni, solida a centrocampo, capace di azionare l’of fensiva anche dalla difesa, dove Bonucci interpreta perfettamente questa parte, e Vucinic in attacco non è la bella addormentata nel bosco ma partecipa concretamente al gioco della squadra”.\r\n
Entrando più nei particolari, Moggi rivela quali sono stati gli elementi chiave della vittoria sulla Roma:\r\n\r\nSi capisce quindi perché sia difficile fermare la Juve, con merito tuttora imbattuta. Si capisce altresì perché la Roma sia durata solo otto minuti. Tattica demenziale quella preparata da Lucho: due centrali difensivi (lenti peraltro, compreso De Rossi) ad aspettare gli attaccanti avversari che non danno riferimenti fanno una difesa fragile, indebolendo di conseguenza il centrocampo. Per finire, l’inserimento di Perrotta (un reduce) su Pirlo ha contribuito alla frana. C’è comunque alla base la voglia irrefrenabile dei bianconeri di arrivare, l’orgoglio antico e per troppo tempo represso. Mentre in casa Milan c’è sfiducia e abbattimento, la squadra, partita da altre sicurezze si è dissolta in una via crucis fatta da una lunga catena di infortuni (e non da gol visti o non visti), il club si è incatenato in una ripetitiva lamentazione, nascondendo i limiti. Contro il Bologna il punto più basso del decadimento rossonero sul suo campo, un’impressione veramente modesta. Nel Milan di oggi il gioco latita e non ci si può affidare a giocatori recuperati frettolosamente come Van Bommel, da una cui incertezza è scaturito il gol di Ramirez. Lo scudetto è nelle mani della Juve e solo uno sconquasso che non ci pare immaginabile potrebbe farglielo perdere. Curioso, Lichtsteiner ha mimato il 4-0 del “prendi e porta a casa”, che fece Totti ai giocatori della Juve in una gara all’Olimpico di anni fa, buscandosi uno sputo.