Moggi: “Quando non ci sono i soldi, per fare mercato serve fantasia”

Sta per concludersi uno dei mesi più intensi dell’anno, per chi fa il lavoro di direttore sportivo, e con esso se ne vanno anche le speranze dei tifosi di numerose squadre che ancora auspicavano in qualche colpo utile a risollevare le sorti delle rispettive compagini. Quelli del Milan, in particolare, possono ritenersi assolutamente soddisfatti. Non tanto per gli innesti che comunque faranno gioco al prosieguo della stagione rossonera, completando un organico che già prima era assolutamente da considerarsi come il più forte del panorama italiano; ma più ancora per Mino Raiola, il miglior acquisto che il Milan avrebbe potuto fare. Avete capito bene, e spiego subito questa mia considerazione. L’alibi più abusato, ma anche più stupido che un direttore sportivo possa mai crearsi, è quello di dichiarare che i giocatori forti non ci sono. I campioni vanno cercati, e possibilmente trovati. Serve fantasia, e capacità di azione, e Raiola è uno che in questo non difetta di certo. Sono tanti le porte che questo agente è in grado di aprire, e l’intelligenza di un buon dirigente sta nel riuscire a sfruttarle continuando a gestire la situazione. Raiola ha tantissimi assistiti di valore, e soprattutto ha l’immensa capacità di riuscire a piazzare nel migliore dei modi anche gli elementi in esubero. Ho tantissimi esempi che risalgono alla mia esperienza juventina che sono lì a testimoniarlo. Basti pensare all’acquisto di Emerson, che agli albori di quel mercato sembrava impossibile, o ancora a quello di Pavel Nedved. \r\n\r\nProprio per quanto riguarda il ceko, ho piacere nel rendere noto un retroscena che pochi conoscono e che riguarda il suo approdo alla Juventus. Mi ero messo d’accordo con Cragnotti per il suo trasferimento, ma mancava l’ultimo tassello: la volontà del giocatore. Nedved viveva all’Olgiata, una delle zone più belle di Roma, e non aveva alcuna intenzione di spostare la sua famiglia di lì. A quel punto, tramite Raiola, riuscii a raggiungere un accordo, Avrei fatto visitare in gran segreto a Pavel il quartiere in cui avrebbe vissuto a Torino, e qualora fosse stato di suo gradimento, avrebbe onorato il gentlement agreement che avevo già raggiunto con il suo Presidente. La mossa vincente, fu quella di informare giornalisti di stampa e televisione dell’arrivo di Nedved a Torino, in moso tale che quello che doveva essere un accordo segreto fosse reso noto al pubblico. Così fu, e da quel momento il ceko non potè più rifiutare il suo trasferimento in bianconero. Un’operazione che avrebbe cambiato la sua storia, ed ovviamente anche quella juventina, visti tutti i successi che ne seguirono.\r\nServe fantasia, dicevamo, e fu moltissima anche quella cui attinsi per portare a termine il passaggio di Alemao dall’Atletico Madrid al Napoli. A quei tempi, Bonetto, ex direttore sportivo del Napoli, aveva l’abitudine di proporre direttamente a Ferlaino i giocatori che ritenesse giusto acquistare. Non che questo influisse sulle mie decisioni, ma è da riportare come all’epoca stesse cercando di far acquistare agli azzurri tale Houghton, come ultimo tassello per il centrocampo. Nel penultimo giorno di mercato, per arrivare al dunque, decisi di partire in gran segreto per Madrid nell’ottica di portare a termine l’acquisto di Alemao. Convocai tutti i giornalisti per una cena all’Hotel Brun di Milano, e invece partii dal capoluogo lombardo alla volta della capitale spagnola. Superato il valico della stampa, sfortuna volle che su quel volo ci fosse anche Presutti, responsabile stampa del Pescara che a mia insaputa divulgò la notizia. Giunto a Madrid, mi accordai dopo una trattativa lunga una notte con il Presidente dell’Atletico, che fortunatamente era stato bravo a reggere il gioco, ed al mio ritorno in Italia trovai una schiera di giornalisti accampati sotto il mio Hotel. Purtroppo per loro, ma fortunatamente per noi, avevano fatto troppo tardi!\r\nPoche settimane prima, ero riuscito a far firmare al Toro di De Finis una scrittura privata con la quale mi assicuravo che Massimo Crippa sarebbe venuto solo al Napoli qualora i granata avessero deciso di venderlo. Dopo l’ufficializzazione di Alemao, mi affrettai a dichiarare che il nostro mercato era chiuso, ed in men che non si dica mi ritrovai una delegazione torinista che mi offriva il giocatore per risanare i conti del deficitario bilancio del Toro. Due piccioni con una fava, il mercato si fa anche così.\r\nTornando all’attualità, promuovo l’affare Pazzini per l’Inter, anche se questo andrà a significare la rinuncia a Milito nel lungo termine. Una cessione che io avrei anticipato a quest’estate per riuscire a monetizzare a sufficienza su un giocatore che ormai il meglio lo aveva dato.\r\nIl mercato, però è cambiato, e certe trattative, ma soprattutto certi colpi di…”fantasia”, non possono che fare emergere un po’ di nostalgia anche in me.\r\n\r\n(Di Luciano Moggi per ‘TMW’)