Moggi: “Matri la scelta della disperazione. Così non si va lontano”

Dovremmo parlare del Milan che continua la sua corsa? Ci siamo già esposti pronosticandolo vincitore del campionato! Dell’Inter che raccatta una partita che sembrava già persa, proprio con Pazzini, ultimo arrivato? Abbiamo già detto quanto importante possa essere stato questo acquisto in previsione di un prepensionamento di Milito! Dello straordinario Napoli di Mazzarri, del suo bomber Cavani? Lo sanno anche i sassi! Dobbiamo invece  parlare della Juve, del momento critico che attraversa, uno scenario tragico che qualcuno dovrà pur riuscire a fermare. Abbiamo sentito il presidente  Andrea Agnelli nella sua conferenza di sabato, cercare di coprire responsabilità altrui, scaricando tutto sulla gestione di Blanc (e a ragione) in rapporto a ciò che ha trovato, ma evitando di parlare di quello che è stato fatto quest’anno, sbandierato come l’era della rinascita per la rivoluzione fatta: nuovi giocatori (15), nuovo manager Marotta, nuovo allenatore Delneri. Il campo però ha tradito la bontà degli intenti tanto da dimostrare quanto tutto sia stato sbagliato.\r\n\r\nBisogna saper spendere\r\nSino ad ora avevamo trovato giusto difendere chi ha operato sul mercato e chi è al timone della squadra, ma adesso il distinguo è d’obbligo, e siccome\r\nAgnelli è troppo signore per farlo (non “giovin signore”, come qualcuno ha voluto etichettarlo) lo facciamo noi, avendo espresso le nostre perplessità fin dal momento in cui le scelte furono fatte, quando invece tutti incensavano la Juve per i tanti acquisti, come se la quantità facesse qualità: e noi a far parte\r\ndel coro stonato di pochi! Rifondazione giusta negli intenti ma sbagliata nella pratica, con poca qualità (e qui entra il discorso del budget, meglio infatti pochi e buoni acquisti, che molti e senza sostanza da Juve). Marotta ci dispiace chiamarlo in causa ma non possiamo farne a meno, avrebbe dovuto capire per tempo e regolarsi di conseguenza. Aquel punto ci sarebbe voluto coraggio, anche smantellando quel che si era costruito, cedere chi non era da Juve e con il ricavato fare operazioni più mirate, ad esempio Pazzini. Difficile farlo? Troppo facile acquistare quando la possibilità economica te lo  concede, molto più difficile cedere quando soprattutto si tratta di giocatori di poca valenza tecnica e con ricchi stipendi. E cedere è d’obbligo quando le  finanze non ci sono, come nel caso della Juve attuale (ricordate come operava la Triade che non ha mai avuto il sostegno economico della  proprietà?). E se Marotta ammette d’improvviso di aver speso troppo per\r\nMartinez, come può pensare di trovare credito? Non voglio crocifiggere nessuno, chi opera può anche sbagliare, ma quest’anno si è sbagliato troppo:\r\nquando e se si arriva alla Juve bisogna ragionare da Juve, il quarto posto della Samp deve essere solo un bel ricordo per Delneri e Marotta. Anche i tanti infortuni (li hanno avuti tutti, soprattutto le grandi) non possono essere più considerati alibi come le decisioni arbitrali; e per questo magari la Juve deve farsi sentire: il danno può esserci, la beffa no.\r\n\r\nAvvicendamento inutile\r\nE adesso Matri dal Cagliari. Sorvoliamo il lato economico per addentrarci nel lato tecnico: un numero (Matri) che sostituisce un altro numero (Amauri). Amauri non faceva differenza, stessa cosa farà Matri. Volutamente  trascuriamo la cessione di Legrottaglie perché non riusciamo a capire come un giocatore possa far comodo al Milan e non alla Juve, tenendo conto dell’esiguità della rosa ma anche il suo rendimento quando ha giocato in coppia con Chiellini. E poi perché proprio Milan? Fermo restando gli acquisti intelligenti delle milanesi, questa sessione di mercato ci ha confermato quello che già pensavamo: rinforzi per panchine e niente più. Qualcuno sorriderà di questo, inventato Calciopoli si è avviata infatti alla distruzione di una squadra, la Juve, che avrebbe vinto tutto e per molto tempo, ivi compresi i suoi dirigenti che, forse, erano troppo bravi. Il campionato è da allora diventato tutto milanese con buona pace dell’avv. Zaccone che disse di aver letto tutto in “una settimana” mentre i consulenti delle difesa hanno  impiegato tre lunghi anni per dimostrare che Zaccone non aveva letto niente.\r\n\r\n(Di Luciano Moggi per ‘Libero’)