Una volta il piccolo Lecce – con tutto il rispetto per il piccolo – costò uno scudetto alla Roma, molti anni fa. Stavolta ha sparigliato tutte le carte, o forse le ha rimesse a posto, almeno per chi, come me, ha sempre detto che l’effetto più vero della grande truffa di Calciopoli sarebbe stato il duello tutto milanese per lo scudetto. Il distacco dell’Inter è virtualmente di 3 punti, dando per vinti entrambi i recuperi. Prudenza vorrebbe che non si corresse tanto con simili calcoli, ma il botto di Lecce ha prodotto anche questo. Quasi per contrasto la strada dell’ Inter appare ora in discesa. Un segnale l’avremo domani, quando il Cesena scenderà a San Siro. L’impressione è che l’Inter si sia notevolmente avvantaggiata. Allegri respinge l’ipotesi di crisi ma i numeri sono contro di lui, quattro punti persi su sei, un tesoretto dilapidato, e non solo i numeri. Il capolavoro balistico di Ibra avrebbe meritato da solo la vittoria, ma il gioco è lento: Pato gioca per sé, non aiuta la manovra, e non evita neppure il battibecco con Gattuso. Giovedì, Coppa Italia contro il Bari a San Siro. Il passaggio del turno potrà dare un po’ di sollievo ad Allegri. Sul fronte opposto Leo non sbaglia un colpo. L’ex milanista ha rigenerato mentalmente prima ancora che tatticamente l’Inter. Si è svegliato anche Milito, la squadra vola con Eto’o e non ci sono ancora Sneijder e Julio Cesar. Napoli depresso? Il Napoli, caduto quasi in depressione per lo 0-0 con la Fiorentina al San Paolo, è tornato a respirare dopo il pari del Milan. Mazzarri si è consolato: un inciampo capita anche ai migliori. Mihajlovic ha bloccato la manovra partenopea sulle fasce, laddove era invece caduta la Juve. Il resto l’ha fatto la giornata grigia di Lavezzi e Cavani e l’assenza di Hamsik. Altro che pause da letargo, lo slovacco si nota soprattutto quando non c’è.\r\n\r\n\r\nLazio, Roma e Juve hanno riscattato all’unisono le sconfitte subìte. Delneri è ora in vantaggio di un punto su Ferrara. Si accontenta, in attesa dei rinforzi intesi come infortunati che tornano (Non Floro Flores, poi finito al Genoa. Durissimo a tal proposito un sito juventino: «Si continua con le scartine»). Del Piero parla di Totti («è il simbolo di Roma, meriterebbe di concludere lì la carriera») perché altri intendano. Intanto quel gol su punizione è un sigillo d’autore. Buffon in porta, ma lo stadio ha dedicato un coro e un lungo applauso a Storari, il portiere ridisceso al secondo posto. Voci, a quanto pare rientrate, di un suo passaggio all’Inter. Problemi anche per la Roma. Ranieri aveva appena rifatto pace con Totti, che deve vedersela ora con i mugugni di Vucinic. Il tecnico deve stare attento. Se non ristabilisce l’autorità potrebbe avere guai peggiori. Domani torna il derby con la Lazio per la Coppa Italia e nel pomeriggio si gioca Samp-Udinese, blucerchiati mal messi a fronte dei friulani splendenti contro il Genoa.\r\nÈ stata una giornata contrassegnata da una miriade di sviste arbitrali, più in chiave di assistenti, ma conta la terna. Pagano dazio Palermo e Cesena. Irregolare il gol che ha deciso la vittoria della Roma all’89’. Furenti le proteste, più di tutti Zamparini. Non protesta Moratti, beneficiato da certe decisioni (grossi dubbi sulla posizione di Stankovic in occasione del gol). Gli errori sono gli stessi di un tempo, ma ora – ormai è una cantilena – si parla di buona fede. Omnia munda mundis, tutto è puro per i puri, ma non si capisce perché questo precetto non dovesse valere in passato, solo perché allora l’Inter strepitava, pur agitandosi troppo dietro alle quinte. Il presidente nerazzurro dell’epoca proponeva griglie con arbitri preclusi, che così venivano automaticamente esclusi dalla designazione. Zamparini, unico, mette all’angolo la buona fede, un assistente che sbaglia in quel modo – puntualizza – o è sbadato o in malafede. Però il Palermo ha giocato male, per ammissione di Rossi. La vittoria della disperazione l’ha colta il Brescia, rimettendo nelle peste il Parma. Tra Catania e Chievo un pari che non fa male a nessuno, ma meno che mai bene a qualcuno.\r\n\r\n(Di Luciano Moggi per ‘Libero’)