Moggi “La Juve ha imparato a difendersi, ma nel 2006…”

“Sicuramente una provocazione quella del Presidente del Consiglio Monti, l’invito per il calcio a fermarsi e riflettere: forse intendeva dire che è ora che i capi di questo mondo mollino la poltrona. Qualcuno magari gli avrà fatto presente che Abete, il presidente Figc, è sfiduciato dall’ambiente sportivo. Quando infatti un presidente federale nasconde radiazioni, passa sopra a valigette piene di euro (250.000), gestisce Premiopoli come meglio gli aggrada (che fine ha fatto Pichi, il professore di matematica che era il capo di quell’ufficio? E perché il Procuratore federale Palazzi vietò con tanto di email ad un suo stretto collaboratore di andare avanti nella inchiesta asserendo che quell’ufficio presentava serie criticità? E perché quel collaboratore fu subito trasferito dall’ufficio inchieste all’Antidoping?), e ancora, tra i suoi e i nostri “brutti ricordi”, il fallimento del mondiale 2010, la mancata qualificazione dell’Under alle Olimpiadi, la mancata assegnazione dell’Europeo che sta per cominciare, e per finire, il calcioscommesse. Che altro si vuole?”. Luciano Moggi ne ha per tutti e nel consueto editoriale per il quotidiano ‘Libero’, l’ex direttore generale della Juventus, attacca le istituzioni sportive, ree di essere ormai prive di briglia e di aver consentito la totale anarchia. Un’anarchia che consente ancora a gente come Moratti di parlare di Farsopoli: \r\n

Possiamo solo dire che siamo in piena anarchia, ognuno dice quello che pensa senza pensare a quello che dice. Prendete ad esempio Moratti. Non gli sono bastate le 52 pagine di Palazzi, in cui l’Inter veniva incolpata di “illecito sportivo”, salvata da Abete con la solita prescrizione; non gli sono state sufficienti le motivazioni della giustizia Sportiva e anche di quella Ordinaria di 1° grado che recitano come il campionato 2004-05 fosse regolare; non gli è bastato leggere nella relazione di Palazzi che l’incolpato di illecito sportivo era il presidente dell’Inter Giacinto Facchetti; nonostante tutto tenta di confondere la vicenda del 2006 (tutte frottole) con quella attuale, ritenendo la prima «peggiore perché erano coinvolti alti dirigenti» (infatti il Facchetti-prescritto era Presidente dell’Inter): una bestemmia, non una valutazione, essendo sotto gli occhi le abissali differenze, considerando che adesso esistono partite truccate e giro di soldi. Anche se bisogna riconoscere che una differenza c’è: oggi puoi rubare e continuare a rubare, poi confessi e ti danno al massimo due anni; nel 2006 invece mi hanno dato l’ergastolo per non aver commesso il fatto, quando al massimo avrei meritato una multa per divieto di sosta. Questo per far capire il degrado dell’ambiente. Chissà quante volte Moratti avrà sognato un’altra Calciopoli, specie ora che è tornato sulla terra (zero tituli): lo tsunami di oggi non gli può dare niente, ecco perché nel 2006 per lui fu meglio. È questa la differenza. Tutta da comprendere la rabbia di Buffon, ciò che meraviglia è che non si sia accorto già sei anni fa di come va il mondo. È questo il fatto nuovo rispetto ad allora, Buffon è sceso in campo in difesa della categoria, oltre che del suo allenatore, “vedendo” ciò che allora non aveva visto: «Parli con un pm e pochi minuti dopo tutti sanno tutto, i media informati prima degli interessati, telecamere all’erta all’alba a Coverciano in concomitanza con l’operazione degli investigatori, che sarebbe dovuta essere riservata. Chi ha informato chi e perché? La Giustizia non avrebbe bisogno di spettacolarizzazione». Sono le riflessioni tardive di Gigi, e mi costa molto sottolinearlo: però nel 2006 non ho mai sentito frasi del tipo «quello che interessa è mettere qualcuno alla gogna».\r\n Mal gliene incolse però, povero Gigi, di ieri infatti la notizia delle sue scommesse, cifre comprese. In sua difesa possiamo dire che è un atleta molto serio, che gioca sempre per vincere e il suo passato lo dimostra. Forse l’unica cosa che resta da capire è la tempestività della notizia: che fosse dovuta magari al suo sfogo?

\r\nPoi, Moggi, sottolinea le giuste mosse di Andrea Agnelli nel difendere la Juve e i suoi tesserati.\r\n

Il Patron Andrea Agnelli ha difeso con forza e puntiglio Antonio Conte. Tanta differenza rispetto a quanto avvenne sei anni fa quando John Elkann pronunciò la sua autodifesa («Siamo vicini alla squadra e all’allenatore») «dando il via libera al massacro della dirigenza juventina». Lo dice il sito “Ju29ro”. «Andrea Agnelli ha voluto far capire a tutti che con gli stessi metodi del 2006 stanno provando a far fare a Conte la fine di Moggi e Giraudo, ma questa volta la Juve difenderà se stessa e i suoi uomini. Gli esiti (non definitivi ovviamente) delle vicende giudiziarie della Grande Farsa hanno infatti dimostrato che in Italia la certezza del diritto è purtroppo un’utopia, e che, con il supporto di media e politica, si può eliminare un competitor per via giudiziaria. Soprattutto se non si difende». Appunto. A chi fischiano le orecchie?