Ci sono aspetti anche curiosi in questo disastro della Juve: Blanc è costretto ad andare a difendersi in tv. L’effetto, l’avrà capito, è di aver fatto piazza pulita intorno accorpando in sé tutte le cariche. Il risultato si è aggrovigliato in discussioni tecniche che non gli sono congeniali (oltretutto in tv…) e l’impaccio è apparso tale da prendere una lezione anche da Massimo Mauro, che forse voleva lanciargli una ciambella di salvataggio. Sembrava un fuscello sballottato dal vento, tetragono (meglio testardo) nella difesa di un progetto diventato scatola vuota. Il popolo juventino è andato giù duro, e non gli si può dar torto di fronte a un fallimento esteso su tutta la linea e alle difficoltà che si intravedono per una inversione di tendenza. Chi dovrebbe sollevare la Juve? Gli stessi bollati di essere solo dilettanti allo sbaraglio, sprovveduti e digiuni di calcio, armata brancaleone e via andando? O Bettega che fino a qualche settimana fa, nel processo di Torino, era stato bollato da una querela contro ignoti come impiegato infedele, al pari del sottoscritto e di Giraudo, da chi adesso si trova nella “necessità” di richiamarlo? Sarà interessante, in proposito, vedere chi ha la faccia come… Ha ragione Mughini, le rovine discendono direttamente dal 2006, dalla strategia folle messa allora in atto dalla proprietà.\r\nChi vuole può rivedersi quel film, il club che scelse di non difendersi, di mettere quasi all’indice i suoi dirigenti per cancellarne il ricordo e la reputazione (obiettivi largamente falliti), che suggerì una sanzione d’infamia (la serie B) senza leggere le carte, così caricandosi tutti i mali di un’inchiesta farraginosa e quasi a senso unico, e ciò mentre tutte le altre squadre ne uscivano senza danni, semplicemente perché scelsero di difendersi.\r\nLa situazione di oggi è figlia di quelle scelte scellerate, e di certo è singolare che uno di quei dirigenti venga richiamato, per quella che sembra almeno nei suoi confronti, una tardiva resipiscenza. In estate, mentre tutti plaudivano e osannavano le operazioni di mercato, espressi tutte le mie perplessità, sia per quelle in arrivo, altrettanto per quelle in partenza. Mi domandavo, se ben ricordate, dove e quale fosse il progetto di squadra. E adesso, se la macchina consegnata a Ferrara si è rivelata solo una minicar, qualcosa significherà in termini di conta di responsabilità. Se proprio vogliamo, possiamo considerare i troppi infortuni, ma non bastano queste attenuanti a giustificare un tracollo come quello contro il Catania, e i tonfi che l’hanno preceduto. Vedremo – e sarà una prova suppletiva importante – se l’attuale management saprà far quadrato intorno alla squadra per restituirle quanto meno l’orgoglio e la forza smarrite. Di più ci vorrebbe chi, per miracolo, riuscisse a trasformare Melo e Diego dagli ectoplasma che sono diventati in copie similari all’originale, meglio se nei ruoli, che si dovevano capire, più adatti alle loro caratteristiche.\r\n(Luciano Moggi per Libero)