Il “dualismo” con la Champions, che sembra irretire la Juve, non è un problema per il Milan, che i suoi guai li ha già in campionato e dubitiamo che spariranno come d’incanto in coppa. Forse non è un piccolo Milan, ma di sicuro non è nè grande nè competitivo. Aiutarsi con le parole non aiuta quando il prodotto non regge. Non è prospettando un duello per lo scudetto che può farsi il miracolo, come pensa Galliani. È un Milan costruito male, senza una testa pensante, nessuno degli ultimi arrivati lo è, neanche De Jong, piu incontrista e quindi inadatto al ruolo. Si è aumentato il numero dei cursori e degli incontristi, manca la creatività. E non è neanche questione di budget a disposizione. Si poteva fare meglio anche con pochi soldi ma con giocatori più appropriati. Come di sicuro ha fatto l’Atalanta, dove esistono addirittura due teste pensanti, una sul campo, Cigarini, e l’altra dietro la scrivania, il DG Pier Paolo Marino. E Colantuono deve essersi ispirato al Milan di Ibra per metterlo al tappeto. Ricordate lo svedese che faceva da boa per gli altri, facendo segnare 11 gol a Nocerino e creando il mito Boateng? Il ruolo lo hanno interpretato in questa occasione i bergamaschi Denis e Cigarini, scambiandosi le parti, ed è stato l’ex Siviglia a decidere la partita. Qualcuno pare aver scelto il colpevole in Allegri, l’idea di un cambio attribuita a Berlusconi, noi non vediamo colpe nell’alle natore. Partito con una prospettiva si è trovato tra le mani un organico tagliato a fette, manchevole di uomini chiave, e con molti sovrappiù non all’altezza del Milan, da Mexes a Niang, a Bojan che aveva fatto poco già a Roma, Emanuelson poi dà sicuramente velocità ma di palloni ai compagni non ne dà mai, e il povero Pazzini isolato tra tanta compagnia non può fare di necessità virtù. Se questa è la matassa, è molto difficile sbrogliarla. Arriverà respiro dal ritorno degli acciaccati, ma l’anatroccolo non diventerà un cigno.
\r\nNon poteva mancare, poi, una stoccata all’allenatore meno decorato della storia del calcio, Zdenek Zeman:\r\n
A Roma Zeman ha battuto sé stesso in termini di disastro, partita saldamente in pugno ma finita alla malora. Il boemo accusa i giovani, non gli passa l’idea che le colpe possono essere sue (con due cambi sbagliati ha cambiato il volto della squadra: Lamela e Pjanic per Lopez e Marquinho), preso com’è dalle dichiarazioni da fare contro tizio e contro Caio. Meglio farebbe a pensare di più alla squadra, perché le idee di Zeman divertiranno pure, ma si divertono di più gli avversari, ultimo il Bologna.