Moggi: “Juve mia, non ti riconosco”
L’antipasto pomeridiano offerto da Cagliari e Napoli è stato scoppiettante, un calcio intenso, velocissimo: ottimo. Peccato che la portata principale della giornata non sia stata all’altezza. La Juve è stata inguardabile, addirittura ha mandato in panchina Secco e Maddaloni, proveniente dal settore giovanile: due presenze delle quali non si capisce l’utilità, forse messe lì per dar tardivamente sostegno a Ferrara. Un nuovo errore che si accoda alla politica sballata in atto da tempo.\r\nLa Signora ha lasciato Ferrara solo contro tutti, il Diavolo ha fatto l’esatto contrario con Leonardo: netto il contrasto di comportamenti tra i due club verso i propri allenatori in difficoltà. Il mister rossonero non è stato mai lasciato disarmato di fronte alla critica: sono infatti scesi in campo Galliani e lo stesso Berlusconi, nelle occasioni in cui ha potuto far conoscere il suo pensiero, non solo per Leo ma anche per Ronaldinho, che io stesso vedevo e vedo come una scommessa assai difficile.\r\nIl Milan ha tenuto duro, ha difeso uomini e modulo: ed ha avuto ragione. L’opposto della Juve: una difesa fragile e di ordinanza per il suo allenatore, evidentemente fatta per onor di firma. Queste cose la gente le capta, ma quel che è peggio le capta lo spogliatoio. Povera Juve, non sa uscire dai suoi equivoci e dalla sua scarsa esperienza sul campo con una dirigenza che sa fare solo proclami, ma non sa prendere decisioni.\r\nCalo progressivo\r\nNon dico che Ferrara sia esente da colpe (l’incertezza del modulo per esempio), ma le vere responsabilità vengono da lontano, da chi ha avallato scelte sbagliate (Melo). Ed errato, in qualche maniera, si rivela anche l’acquisto più celebrato di Diego, per il quale non si è capito ruolo e posizione da assegnare: il giocatore ovviamente ci ha messo del suo. Mettiamoci anche le cessioni sbagliate, il calo di rendimento di Amauri, insieme ad un infortunio pesante come quello di Iaquinta che, all’inizio, aveva tolto molte castagne dal fuoco.\r\nIl problema vero resta quello di un club che non sa difendere i suoi uomini e non ha ritenuto di stoppare neanche le voci di un interessamento a Mancini, dimostrando così di avere poca memoria: fu proprio l’ex allenatore dell’Inter ad anticipare (in forza di quali informazioni?) lo tsunami anti-Juve del 2006. L’aveva forse carpito in ambito Telecom, con Tronchetti Provera all’epoca presidente della società telefonica, e il Buora, con cariche elevate sia in Telecom che all’Inter. D’altra parte la Juve di oggi, ovvero i suoi azionisti di riferimento, imbarcarono con succose consulenze anche Guido Rossi, quello che trasmise in regalo uno scudetto all’Inter. Dunque non c’è memoria, e forse neanche pudore.\r\nUn suggerimento per Caressa, telecronista Sky: se ha visto un gran calcio, vuol dire che siamo in crisi profonda.\r\n(Luciano Moggi per Libero)