Prima era solo un sospetto (non per me), adesso è codificato. La verità viene dalla Francia, ed è forse per questo che monsieur Jean-Claude Blanc ha parlato in libertà, sciolto da vincoli che lo frenano quando è a Torino in corso Galileo Ferraris. L’intervista a Le Monde, sospesa tra giudizi poco benevoli sui giornalisti italiani e dosi agiografiche usate senza parsimonia dall’articolista sull’illustre interlocutore, dipana finalmente le verità di Calciopoli. Due anni prima che quegli avvenimenti scoppiassero, c’era stato chi li aveva indirizzati. «Era arrivato il momento di cambiare. Doveva esserci una frattura con il passato», le parole riferite ora da Blanc, apprese direttamente, come dice, da John Elkann, parole che andavano oltre il loro significato perché premessa di tutto quello che sarebbe successo per far fuori la triade. Due anni, non due mesi prima, il tempo sufficiente per costruire una manovra subdola che macchiò la storia e la gloria della Juve, perché la triade doveva essere fatta fuori con ignominia, calandole addosso la vergogna della B, potendo solo quell’onta distruggerne il lavoro e la reputazione (non è accaduto). \r\n\r\nPer arrivare all’obiettivo, la Juve decise di non difendersi ma di offrirsi disarmata alle decisioni di tribunali sportivi che anziché valutare i fatti si fecero sospingere dal sentimento popolare. Blatter ringraziò Montezemolo di aver fatto ritirare il ricorso al Tar, mentre tutti ricorderanno le parole di John Elkann, a 29esimo scudetto acquisito: «Siamo con lasquadra e l’allenatore». Complimenti! La verità svelata è stata colta con prontezza da Oliviero Beha che a queste vicende sul Tg3 ha sempre dedicato la sua puntuale attenzione, ed è stata vista nella sua interezza dai siti del tifo juventino. I media hanno titolato su altro, e siccome non posso pensare che ci sia in giro tanta ingenuità, il sospetto è che, davanti a ciò che non può essere taciuto, c’è chi prova a ingarbugliare carte e fatti. Blanc è stato bacchettato per aver detto che la B era stata «una straordinaria avventura» (bella forza, con quella squadra): una delle cose sbagliate, inutilmente corretta, dette dall’uno e trino presidente della Juve. Ma non è quella la notizia, e lo sottolineo per dare un contributo alla verità e per fare chiarezza su quell’orribile 2006, che ora sappiamo non venuto fuori a caso ma preparato e indirizzato nei suoi aspetti più gravi e più resistenti: la macchia della B resta purtroppo nella storia del club, laddove invece, altri, difendendosi, hanno evitato simile vergogna, e un club, grande rivale della Juve, trovò addirittura il modo di rimanere in Champions.\r\n\r\nQuanto e come potrà essere espiata la colpa da parte di coloro che non vollero difendere il club e in più suggerirono la B per fatti giudicati poi “lievi” dallo stesso management? Così il deposto Cobolli Gigli, ma ha lo stesso significato la rivendicazione di Blanc sui due scudetti scippati. È come la storia del coccodrillo che prima mangia i figli e poi piange. Estraggo qualche e-mail da JuveNews.net. Il tifoso Piero parla dell’incontro Elkann-Blanc a Marrakech il 31 dicembre 2004 e quello di tre mesi dopo a Parigi, commentando che «quindi da lungo tempo si lavorava/cospirava alle spalle della triade». Per Cry87 «se confessa che l’omicidio era super premeditato vuol dire che è convintissimo che mai nessuno lo sposterà da lì». Per Bilbao 77 «l’unica rottura col passato è che con la Triade si dettava legge in Italia e in Europa mentre adesso si fa ridere tutta l’Europa».\r\n\r\nVoglio bene a Bettega, con il quale ho diviso anni di lavoro, comprendo anche che nel ruolo di dirigente di ritorno si senta in dovere di pesare le parole nei confronti di chi lo ha richiamato e, in qualche maniera, cerchi di non dare occasioni di disturbo a coloro con cui deve ora operare. Ma la coerenza è un’altra cosa, e un’altra cosa sono i valori nei quali si è creduto e le offese, queste sì, troppo recenti per essere dimenticate. Nel processo per falso in bilancio (come per tante altre società, archiviato) ma non solo (tanto per chiarire a Franco Ordine del “Giornale” che si ostina a confondere le idee a chi le idee le ha già chiare) Bettega, come me e Giraudo, fu bollato dalla Juve con una querela contro ignoti per infedeltà patrimoniale, non proprio cosa da niente.\r\nLa Juve, pensando che il tribunale emettesse un verdetto di colpevolezza, aveva deciso di patteggiare, mettendo sul piatto la “bazzecola” di 70mila euro. Il tribunale decise per l’assoluzione perché il «fatto non sussiste» rigettando tra l’altro il patteggiamento della società. Vero è che la Juve sbagliò ancora una volta strategia, ma resta quell’etichetta “infedele”, che Bettega troppo in fretta ha dimenticato.\r\nD’altra parte già nelle sue prime parole, dopo l’investitura, Roberto parlò di «Blanc e colleghi con i quali aveva condiviso esperienze importanti (anche la sua defenestrazione del 2007?), «persone che in questi anni sono cresciute» (non sembra, a giudicare da come va la Juve), esprimendo infine «la fiducia nel lavoro fatto dalla società». C’è di più. Quando nella conferenza stampa ha parlato di Calciopoli, Bettega ha detto di non voler rinnegare nulla (i titoli dei giornali sono stati questi), ma aggiungendo poi testualmente «io credo che quei ragazzi gli scudetti li abbiano vinti sul campo».\r\nUna sottigliezza, perché sembra voler esprimere un concetto tutto diverso, che cioè lui non ne è affatto sicuro. Lui dov’era in quel tempo? Non condivideva tutto con il sottoscritto e Giraudo? Oppure stava con noi solo per condividere le vittorie? Più correttamente avrebbe dovuto dire «quegli scudetti sono stati vinti sul campo», senza quel «Io credo che». D’altra parte a chi gli ha ricordato «la svolta etica all’interno della Juve» di cui parlò John Elkann prima ancora dei processi sportivi, Bettega ha detto di «condividere quelle parole».\r\nGli auguro un proficuo lavoro, ma è evidente che su una poltrona, anche di ritorno, si cambi opinione troppo facilmente. Anche a un tifoso che si firma jurgen 84 su Juvenews.net non è piaciuta «la sfrontatezza di accettare l’incarico offertogli da chi ha distrutto la nostra storia, la nostra credibilità e il nostro futuro, alla faccia della coerenza. In questo mondo non ci sono più valori, conta solo il danaro».\r\n\r\nNon dimenticherò mai il giorno in cui incontrai Bettega, allora consulente della Juve, in un albergo di Milano: fuggì, quasi non rivolgendomi la parola, per paura che ciò venisse a conoscenza dei suoi attuali datori di lavoro, lui che «nel nostro passato juventino» ha fatto e condiviso il lavoro con il sottoscritto e con Giraudo, nulla escluso! Successivamente, l’ho ritrovato in tribunale a difendersi dalla querela fatta dalla Juve: lì era più loquace! E infine, caro Roberto, la telefonata ad Allegra e Andrea Agnelli per chiedere lumi su quello che dovevi fare (…si fa per dire), sapendo benissimo cosa ti avrebbero risposto, è una mossa ingenua: al momento della firma hai tradito la memoria sia del dottor Umberto Agnelli sia dell’Avvocato, perché, con loro in vita, niente sarebbe successo.\r\n\r\n(Luciano Moggi per Libero)