“Possiamo chiamarla cinica, aggettivo usato in molte salse, ma sarebbe forse riduttivo. La Juve di oggi, vista in Coppa, è di più, sfrontata, piacevole, da sogno come prova ad osare Conte, e con un’aggiunta: è una Juve che ha fatto ancora più piccolo un Milan che dimostra di passarsela male. Non è solo la Coppa che ha preso nettamente la strada di Torino, ma è un segnale indubbio per il campionato. Quel punto di differenza che tuttora separa bianconeri e rossoneri appare ristretto, sarebbe più espressivo il +4 che dovesse uscire da una Juve che facesse suo il recupero con il Parma. Il Milan appare in questo momento poca cosa, lento nei recuperi, macchinoso nelle ripartenze, senza idee e anima. È vero che mancano troppi uomini ad Allegri, ma un tale contraccolpo non si poteva prevedere, l’origine del gap non è nemmeno nell’emergenza del momento ma in alcune scelte compiute alla fine dello scorso campionato… Al contrario il momento è importante per la Juve, giusta la soddisfazione del presidente Agnelli e di Marotta, cui riconosciamo di aver saputo emendare scelte sbagliate dello scorso anno. Ma è proprio questo il momento in cui occorre tenere i piedi per terra: i successi di mezzo sono solo temporanei, danno fiducia ma non valgono di più. La ricetta è sempre quella ossessiva di Conte: lavoro, lavoro, lavoro. La stessa che trovò nella Juve di quando era calciatore. La Juve è a metà del cammino, forse anche oltre, ha tutte le possibilità, la rabbia agonistica e la fame per andare avanti facendo anche di meglio. Una stagione per certi versi inattesa per il suo svolgimento, segnata dal cammino mai incombente delle più vicine inseguitrici come Udinese e Lazio o il crollo dell’Inter e le lune incostanti della Roma e del Napoli. Tutti motivi in più per non distrarsi, anche domenica sera a Bologna. Poi per il titolo ci sarà la sfida decisiva del 25 febbraio col Milan, ancora a San Siro”.