Moggi: “Cobolli forse un giorno vuoterà il sacco”
Hanno fatto scalpore alcune dichiarazioni di Cobolli Gigli, nella sua prima intervista da ex presidente della Juve (ex o past, come lui preferisce, fa poca differenza). Il Cobolli riveduto (e corretto) rivendica 29 scudetti, spera nel processo di Napoli per vederne restituito uno, ma non è questo il punto che voglio sottolineare, quanto le idee chiare (a metà) che Cobolli finalmente mostra di avere sul processo sportivo del 2006. «Constato – dice – che la sentenza ha inibito per 5 anni Moggi e Giraudo. Secondo me, tutta una serie di fatti veniali hanno costituito un peccato mortale: non esiste prova dell’illecito». E poi: «La condanna mi è sempre sembrata eccessiva. L’abbiamo accettata, come si accetta un cattivo arbitraggio».\r\nSu questo argomento permettetemi due commenti. Uno arriva da “Juve News”: «Come mai Cobolli per la prima volta in tre anni difende apertamente l’operato della Triade? Non è che, per caso, quando lavorava alla Juve era soggetto ad ordini impartiti dall’alto?». L’altro, personale, sul punto non trattato in queste “confessioni” e cioè la mancata difesa (comandata da chi?) da parte della Juve, supinamente genuflessa ad accettare – e persino a suggerire – la condanna. Ed è risibile la spiegazione fornita dallo stesso Cobolli Gigli: «Decidemmo di lasciar perdere ogni rivalsa perché l’Uefa avrebbe giudicato la nostra decisione in modo punitivo. Fu sensato, non avessimo fatto così avremmo avuto l’ostracismo del mondo del calcio». A Cobolli debbo chiedere come possa conciliarsi questa presunta sensatezza con la convinzione che la sanzione sia stata eccessiva, a fronte di un illecito non provato (così dichiarato anche dal presidente della Corte) e, dunque, inesistente. Forse deve passare ancora un po’ di tempo perché Cobolli trovi il coraggio di dire quello che sa.\r\n(Luciano Moggi per Libero)