Il Napoli ha meritato; sarà vero che aveva più fame, ma è sembrato più convinto, come nelle serate di Champions: aggressivo e mai impaurito davanti ad avversari più blasonati e di maggior tasso tecnico. Mazzarri ha molti meriti, ha cominciato a vincere quando ha respinto l’idea di rinunciare a Lavezzi e quindi al modulo classico. Guarda caso il Pocho è quello che ha dato la svolta. Con lui, Hamsik e Cavani, i tre moschettieri (quattro con Pandev), hanno mandato in delirio Napoli: un traguardo storico, primo successo dopo l’era Maradona, primo titolo per De Laurentiis e per Mazzarri. Il patron è a volte indisponente (in senso buono) nelle esternazioni, ma è uno che i fatti li fa: dopo sette anni dal fallimento ha riportato Napoli nei salotti del calcio. Ma è proprio dopo questa vittoria, se fossimo in lui e nel pubblico napoletano, che ci sentiremmo insoddisfatti. Avevamo scritto che i partenopei avrebbero potuto competere per lo scudetto. La Coppa Italia ci ha rafforzato la convinzione: sono state spese troppe energie per la Champions dove non c’erano chance, praticando turn over senza logica già all’ini zio del campionato e perdendo regolarmente punti. Le lacrime di Lavezzi saranno state di gioia, ma anche di addio, magari dubbiose sulla decisione che prima di lui ha preso De Laurentiis: rinunciare cioè al Pocho e partire per un nuovo modulo. Lasciateci qualche perplessità: un meccanismo forte va puntellato, non rivoluzionato. De Laurentiis ha scelto diversamente, pare l’inizio del distacco dalla squadra costruita da Pierpaolo Marino. È stata la serata dell’addio anche per Del Piero. Il capitano di mille battaglie avrebbe voluto lasciare diversamente, ma la partita è stata strana, Vidal e Lichtsteiner a fare sfracelli, Caceres ed Estigarribia a disagio; a proposito, sarebbe opportuno, per chi snocciola le formazioni alla Rai, non chiamarli Caraces ed Estigarribba…\r\n\r\n