Miti e leggende urbane sulla Juventus: dal gol di Turone allo sfondamento di Ronaldo
Le cinque leggende metropolitane sugli arbitri e la Juventus, i falsi storici che hanno contribuito ad alimentare l’odio degli antijuventini
Mascherare i propri limiti gestionali e tecnici dietro gli arbitri, i complotti e la sfortuna è un’abitudine diffusa da sempre dalle nostre parti. Il nostro calcio è pieno di personaggini pronti a tirare in ballo perfino i cambiamenti climatici per giustificare una gestione fallimentare o un’annata gettata alle ortiche. Così, mentre la Juventus continua a vincere e prova a costruire una squadra ricca di talento e campioni, le altre stanno sempre dietro, a recriminare, a inventare polemiche invece che a progettare, investire, lavorare.
Con o senza il VAR la storia non è cambiata: chi insinuava e si rodeva il fegato prima lo fa ancora oggi, chi vinceva prima vince adesso e chi perdeva prima perde adesso.
Eppure, alla bisogna anche questa nuova tecnologia viene ogni tanto tirata in ballo per lamentarsi di qualche presunto torto subito in passato. Quante volte abbiamo sentito dire “ah, se all’epoca ci fosse stato il VAR avremmo vinto quella partita” oppure “se fosse stato usato come si deve, quel campionato era nostro”. Ma è davvero così? Assolutamente no, e per dimostrarlo ho voluto fare un gioco: prendere i cinque “casi” più pompati dai media e dagli antijuventini come “prove” dei presunti favori arbitrali ricevuti dalla Juventus, e analizzarli, assieme però al resto della partita incriminata o del torneo, con l’ausilio del VAR. A cominciare da quello più leggendario: “er go’ de Turone”.
Il Gol di Turone
10 maggio 1981, allo stadio Comunale di Torino va in scena la sfida scudetto tra Juventus e Roma. La partita viene ricordata per una rete annullata a Turone, difensore della Roma.
È la terzultima giornata del campionato 1980/81, un solo punto divide le due squadre che si sono date battaglia nel corso dell’intero torneo. Ai bianconeri starebbe bene anche un pari per mantenere le distanze invariate, mentre per i giallorossi c’è un unico risultato possibile, la vittoria. I realtà le due squadre si temono ed evitano di sbilanciarsi troppo. Paradossalmente è la Juventus ad avere le migliori occasioni per passare in vantaggio, anche dopo che rimane in dieci per l’espulsione di Beppe Furino a venticinque minuti dal termine. E già qui ci sarebbe da discutere: se un arbitro vuole favorire una squadra, gli butta fuori un giocatore? Ad ogni modo, pochi minuti più tardi arriva l’episodio che cambierà per sempre la storia delle sfide tra Juventus e Roma. È il 74′, lancio lungo verso l’area bianconera, il pallone arriva a Pruzzo che di testa fa la sponda verso l’accorrente Turone, che in tuffo anticipa un compagno e i difensori e mette la palla in rete. L’arbitro Bergamo indica il cerchio di centrocampo, ma poi si blocca perché nota il guardalinee con la bandierina alzata. Per quest’ultimo il difensore romanista è in fuorigioco e dunque il gol viene annullato. È il caos: non esiste internet, non ci sono i social, ma bastano la vecchia TV del periodo e una moviola abilmente taroccata, come rivelerà anni dopo Carlo Sassi – “La redazione romana della Rai truccò la moviola: il difensore giallorosso era in palese fuorigioco, e l’arbitro giustamente annullò il gol” – per scatenare un’ondata di indignazione popolare contro la società bianconera. Se ci fosse stato il VAR la fondatezza della decisione dell’arbitro si sarebbe subito potuta verificare sul campo e chiuderla, forse, lì. Insomma, “er go’ de Turone”, l’evento simbolo per milioni di clienti della Maalox delle ruberie juventine è FALSO, non esiste!
Il gol di Cannavaro
7 maggio 2000, penultima di campionato, a Torino la capolista Juventus sfida il Parma, con l’obiettivo di vincere e tenere a distanza la Lazio seconda in classifica. Gli antijuventini ricordano il gol annullato al parmense Cannavaro.
La Vecchia Signora, che si gioca lo scudetto contro la Lazio di Cragnotti, allo scadere della gara è in vantaggio per 1-0 sugli emiliani grazie a un gol di Del Piero. Ma c’è un corner per il Parma: cross di Amoroso, palla in area e gol di testa di Fabio Cannavaro, allora difensore dei gialloblù. Mentre il pallone era ancora in aria, l’arbitro, Massimo De Santis, vede e fischia però una trattenuta del parmense Stanic sullo juventino Kovacevic, quindi la rete non viene convalidata. Si scatena il caos, soprattutto, come sempre, fuori dal campo dove i media, specie quelli romani, fanno a gara a chi la spara più grossa contro il “potere” bianconero e un campionato falsato da quella decisione. La Lazio, che segue i bianconeri, con quel risultato resta infatti due punti dietro ai rivali a una giornata dal termine. Cosa sarebbe cambiato se ci fosse stato il VAR? Nulla! Perché, riguardando, l’azione da dove nasce la rete del pareggio parmense è irregolare: il calcio d’angolo, infatti, non doveva essere assegnato, visto che a mettere la palla sul fondo è un calciatore gialloblù. Non solo: non si può parlare di gol annullato visto che l’arbitro ha fischiato un fallo prima che la palla finisse alle spalle di Van Der Sar. Dunque anche in questo caso il tanto reclamizzato VAR avrebbe dato ragione alla Juventus.
A proposito, quella Juventus aveva talmente potere che all’andata subì proprio dal Parma un pareggio con un gol di Crespo in netto fuorigioco, e perse in casa lo scontro diretto con la Lazio all’undicesima di ritorno di Serie A grazie a un arbitraggio scandaloso, che permise ai biancocelesti di picchiare come fabbri, non cacciando dal campo un Almeyda ammonito e autore di una serie di fallacci anche da dietro, non concedendo un molto probabile rigore per fallo su Inzaghi e espellendo invece Ferrara per una doppia ammonizione apparsa a tutti eccessiva. E, ancora, da farsi fregare un campionato nell’acquitrino di Perugia, quando, regolamento alla mano, la partita sarebbe dovuta essere sospesa e ripetuta in un altro giorno.
Un cecchino abbatte Ronaldo
26 Aprile 1998, allo stadio Delle Alpi di Torino va in scena la sfida tra Juventus e Inter. È l’anno che i media faranno passare alla storia come quello del “mancato rigore su Ronaldo”.
Mancano quattro giornate al termine del campionato di Serie A 1997/98. La Juventus è prima in classifica con un punto di vantaggio sulla rivale nerazzurra. La squadra allenata da Simoni deve vincere per fermare i bianconeri e scavalcarli in classifica. Ma come accaduto per quasi tutto il torneo, anziché giocarsela la sua Inter si arrocca in difesa sperando nel contropiede e in una giocata del suo fenomeno, Ronaldo. La Juve controlla la gara fino a quando la sblocca nel primo tempo con Alex Del Piero. I milanesi sembrano risentire il colpo, e di fatto non si rendono quasi mai pericolosi. Ma a una ventina di minuti dalla fine, sul risultato di 1-0 a favore della Juventus, accade l’imponderabile: un pallone verso l’area juventina dopo un rimpallo, con la sfera che schizza in avanti dopo una svirgolata di Birindelli e Zamorano. Sulla palla si avventano Iuliano e Ronaldo. Il difensore juventino arriva primo, però manca il pallone, mentre il brasiliano giunge come un treno e gli finisce addosso, crollando a terra come morto con un movimento ancora oggi inspiegabile perfino per un premio Nobel per la fisica. Qualcuno pensa addirittura che sia stato abbattuto da un cecchino. L’arbitro Ceccarini, comunque, ignora il contatto e per chi ha fatto del pianto e della recriminazione una forma d’arte e una ragione di vita il piatto è servito. Ma cosa sarebbe accaduto col VAR? Per l’arbitro si è trattato di uno scontro fortuito, per cui difficilmente avrebbe cambiato opinione, come lui stesso ha dichiarato molti anni dopo. Altrimenti c’erano due possibilità: o fischiare fallo di sfondamento di Ronaldo, visto che è lui che va contro il difensore juventino, oppure fallo d’ostruzione di Iuliano, che per regolamento può essere punito con una punizione a due! Quindi anche questo del “rigore” di Ronaldo è fantascienza, una leggenda inventata dai soliti noti.
Ma se anche Ceccarini avesse regalato un rigore all’Inter e questi fosse stato trasformato, in quale universo parallelo sarebbe valso doppio? Sarebbe stata la rete del pareggio e quindi la squadra di Simoni, guarda caso poi esonerato l’anno dopo, sarebbe rimasta sempre a -1 dalla capolista Juventus. E poi, dove sta scritto che un penalty equivale a un gol certo? Inoltre, se vogliamo essere pignoli, cosa avrebbe “deciso” il VAR nella gara di andata, vinta 1-0 dal’Inter, quando alla Juventus annullarono una rete regolare a Pippo Inzaghi, a cui negarono pure un rigore clamoroso per un fallo da wrestler di Taribo West?
Pugni, pupe e… Mexes: il gol di Muntari
25 febbraio 2012, a San Siro si gioca Milan-Juventus, un’altra classica del nostro calcio. I rossoneri sono primi in classifica, avanti di un punto, mentre i bianconeri sperano nel sorpasso. La partita è famosa per il “gol di Muntari”.
La partita è famosa per la “nascita” di un altro clamoroso falso storico, quello del gol di Muntari. Falso non perché la rete effettivamente non ci sia stata, ma per come hanno montato un caso ignorando una serie di errori arbitrali che in quella gara penalizzarono i bianconeri. Ma procediamo con ordine: sull’1-0 per il Milan, c’è un calcio d’angolo in favore dei rossoneri. Dal cross scaturisce un colpo di testa da parte di Muntari con la palla che sorpassa nettamente la linea prima che Buffon riesca a intervenire. L’arbitro, però, il signor Paolo Tagliavento, non se ne avvede e lascia giocare. Se ci fosse stato il VAR avrebbe di certo convalidato la rete del Milan, oggettivamente regolare. Ma come sempre, se si parla di quella gara e di errori arbitrali, bisogna farlo a 360 gradi, e non solo su un episodio che fa comodo. E allora, sempre grazie al VAR, i rossoneri sarebbero dovuti rimanere in dieci uomini dopo appena una manciata di minuti sullo 0-0, per un pugno a palla lontana di Mexes a Matri. Da rosso diretto anche un fallo dello stesso Muntari: coi rossoneri in nove uomini e senza proprio l’autore della rete fantasma incriminata, non sarebbe stata un’altra partita? Per
non parlare della rete regolare annullata a Matri al 78’, prima che questi segnasse poi l’1-1 finale. Se l’arbitro voleva essere di parte, perché non espellere almeno un rossonero o convalidare anche il primo dei due gol del bomber bianconero?
In realtà il Milan fallì quella stagione sbagliando praticamente tutto dopo quella gara, al termine della quale conservava comunque un punto di vantaggio sui bianconeri. Anzi, alla vigilia della 30ma giornata, i rossoneri avevano addirittura quattro punti di vantaggio e un calendario sulla carta più facile. Ma la squadra di Allegri era ormai sulle gambe, tant’è che nei turni successivi perderà parecchi punti, pareggiando per esempio col Catania o perdendo in casa al 90’ con una Fiorentina molle.
Il Pjanic sull’oceano e un Hotel da incubo
28 aprile 2018, allo stadio Meazza di San Siro va in scena la sfida tra Inter e Juventus. Gli antijuventini, specie sponda Napoli, recriminano per una mancata espulsione di Pjanic.
Serie A 2017/18 16ma di ritorno: i bianconeri, che vengono dalla sconfitta interna nello scontro diretto col Napoli, hanno bisogno di vincere per cercare di mantenere viva la corsa scudetto e non mollare a poche giornate dalla fine. Pronti-via, e la Juventus parte subito all’attacco mettendo in difficoltà l’Inter. Al 13’ Douglas Costa porta in vantaggio i bianconeri. Pochi minuti dopo, l’interista Vecino decide di imitare Materazzi e di lasciare la sua impronta di piede su un avversario: la vittima è Mandzukic al quale buca letteralmente lo stinco. Giusta quindi la sua espulsione, tra l’altro grazie al contributo del VAR. Con i nerazzurri in dieci, la Juventus raddoppia nel finale di primo tempo: assist di petto di Khedira, Higuain va a vuoto, arriva Matuidi che insacca. Ma la rete viene giustamente annullata per fuorigioco del francese. Il replay mostra però il perché Higuain non arriva sulla sfera: Skriniar lo mette giù con un clamoroso fallo da rigore! Fosse intervenuto il VAR sarebbe stato penalty. A inizio ripresa, sempre sull’1-0 per la Juventus, c’è un altro rigore negato alla Juve: doppio fallo su Matuidi, che viene prima sgambettato e sbilanciato dal solito Skriniar, poi messo giù con una combo braccio-pedata da Cancelo, all’epoca terzino interista. Sono due episodi che avrebbero potuto portare la Juve almeno sullo 0-2 e tutti a casa. Se l’arbitro avesse voluto aiutare la Juventus, perché non concedere almeno uno dei due rigori netti?
Per la cronaca, in inferiorità numerica l’Inter era in vantaggio per 2-1, stava controllando la gara e si era perfino mangiata il gol del 3-1 prima che Spalletti decidesse di mettere in campo Santon al posto di Icardi, vera e propria spina nel fianco fino a quel momento per la Vecchia Signora, stravolgendo una squadra che poi sarebbe andata in tilt subendo due reti e perdendo la gara nel finale. Il Napoli, dal canto suo, si farà travolgere dalla Fiorentina appena pochi giorni dopo e dimostrando la poca maturità di molti suoi atleti a giocare e a competere a certi livelli.
Quindi, come vedete, si parla da sempre del nulla. Di miti, leggende farlocche create ad arte da chi vive in maniera malsana le sconfitte della propria squadra e le vittorie dei bianconeri, anziché rassegnarsi alla realtà dei fatti. Perché, VAR o non VAR, come diceva qualcuno, la Juventus continuerà sì a rubare, ma i vostri sogni!