Michel Platini rieletto presidente dell’UEFA. Abete sarà suo Vice
L’incoronazione non poteva essere più trionfale. Parigi, l’opulento Grand Palais, il sole che filtra e illumina la sala e il congresso Uefa che rielegge Michel Platini per acclamazione: con una standing ovation.\r\nLui, sempre più Roi, si beve l’omaggio. Un accenno di commozione, un saluto alla famiglia schierata in prima fila, tanti grazie e molta soddisfazione: «A volte un centinaio di applausi si fa sentire più di 45 mila persone che battono le mani al Parco dei Principi» ed è più che riconoscenza per il secondo mandato arrivato senza opposizione. È la consapevolezza che la sua carriera da dirigente entra in una nuova fase e che il successo da grande capo ormai è pari a quello del grande calciatore. Ha impugnato lo scettro e annuncia la rivoluzione.\r\nLa sala si inchina e ascolta i progetti a venire. Tanti, rapidi con una data chiave intorno a cui far girare il futuro: 2014. Non è solo l’inizio del fair play finanziario che dovrebbe tenere lontano dall’Europa squadre con bilanci fuori controllo, è il debutto del possibile calendario Platini. L’Uefa lo sottoporrà alla Fifa a dicembre «e già so che ognuno avrà da ridire, perché è così quando tocchi le certezze, però che si stravolga tutto o non si muova una giornata di campionato bisogna iniziare a proteggere le nazionali». Il controllo dei conti (si tratta di azzerare un debito complessivo che supera il miliardo) è la sua crociata, ma la nuova frontiera è un’altra: «Agli ultimi Mondiali mi sono accorto che i calciatori preferiscono giocare la finale di Champions League che rappresentare il proprio Paese nella manifestazione più importante che c’è. Inaccettabile». Ha già preparato un piano per la gestione dei diritti tv collettivi, ha coinvolto tutte e 53 le federazioni e vuole tirar fuori dalla stagione dei mesi dedicati solo ai ct: stage, preparazione, qualifiche e tornei, tutto in date prestabilite «il che ci condurrebbe anche serenamente al Mondiale invernale in Qatar». E non è un caso che i suoi pensieri arrivino fino al 2022.\r\nAltri quattro anni in Uefa, ovvero una intera reggenza Fifa al termine della quale Blatter ha promesso di non ripresentarsi (fateglielo firmare) e la successione diventa un’ambizione possibile. «Se mi presenterò? Chiedetemelo tra tre anni». In mezzo c’è un’altra elezione che non lo coinvolge ma lo testa. A giugno si decide il presidente Fifa, da una parte il super favorito Joseph Blatter e dall’altra Mohammed Bin Hammam, l’outsider. Platini sta in mezzo e già usa la diplomazia in modo molto più raffinato perché sa che a seconda di come si muove in mezzo alla contesa oggi, sarà giudicato domani. Quando toccherà a lui. «Un tempo avrei detto la mia di getto, ma ormai non rappresento più solo me stesso, parlo per l’Europa del calcio e non posso dare pareri con leggerezza». Dovrà dare i voti comunque e si trova a scegliere tra chi l’ha aiutato a diventare presidente la prima volta e chi ha già ottenuto l’appoggio di molti europei stanchi della gestione Blatter (Inghilterra in testa), attento a non deludere i futuri elettori.\r\nIl suo mandato si gioca tra il desiderio di essere un vero innovatore («Non mi farò spaventare dai grandi club») e la lenta metamorfosi verso il ruolo del politico puro. Lo hanno acclamato, non vuol dire che lo sosteranno sempre. Per adesso l’Uefa sta a guardare, contenta di avere un presidente potente, anzi re, e curiosa di capire se vincerà l’estro o il mestiere. Quello nuovo.\r\n\r\nCredits: La Stampa\r\nFracassi Enrico