Domani, mercoledì 25 marzo, finisce ufficialmente il periodo di 14 giorni di isolamento volontario cui si sono sottoposti 121 dipendenti della Juventus, tra cui tutti i giocatori della rosa bianconera e i vari staff. Dovrebbe finire sostanzialmente il calvario di Daniele Rugani, ma non quello di Paulo Dybala e Blaise Matuidi, le cui positività al coronavirus sono emerse a distanza di qualche giorno da quella del difensore della Vecchia Signora. Tutti e tre, comunque, si dovranno sottoporre ad un secondo tampone che dovrà confermare se il periodo di isolamento sia stato sufficiente alla completa guarigione. In caso di test ancora positivo, la loro quarantena si prolungherà inevitabilmente.
Per Rugani il tampone sarà pressoché immediato, mentre per Matuidi bisognerà attendere il 31 marzo, per Dybala il 4 aprile. Per tutti gli altri valgono le limitazioni imposte dal governo e dalle autorità locali per tutti i cittadini: divieto di uscita se non per situazioni di necessità estrema. In stretto contatto con lo staff di Maurizio Sarri, i calciatori della Juventus continueranno nei prossimi giorni ad allenarsi in casa, in attesa di sapere se e quando gli allenamenti riprenderanno davvero. I club di Serie A avrebbero trovato un’intesa di massima su una ripresa dopo il 3 aprile, ovvero la data fissata dal governo per la fine delle prime limitazioni.
Quasi certamente, però, il periodo restrittivo sarà prolungato, ragion per cui difficilmente dal 4 aprile ci si potrà nuovamente allenare. Si spiegano così i permessi concessi dalla Juve ai vari Ronaldo, Higuain, Pjanic, Douglas Costa e Khedira, tornati dalle proprie famiglie all’estero (al ritorno dovranno osservare altri 14 giorni di isolamento), ma anche dall’Inter a Brozovic e i sudamericani. Solo che nel caso dei nerazzurri la decisione non ha sollevato le stesse polemiche di cui si è letto per i bianconeri.