Editoriali

Massimiliano Allegri, il ritorno di un cavallo vincente

Via dalla Juventus due anni fa da vincitore, ora ritorna per continuare a vincere

Soltanto una lunga storia d’amore temporaneamente interrotta quella fra Massimiliano Allegri e la Juventus, quasi come fosse scritto nel destino. Due anni fa, via da Torino (vincente e a testa altissima!) soprattutto per volere di Fabio Paratici e Pavel Nedved, che entrambi hanno sostituito con l’emblema dell’anti-Juve per antonomasia: il nicotinomane Maurizio Sarri. Fabio Paratici, nel frattempo, non è più il direttore sportivo della Vecchia Signora, causa proprio il ritorno dell’allenatore labronico sulla panchina bianconera. Mentre Pavel Nedved è rimasto a ricoprire il ruolo di vicepresidente ma, con ogni probabilità, esautorato dal potere decisionale in particolar modo sul fronte mercato. Per la gioia di Andrea Agnelli, su tutti, profondamente legato al tecnico livornese da un rapporto fraterno, la scelta di (ri)puntare sul mister toscano sta già dando adito a discussioni e dividendo l’opinione di addetti ai lavori e tifosi. Già, perché c’è chi esulta per questo secondo matrimonio, chi invece sputa sentenze ancor prima di (ri)vederlo all’opera. Ma tutto ciò, purtroppo, fa parte del gioco, come solitamente si dice in questi casi.

Il nuovo ruolo di Allegri nella Juventus

A differenza della stagione 2014-2015, Max Allegri godrà di pieni poteri, ovviamente affiancato dal nuovo direttore sportivo Federico Cherubini, in termini di scelte legate al mercato, un po’ come l’Alex Ferguson (grandissimo estimatore dell’allenatore bianconero) del Manchester United. Avrà la possibilità di scegliere i calciatori, cercando di plasmare l’organico a sua immagine e somiglianza, esattamente come un vero e proprio manager “all’inglese”. Questo consentirà all’ex tecnico del Milan di valutare con una certa oculatezza le caratteristiche tecniche, tattiche e fisiche dei giocatori che saranno acquistati in sede di calciomercato, in modo tale da allestire una rosa all’altezza della situazione e in grado di competere su tre fronti: campionato, Champions League e Coppa Italia.

Quanto invece alle questioni strettamente legate al campo, il suo primo compito sarà quello di migliorare sensibilmente la fase difensiva, che con lui alla guida vedeva una difesa quasi imperforabile, tetragona, figlia di una lodevole organizzazione della fase di non possesso. Mentre quest’anno, con Andrea Pirlo in sella, che comunque ha lasciato la Juve con due trofei all’attivo (Supercoppa Italiana e Coppa Italia), senza mai aver allenato prima nemmeno all’oratorio di Flero, i Bianconeri (solo in Serie A) hanno incassato 38 reti, una media esatta di un gol a partita, pur risultando la seconda miglior difesa del campionato subito dopo l’Inter (35 gol subiti). Un trend, questo, decisamente negativo rispetto alla storia recente della Juventus, eccezion fatta per quella allenata da Sarri, che nell’annata 2019-2020 ha subito 43 reti in trentotto gare di Seria A, attestandosi soltanto come la terza miglior retroguardia, riuscendo così nella titanica impresa, a livello statistico, di fare peggio del neopatentato Pirlo.

Poi, guardando dalla cintola in su, Max Allegri sembrerebbe intenzionato ad andare all-in su Kulusevski, Chiesa e, soprattutto, su Paulo Dybala, che sarà posto al centro del nuovo progetto tecnico-tattico del rientrante mister. Al momento, però, ciò che conta davvero è il ritorno di un allenatore che, nei dieci anni consecutivi in cui la Juventus ha alzato al cielo diciannove trofei, undici titoli in cinque stagioni di fila portano la sua firma. Vincere nello sport, così come nel calcio, non è un dettaglio. Dunque, «spiaze» per i detrattori, per tutti coloro che oggi sono in preda alla disperazione più totale, manco fosse arrivato un Delneri o uno Zaccheroni qualunque. La realtà, al contrario, è che alla Continassa è (ri)tornato un cavallo vincente, un tecnico che ha già scritto pagine indelebili della storia bianconera. E che ora, più che mai, è pronto a scriverne altre, come da tradizione di questo glorioso club. Bentornato in famiglia, Max!

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Pubblicato da
Stefano Dentice