Marotta: “Isco e Oscar non li prenderemo mai”

Giuseppe Marotta, dg e ad dell’area sport Juventus, ha rilasciato una lunga intervista a ‘Quotidiano Sportivo’: è stata l’occasione, per il dirigente bianconero, di fare il punto sul mercato all’indomani del grave infortunio occorso a Sami Khedira (si parla addirittura di due mesi di stop). Un infortunio che ha cambiato le priorità dei campioni d’Italia, non più alla ricerca di un trequartista, bensì di una mezzala: “Trequartista? Siamo alla ricerca numericamente di un centrocampista – ammette Marotta – , non di specifiche qualità, in un contesto di settore molto eclettico che annovera Pogba, Marchisio, Khedira, Pereyra. Dybala potrebbe fare il trequartista. Isco e Oscar sono due giocatori non stellari, ma farebbero al caso della Juve, purtroppo non sono nostri, non li prenderemo mai. Futuro Pogba? Nel calcio moderno la decisione dei calciatori è fondamentale, Tevez docet. E’ scontato che noi lo vorremmo tenere fino a quando smette di giocare, non possiamo permetterci di fare pazzie in termini di stipendi, alcuni club possono garantirgli il doppio“.\r\n\r\nDa quando Marotta è alla Juventus, i bianconeri hanno sempre puntato su uno zoccolo duro della squadra di italiani:\r\n

E’ un plusvalore. La nostra proprietà è italiana, noi siamo italiani, avendo giocatori italiani, bravi e lo sottolineo tre volte, è più facile arrivare a vincere lo scudetto. Sanno quanto è importante – prosegue – , come si fa, quanto è importante indossare la maglia della Juve. Aiutiamo la nazionale. Bonucci è arrivato che era un ragazzino, oggi è un autorevole giocatore della Juve e della nazionale. Gli italiani sono molto più legati alla maglia degli stranieri, prendete il caso di Tevez. E’ impensabile che un giocatore di quella caratura ci dica voglio tornare a casa. Se lo fa Bonucci, da Torino va a Viterbo (risata, ndr).

\r\nAlla Juve dal 2010, in cinque anni Beppe Marotta ha contribuito sensibilmente al ritorno in alto della Juventus: quattro scudetti, due Supercoppe, la decima Coppa Italia e una finale di Champions… scusate se è poco.\r\n

Il mio arrivo alla Juve? E’ stato il coronamento di un lungo e duro lavoro durato decenni. Sono un uomo di provincia. Che viene dalla gavetta. Alla Juve dovevo arrivare un anno prima rispetto alla primavera del 2010. Per una mia valutazione sono rimasto alla Samp, avevo un debito di riconoscenza verso Riccardo Garrone. L’avvento di Andrea Agnelli – conclude – è stato decisivo.