Tre stagioni in bianconero, 58 presenze e 6 reti in totale. Enzo Maresca è rimasto nel cuore del popolo juventino per quelle corna nel derby della Mole che rimane ancora una “emozione unica, il mio primo in A con la Juve”. Una gioia incontenibile che si tramuta in vero e proprio godimento. Il vero delirio però per il mastino di Pontecagnano è stato “Il 5 maggio, qualcosa di indescrivibile. Che giornata…”. Raggiunto in esclusiva a Malaga, l’ex centrocampista del Siviglia parla della “sua” Juve, definendo il suo ex compagno di squadra, Antonio Conte, “Un vincente. L’uomo giusto per tornare ai vertici”.\r\n\r\nEnzo, la tua carriera professionistica inizia in Inghilterra nel West Bromwich Albion. Cosa ti ha spinto a fare questa scelta?\r\nAppena ho ricevuto la proposta ci ho pensato un attimo e poi ho subito accettato. Mi attirava il calcio inglese, la possibilità di imparare una nuova lingua e fare un’esperienza diversa dalle altre. La considero positiva sotto tutti i punti di vista, ti aiuta a crescere soprattutto a livello mentale.\r\n\r\nApprodi alla Juventus a soli diciannove anni. Diciamo che hai fatto un bel salto avanti, c’è qualcuno che ti ha richiesto espressamente?\r\nQuando sono arrivato a Torino c’era lo staff di Ancelotti. E’ stato lui a volermi. C’è sempre stato scetticismo in Italia nei confronti dei giovani ma ero già pronto alle pressioni. Non ho fatto molta fatica ad ambientarmi, in tal senso l’avventura oltremanica ha pesato molto.\r\n\r\nA proposito di Ancelotti, in bianconero sei stato allenato da lui e Lippi. Che differenze hai notato?\r\nAncelotti lavora molto sul campo, dialoga spesso con i giocatori. E’ un perfetto aziendalista. Lippi invece è un grande motivatore, riesce a tirare fuori il massimo da ogni elemento a disposizione della rosa. Ti fa sentire importante anche quando non scendi in campo. Tra i due non saprei chi scegliere, sono tra i più vincenti di sempre, sinceramente faccio fatica.\r\n\r\nQual è stato il tuo momento più bello con la maglia della Signora? I tifosi ancora oggi ti ricordano per quell’esultanza particolare nel derby con il Toro…\r\nE’ stata un’emozione unica, il mio primo gol in A con la Juventus. C’è stato un cross dalla destra di Thuram e io l’ho girata in rete di testa, nell’angolo dove Bucci non poteva proprio arrivare. In quei momenti incredibili perdi lucidità in particolare nelle esultanze. Non darei però troppa importanza al modo in cui ho esultato, è stata diversa dalle altre è vero ma il mio momento più bello è stato un altro, si chiama 5 maggio. Qualcosa di indescrivibile, una giornata fantastica. Gli addetti ai lavori ci davano ormai per spacciati, ma noi non abbiamo mai mollato. Ci abbiamo sempre creduto e siamo stati premiati. Poi soffiare lo scudetto all’Inter è stato ancora più bello.\r\n\r\n\r\nLasci definitivamente Torino nel 2004 per approdare alla Fiorentina. Ti sei sentito un po’ scaricato?\r\nAssolutamente no. Ho sempre rispettato le scelte societarie. Se fossi rimasto in Italia non avrei conquistato certi trofei internazionali come l’Europa League, la Supercoppa Europea e altri titoli nazionali di Spagna con il Siviglia. Quella di emigrare nuovamente all’estero è stata una scelta azzeccata, lì ho costruito le mie fortune.\r\n\r\nParliamo ora dell’ennesima stagione fallimentare della “tua” Signora, appena conclusa. Ti aspettavi di vederla così in basso?\r\nFa sempre un certo effetto, fuori i confini nazionali, vedere una squadra come la Juve in determinate posizioni. E’ stata un’annata storta, le responsabilità vanno divise equamente tra tutte le componenti. Si vince e si perde insieme, nel calcio è sempre stato così. Sicuramente molti giocatori hanno reso al di sotto delle loro potenzialità, ma vivendo in un altro contesto è difficile capire le problematiche. Bisogna vivere quotidianamente la realtà all’interno dello spogliatoio per avere delle risposte plausibili.\r\n\r\nCome giudichi l’operato di Marotta e Paratici, avresti agito allo stesso modo sul mercato?\r\nNon giudico mai l’operato dei miei colleghi, figuriamoci quello dei direttori sportivi. Dico solo che la maglia bianconera pesa tantissimo e non basta avere grandi doti tecniche per fare la differenza. Devi sempre puntare al massimo, anche se arrivi secondo per il tifoso è una sconfitta. Ci vogliono giocatori che abbiano la mentalità vincente e uno spirito da gregari, gente che abbia veramente tanta fame e voglia di vincere, i cosiddetti leader. Io ho giocato accanto a Conte, Davids, Ferrara, Montero, non so se mi spiego.\r\n\r\nSono arrivati tre giocatori a parametro zero, Pirlo, Ziegler e Pazienza. A breve è atteso l’annuncio di Inler. Considerata la presenza in rosa anche di Marchisio, possiamo dire che sta nascendo finalmente un centrocampo da scudetto?\r\nIndubbiamente sì. Una coppia Pirlo-Inler sarebbe invidiata da tutti. Si integrano alla perfezione, sono complementari. L’ideale per avere dalla propria parte il pallino del gioco. E non dimentichiamoci di Marchisio, altro elemento di qualità. Con loro il centrocampo è a posto, non deve temere alcun tipo di confronto.\r\n\r\nGiocando in Spagna conosci bene sia Aguero che Higuaìn. Tra i possibili top player si fanno anche i nomi di Tevez e Sanchez. Chi consiglieresti alla dirigenza?\r\nSono tutti giocatori di altissimo livello, di grande qualità. Aguero e Higuaìn li conosco bene, farebbero la differenza ovunque. Di sicuro affidamento, maturi tatticamente, pronti per il calcio italiano. Non avrebbero nessun problema di ambientamento. Per compiere il definitivo salto di qualità servono i campioni che da un momento all’altro rovesciano gli equilibri di un incontro. I nomi che ho sentito vanno bene.\r\n\r\nPeccato che fino ad ora siano serviti solo a riempire le pagine dei giornali… Che nostalgia canaglia di Luciano Moggi si direbbe in questi casi. Cosa ha rappresentato per te il Direttore?\r\nSemplicemente il Direttore, uno dei più grandi competenti di calcio. Ognuno di noi svolgeva il suo compito cercando di ottenere sempre il massimo nel rispetto dei ruoli.\r\n\r\nChe idea ti sei fatto di Farsopoli, pensi sia stata tutta una montatura in base a quello che sta venendo fuori dal processo di Napoli?\r\nDico solo che la Juventus ha sempre vinto sul campo perché era la più forte. Non aveva bisogno di aiuti. Il resto non mi interessa. Capello aveva nelle mani uno squadrone, un dei team più forti di tutti i tempi.\r\n\r\nToglici una curiosità. E’ vero che nel periodo di Ranieri sei stato vicino al ritorno sotto la Mole?\r\nCi sono state alcune voci, ma di concreto nulla. Se mi avessero voluto, mi avrebbero preso. Personalmente non mi ha contattato nessuno. La realtà è questa.\r\n\r\nAndrea Agnelli ha promesso che riporterà la società ai vertici, nel posto che gli compete. Hai fiducia nel suo progetto?\r\nAndrea farà bene, è molto ambizioso, vive con grande passione questa avventura e presto si vedranno i risultati. Riporterà la società ai vertici del calcio mondiale, ci vuole tempo ma sono fiducioso. Per la Famiglia Agnelli la Juventus è qualcosa di più di una semplice squadra di calcio.\r\n\r\nAntonio Conte finalmente ha realizzato il suo sogno. Scelta giusta o avresti puntato su un allenatore più esperto, dato il rischio di bruciare un’altra bandiera dopo Ferrara?\r\nAntonio è un vincente. Era già un allenatore in campo, come compagno di squadra percepivi già che avrebbe intrapreso quella carriera. E’ l’uomo giusto, ha tanta fame e voglia di emergere. La gavetta l’ha fatta e ora merita questa chance. E’ un leader nato, incarna perfettamente i valori dell’universo bianconero. Hanno fatto la scelta migliore. Ciro purtroppo è stato sfortunato, non ha avuto grandi colpe. Diciamo che si è trovato in un momento sbagliato, ma il suo valore non si discute.\r\n\r\nCredits: CalcioGP