Marcello Lippi categorico: “non farò più l’allenatore”

Quando si dice non è questione di assetti, ma di piedi. Prendete quelli di Mauro German Camoranesi. Lo dice anche lui: «Secondo me gli schemi di gioco contano il giusto – attacca appena uscito dallo stadio Ramat Gan, dove ha appena steso il Maccabi -, piuttosto pesa la qualità dei giocatori che hai». E la Juve, secondo l’italo-argentino, ne ha assunti: «Pensiamo più a giocare rispetto agli ultimi anni – continua – e credo che stiamo lavorando bene anche se un po’ stiamo cercando la nostra identità. Ma se siamo anche più forti chiedetemelo solo a fine campionato». Bisognerà vincere qualcosa, insomma: «E lo possiamo fare, penso di sì. O almeno andiamo in campo per questo. Dobbiamo solo finirla di regalare venti minuti agli avversari, come è successo alcune volte». Seguendo l’evoluzione tattica della Juve, quest’anno Camo ha vagabondato tra il mestiere di centrocampista a tre («ci ho sempre giocato») e quello di assaltatore nel terzetto dietro l’unica punta, finendo sempre per combinare la stessa cosa: fare la differenza. L’ha fatta anche ieri sera, in terra promessa, scrollando una partita che per i bianconeri stava diventando fastidiosa e pericolosa. «E vincere fuori, in Champions, non è mai scontato», puntualizza. Eccovi serviti: bel gol arrivando in mezza spaccata sul cross di Caceres, e 1-0 per i suoi. «Sono stato bravo e fortunato», sorride. Sparato dentro sulla soglia del primo tempo, una manna. Dove Ciro lo piazza, non importa. È uno di quelli che vuole ancora divertirsi («e quest’anno potremmo farlo»), uno che ci tiene a esserci, se sta in piedi. Contro il Napoli, era uscito dopo mezz’ora per una brutta botta alla testa, da migliore fin lì, tanto per cambiare, e lunedì quando è salito sull’aereo la tempia era ancora bella gonfia, con quattro punti di sutura: di non presentarsi, però, non ci ha neanche pensato. Ieri sera, era incerottato e vincente. Non dev’essere un caso, allora, se Ciro non lo leva praticamente mai: con 15 presenze, assieme a Buffon e Amauri, è quello che fin qui ne ha giocate di più. «Mauro ha fatto molto bene», conferma il tecnico. Camo resta una specie in via d’estinzione, uno di quelli che salta il nemico nei duelli uno contro uno, specialità che ha affinato da quando era piccolo, per le strade di Tandil.\r\nPer questo, piace parecchio anche a Marcello Lippi, che in azzurro lo porterebbe sempre. Lo riavrà alle sue dipendenze anche nel club, se il ct, dopo il Mondiale del 2010, cambierà professione e si metterà dietro una scrivania (bianconera). Anche ieri sera, entrando a San Siro per Milan-Real, ha lasciato indizi a chi gli chiedeva se aveva nostalgia per le notti da Champions: «C’è un tempo per ogni cosa nella vita – ha risposto Lippi – e il mio periodo l’ho passato. Ho fatto tante partite, importanti, belle, alcune vincenti, altre non vincenti. Va bene così». Magari torneranno: «No, non faccio più l’allenatore. Perciò, non torneranno». A una certa età, e dopo onorata carriera, si possono pure cambiare mansioni, appunto. Non è ancora il tempo di farlo, invece, per Alex Del Piero che s’è continuato ad allenare a Vinovo mentre i compagni erano in Israele. E da oggi pomeriggio Ferrara dovrà valutarne la condizione atletica, in vista di un’eventuale convocazione contro l’Atalanta, sabato sera a Bergamo. Si userà cautela, ma il rientro dopo l’infortunio del primo ottobre è vicino. L’anno passato, di questi tempi, Alex diede una bella mano: servirebbe ancora.\r\n\r\nCredits: Yahoo Sport\r\nFracassi Enrico – Juvemania.it

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Pubblicato da
Alberto Zamboni