Con le plusvalenze già detronizzate dalla giustizia sportiva con un’assoluzione generale, alla Juventus e a tutti gli altri club indagati, in questi giorni si parla tanto della manovra stipendi dei bianconeri. Ne ha parlato anche l’avvocato Eduardo Chiacchio, 66 anni, da 40 anni impegnato nel diritto sportivo, il cui parere è stato richiesto da Tuttosport.
“Veniamo invece alla manovra stipendi: bene – aggiunge – io sono rimasto sorpreso in merito al clamore che c’è stato. Nelle categorie inferiori tantissimi club per diverse ragioni chiudono accordi con i calciatori per non corrispondere tutte le mensilità. È una libera trattazione. Questi fatti, avvenuti anche nella Juventus, sono stati oggetto di valutazioni negative da parte di molti ma in modo infondato: si tratta di attività lecite e diffuse e non illegali dal punto di vista amministrativo. Sono stati tantissimi i club che si sono comportati così durante il periodo emergenziale Covid”.
Ricordiamo, tornando a quel periodo storico irripetibile, che le istituzioni sportive cercarono un accordo collettivo con l’Associazione italiana calciatori, ovvero il sindacato di categoria. Non essendoci stata nessuna intesa valida per tutti e in assenza di una normativa specifica, le istituzioni diedero sostanzialmente mano libera ai club. Ora, noi sappiamo come ha agito la Juventus perché è tutto di dominio pubblico, perché i bianconeri sono quotati in borsa e poi l’inchiesta Prisma ha rivelato ulteriori retroscena, ma come hanno fatto altri club? Si sono mossi con condotte lecite o illecite?
Tuttosport, intanto, riporta anche le parole del Gip di Torino, con cui frena gli ardori dei pubblici ministeri. Dopo aver definito le plusvalenze una pratica diffusa, in tutto il mondo del calcio, dice Morello: “Sono soggetti completamente incensurati e perfettamente inseriti nel tessuto economico e sociale (nazionale e internazionale). La società nei cui confronti sono mosse le contestazioni è una delle più importanti in ambito calcistico nazionale e internazionale, quotata in Borsa, quindi ragionevolmente molto attenta e sensibile alle conseguenze di eventuali indagini a suo carico”.
Tutte le manovre, compresa quella stipendi, sono inoltre da contestualizzare per la questione Covid. “Il pericolo di reiterazione del reato sembra sempre meno attuale e concreto se si considera che le condotte in esame sono state poste in essere in buona parte nel grave e completamente imprevedibile contesto pandemico collegato all’emergenza sanitaria Covid-19 che ha determinato, tra l’altro, la sospensione delle competizioni calcistiche nazionali ed internazionali, oltre alla chiusura al pubblico degli impianti sportivi, con conseguenti danni economici esorbitanti”.
Più avanti, il Gip evidenzia ancora come “le problematiche finanziarie del club fossero in parte antecedenti all’emergenza Covid, tuttavia è bene evidente come entrambe le “manovre stipendi” del 2020 e del 2021 siano in stretto rapporto con i fatti collegati alla pandemia e, quindi, come le stesse (certamente illecite e in relazione alle quali si condivide con la pubblica accusa la sussistenza di gravi indizi) siano da ritenersi legate a un determinato periodo storico non più attuale”.