Ora Massimiliano Maddaloni può dirsi soddisfatto: dopo molti anni passati come tecnico delle formazioni giovanili, è finalmente approdato in Serie A, anche se come vice di Ciro Ferrara alla Juventus: “Io ho allenato in prima squadra a livello inferiore, poi sono passato al settore giovanile bianconero. Ora sono qui, felice. Insomma, ho vissuto il mestiere a 360°. Nelle categorie inferiori l’allenatore ha un ruolo determinante, quasi dominante nei rapporti. A livello giovanile è ancor più fondamentale, perché ci sono caratteri da plasmare. In una prima squadra di alto livello è tutto diverso, sei a contatto con campioni. Mi sento completato”.\r\nL’ex tecnico della Primavera analizza questo inizio di stagione, sottolineando le bravura di Ferrara: “Innanzitutto sono contento per Ciro Ferrara. Non è scontato che un debuttante riesca subito ad avere successo. Ciro ha qualità da grande allenatore, conosce questo sport, ha idee chiare e sa come metterle in pratica. E’ riuscito a non pagare lo scotto del suo essere giovane – poi come si legge su Tuttosport aggiunge – E’ ovvio che lui abbia cercato collaboratori con idee vicine, a prescindere dal rapporto di fiducia preesistente. E’ così con tutti i membri dello staff, da Sormani ai preparatori”.\r\nCome si ripete da un po’ di tempo a questa parte (l’ultimo è stato John Elkann) l’unico problema della Juventus è la continuità: “Serve tempo. Cambiando modulo dopo tanti anni è naturale attraversare una fase di transizione. Si rischia un po’ di più in fase di costruzione. Però fateci caso: dopo la sconfitta con il Napoli, la squadra rimontata a Bergamo ha reagito in modo diverso. E’ un passo avanti, deciso. Quanto serve per vedere la vera Juve? Intanto con il recupero degli infortunati si fa un altro passo in avanti. E comunque noi pensiamo di averla vista anche ieri. Cerchiamo di far crescere i giocatori. E’ chiaro che alla Juve tempo non c’è. Però considerate: a noi manca l’ultimo minuto con il Bologna e 20’ con il Napoli. Altrimenti saremmo in testa”.\r\nChiusura su Diego, partito a razzo con la doppietta contro la Roma e poi, complice anche un problema muscolare, a corrente altenrata: “Sono certo che Diego diventerà presto il numero 1 d’Italia e del mondo. La gente tende a scordarsi che ha 24 anni ed è alla prima stagione italiana. Platini è arrivato a Torino all’età di 27 anni. Ha qualità tecniche strepitose e personalità di spicco”.\r\n(Credits: Tuttosport.com)