L’Italia s’è desta
(Di Gaver) Leggere da più parti pensieri alquanto contraddittori su come dovremmo identificare il nostro sentimento nazionale e dall’estero considerazioni infelici nei nostri confronti non deve essere motivo di scoramento e di confusione, anzi, deve accrescere la consapevolezza, per noi italiani, che solo chi incute un sano timore è considerato e temuto dagli altri, nei modi che questi “altri” vorranno utilizzare, sovente al limite dell’ortodosso.\r\nOvunque ora campeggiano pensieri che,se paragonati a 20 giorni fa, colorano se non altro di “diverso”; molti giornalisti o presunti tali che già avevano prenotato per Prandelli &Co. un viaggio di ritorno sono ora belli e pimpanti nell’intento di salire su un carro che, se non vincente, risulta perlomeno avvincente.\r\nE’ fuori dal mio costume puntare il dito o emetter sentenze gratuite e sciocche; ma una piccola coordinata per la discussione voglio darla.\r\nPer ragioni del tutto personali, mi trovo ad ascoltare le radio della capitale; una in particolare, radioradio , nelle scorse settimane, girone eliminatorio in primis, spesso ha posto l’accento, soprattutto alle 7 del mattino e dintorni, su una nazionale “inadeguata, scarsa, senza gioco” , rimarcando su tutte la presenza ignobile di Giaccherini. (piccola parentesi: son certo che se al posto di Giacc ci fosse stato, ma solo per esempio, Rosi, gli umori in radio sarebbero stati diversi).\r\nCerto Giaccherini non è un terzino, e nessuno qui lo avrebbe voluto titolare inamovibile solo perché bianconero, ma addossare colpe gratuite in virtù di un’appartenenza non attinente al contesto è quantomeno sgradevole, soprattutto se non si provvede ad evidenziare che Giacc messo li non è proprio nel suo ruolo.\r\nMi va di accennare anche all’opera di un direttore, Jacobelli, tremendamente a disagio nelle situazioni che gli impongono una presa di posizione; per l’ex di Tuttosport e altre testate è davvero un’impresa riuscire ad essere, per una volta, controcorrente.\r\nMa il giornalismo che ci aspettiamo non è quello di parte; è il giornalismo delle idee e dei contraddittori, anche se queste, una volta tanto, non hanno un consenso plebiscitario… ma questo Jacobelli lo ignora!\r\nPer esempio Daniele De Rossi è un grande, un grandissimo mediano, ed in nazionale è parte quasi del centrocampo dei miei sogni, con Pirlo e Marchisio; e la mia idea su DDR (come vien appellato a all’ombra dei 7 colli) non cambia solo perché nel resto dell’anno è giallorosso.\r\nUn uomo e un atleta straordinario.\r\nE penso che, molto presuntuosamente, questo sia il modo di guardare alla nazionale, con occhi Azzurro cielo, capaci di inglobare tutti gli altri colori.\r\nMa questo idea evidentemente non appartiene a tutti, neanche alle nostre latitudini bianconere siamo capaci di avere sempre, seppur brevemente, un atteggiamento di unità e di identificazione nazionale.\r\nIl 2006 è stato uno spartiacque, è vero, e la federazione ha ancora un fardello bello grosso da sopportare e da giustificare, unitamente a qualche altro dirigente di società di football che si crede bagnato dall’acqua santa; ma esistono luoghi e modalità appropriate e legittime… Ci va di sperare che la giustizia, in questo Paese, abbia ancora fortemente un senso.\r\n\r\nRiconoscetevi in questa nazionale, sappiate tifarla, criticarla, soffrire per lei; le cariche istituzionali stan facendo, con i loro limiti e virtù umani, un’opera di sensibilizzazione in direzione di quello che deve essere il sentimento di unità nazionale.\r\nNon vogliamo certo affrontare qui l’opera dell’altro super Mario, ma è una sensazione piacevole essere perlomeno rispettati, che poi sia per un decreto economico o per un gol poco importa, quel che conta è un sentimento italiano, azzurro, che deve ancora e fortemente essere presente nel nostro modo di pensare.\r\nNon lasciatevi trascinare alla deriva da campanilismi di parte che son degni di una nazione da 5° mondo appena nata; questi 150 anni di storia impongono, nel sociale come nella politica o nello sport, un sano credo nazionale che faccia da volano per un paese che ha tutte le potenzialità, in ogni campo, di primeggiare.\r\nDomani non è solo una partita di calcio, domani è un Paese che ha voglia di invertire la rotta; se l’onestà intellettuale di ognuno dei 60 milioni presenti su questa penisola saprà rispecchiarsi nella serietà del team di Prandelli allora la strada futura per questo paese potrebbe essere persino sgombra dei tormenti sociali degli ultimi ventenni.\r\nAnche una partita di calcio, anche della gente in mutande che corre dietro ad una palla potrebbe essere quella goccia capace di agitare e ripulire un mare spesso torbido.\r\nDomani sera siate tutti ITALIANI! magari un giorno, quella parte dell’inno, potremo pronunciarla non solo col cuore ma anche con la ragione… E urlare al mondo intero che davvero “L’italia s’è desta!”.