marcello-lippiEcco l’editoriale di oggi di Roberto Beccantini per La Stampa.\r\n\r\nFra la doppietta di Kaladze e il sedere di Lippi si nasconde la perfidia uterina del calcio. Povera Italia ricca o ricca Italia povera: fate voi. Se il risultato in casi del genere è tutto, e Buffon molto, il Mondiale può dirsi servito. Non che in Georgia ci aspettassimo una passeggiata di salute – Trapattoni e Donadoni avevano vinto a fatica, Maldini aveva addirittura pareggiato – ma insomma. A nove mesi dall’ora X, la squadra è questa, il blocchetto Juve e una manovra grigia grigia, dalla giacca ai pantaloni. Cambiare il modulo, e Lippi l’ha fatto, non significa cambiare gioco: magari.\r\nSquadra senza qualità, inguardabile per un tempo e dignitosa soltanto dopo il primo autogol e le staffette (D’Agostino, Quagliarella).\r\nLippi l’aveva buttata lì: della Nazionale non frega niente a nessuno. Non poteva immaginare che a Kaladze sarebbe fregato meno che ai giornalisti (satira politica). È la vita: dal 5 maggio alla beffa di Tbilisi, Lippi per Cuper, hombre vertical, rimarrà nei secoli un incubo. Brutto segno, quando i migliori sono sempre gli squalificati (De Rossi), gli esclusi (Cassano) o i «passaportabili» (Amauri e, visto il pianto del centrocampo, perché non Thiago Motta). Per un’ora la manovra era stata così anonima da giustificare ogni tipo di censura: dalla svagatezza degli attaccanti, Rossi su tutti, ai radar «bolliti» di Pirlo e Camoranesi.\r\nL’Italia del Lippi-bis non è mai stata spumeggiante; al massimo, concreta. Non alla Confederations Cup, e non in Georgia. Il logorìo ha azzoppato la vecchia guardia e il ct ha smarrito la brillantezza del messaggio. Non per partito preso, e nemmeno per «barsportismo» manifesto, ma in questa valle di lacrime come si fa a non dare almeno una chance, dicasi una, a Cassano?\r\nCome era nei voti, la sfida di Torino sarà cruciale: se battiamo i bulgari, fra Irlanda a Dublino e Cipro a Parma ci basterà vincere con i ciprioti. Per i glutei di Marcello, memori di Larnaca, una sciocchezza.