marcello lippiIl Mondiale ha definito le sue 32 partecipanti e per Marcello Lippi si profila un torneo «più duro di quello del 2006, viste le Nazionali». Per Antonio Cassano, rassegnato a restare a casa, all’orizzonte c’è invece un giugno da passare a casa, e chi lo conosce assicura che il barese è rassegnato. A non rinunciare sono i tifosi che lo sponsorizzano. Ci deve essere però anche altro, se una considerevole parte dei tanti italiani che quattro anni fa festeggiavano per le strade un Mondiale incredibile oggi invece considera Lippi un nemico: «Ferito? Beh, certo quei fischi non fanno piacere per niente, e non era vero che non li ho sentiti – dice all’indomani di Cesena il commissario tecnico – Non so se qualcosa si è rotto, di sicuro non il mio feeling con l’ambiente, perchè ci metto ancora tutto me stesso e questo i giocatori lo avvertono. Di ct arrivati al Mondiale tra la disapprovazione ce ne sono stati, ma mai era successo che uno vincesse il Mondiale e se ne andasse, e una volta tornato si trovasse in questa situazione». Il riferimento all’addio del 2006 non è casuale. È uno dei meriti (“la chiarezza delle scelte” citata oggi da Abete) che la Federcalcio riconosce al commissario tecnico, oltre a quello del successo di Berlino: invece di monetizzare il titolo, Lippi preferì restare fermo due anni.\r\n Così oggi sembra tutto sommato assurdo allo stesso interessato che lo scotto da pagare sia l’ipotesi di un suo ritorno al club bianconero dopo Sudafrica 2010. «Non so dire neanche se sia questo il motivo» dice, negando di fatto che sia così e rivelando per la prima volta un retroscena: «Il mio nome è stato a lungo accostato alla Juve, due anni fa mi chiesero di tornare ad allenare ma ho rifiutato. Questo accostamento – conclude Lippi – è ciclico, il mio rapporto con quell’ambiente è talmente bello… E allora non so se sia questo».\r\nQuanto alla chiarezza su Amauri e Cassano, Lippi fa diga. «Sul centravanti della Juve ho sempre ripetuto le stesse cose: avremo maniera di fare una bella chiacchierata – la parola d’ordine sul primo – su questo giocatore di cui si dicono tante cose non appena arriverà il passaporto. Parlo solo di giocatori italiani, convocabili». E l’esclusione dell’attaccante Samp? «Per tutti i giocatori prenderò decisioni di matrice prevalentemente tecnica. Ritengo di non poter spiegare i motivi per cui non convoco tizio o caio, e non dico solo Cassano, perchè gli altri sarebbero talmente in disaccordo che risulterebbe inutile». Alla difesa del gruppo, Lippi riconduce anche le sue reazioni alle contestazioni. Come quella di Parma a ottobre, il cui contesto oggi tiene a ribadire: «Sia chiaro, il pubblico ha il sacrosanto diritto di chiedere chi vuole, ma mi sembrava esagerato gridare ‘andate a lavorarè a un gruppo di giocatori che ci mettono amore, passione, serietà».\r\nQuanto al suo rapporto, con la gente e con la Federazione, Lippi ha certezze: «È stato scritto che dopo Parma ero stato redarguito, ma non era vero: il rapporto con il presidente Abete è straordinario. Per strada poi dalla gente ricevo affetto, stima, considerazione alla persona. Poi alle volte, negli ultimi tempi, allo stadio non è cosi. Si va avanti ugualmente». «I sobillatori? – prosegue Lippi – ho solo riferito di due persone che incitavano i bambini a Francavilla, come mi hanno riferito. Non so perchè lo facciano, e ovviamente non è sempre così. Ma se tutti riconoscono che i fischi sono ingiusti, e io chiedo perchè si fischia un ct che ha regalato una Coppa del Mondo, il fatto è che tutto questo è ingiusto soprattutto per i giocatori. I fischi mi hanno ferito». Sul gruppo di ragazzi portati a Pescara e Cesena Lippi lavora per completare la lista dei 23. «È chiaro che chi ha fatto le qualificazioni ha una situazione privilegiata, ma se torna a giocare con continuità devo riprendere in considerazione chi come Aquilani all’inizo c’era». È piaciuta a Lippi la freschezza di Candreva («ieri ha giocato mezzodestro, poi l’ho spostato dietro Pazzini perchè era troppo solo, non per bocciarlo»), la maturità di Pazzini («10′ di emozione e poi ha fatto bene»), la tenuta di Bocchetti. Soprattutto, sottolinea, è piaciuto come sono stati nel gruppo, suprema legge della filosofia lippiana. E forse unica via per affrontare senza fuoriclasse un Mondiale difficile. «Nel tabellone ci sono tutte le grandi e le più forti africane, di esclusi c’è un solo fuoriclasse, Ibrahimovic: sulla carta è un torneo più duro di quello di quattro anni fa».\r\n(Credits: Tuttosport.com)