Non solo Cassano, Marcello Lippi, intervistato dal settimanale “L’Espresso”, ha spaziato su tante altre individualità che stanno facendo discutere l’Italia calcistica. Incitato a furor di popolo, soprattutto dai tifosi giallorossi, il ritorno in azzurro del capitano della Roma Francesco Totti potrebbe non essere utopia: “Noi ci stimiamo reciprocamente – ammette il commissario tecnico della nazionale italiana – L’importante, ora, è che giochi con serenita’”.\r\nL’allenatore viareggino affronta poi il delicato tema della naturalizzazione di Amauri, commentando le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi da Giampaolo Pazzini, che si è schierato apertamente contro l’eventuale convocazione del centravanti della Juventus: “Pazzini oggi ha ragione perché Amauri non è italiano. Quando lo diventerà parlerò io e i giudizi cambieranno”.\r\nAltro calciatore che divide le masse è sicuramente Mario Balotelli, vittima dei beceri cori della tifoseria juventina ma già bersagliato anche in tanti altri stadi. Il ‘Corriere della Sera’ ha lanciato la proposta di convocare il giovane nerazzurro per lanciare un segnale contro il razzismo, ma Lippi non crede che alla base dell’ostilità contro l’attaccante dell’Inter ci sia il problema del colore della pelle: “Non sono sicuro che sia razzismo. È una corrente di antipatia, ovviamente da condannare, verso un giocatore di grandi qualità e dal temperamento combattente”.\r\nIl suo futuro è strettamente legato ai risultati: “So bene che se in Sudafrica perdo mi massacreranno. Il contratto con la Federcalcio scade il 20 luglio. È inutile discutere prima il rinnovo perché tanto se perdo so che non rimango. Se vinco posso invece ottenere condizioni migliori”.\r\nLippi riavvolge il nastro, regalando succosi retroscena legati al suo ritorno alla guida della Nazionale, dopo Euro2008: “Con la Juve ho un passato di grandi successi. Mi offrirono di riprenderne la guida quando tornarono in serie A. Ma io mi sentivo in debito con la Nazionale. Nei due anni in cui, dopo Berlino, sono stato volontariamente disoccupato, mi tormentavo con mille dubbi. Chi me l’ha fatto fare a lasciare un gruppo di lavoro così fantastico? A creare problemi alla Federcalcio? Ero corteggiatissimo dai club, che mi offrivano contratti molto più ricchi. Ma ho resistito. “Facciamo tutti il tifo per gli azzurri’, ho detto al presidente della Figc Giancarlo Abete alla vigilia degli europei. ‘Ma se la squadra non vince io sono pronto a tornare”. Avevo voglia di rivivere le magiche sensazioni della Germania”.\r\nPer per Sud Africa 2010, il ct azzurro è fiducioso, in quanto reputa il gruppo di oggi addirittura superiore a quello che vinse la competizione nel 2006: “E’ una squadra molto più collaudata. Vincendo a Berlino ha raggiunto un notevole livello di autostima. Uno spirito di gruppo che è stato ben assimilato anche dalle nuove leve. In un Mondiale incide più la forza collettiva del talento di un fuoriclasse”.\r\nLe nazionali con cui fare i conti per la vittoria in Sud Africa sono ‘le solite note’: “Al di là del valore degli avversari, sarà anche stavolta decisiva la motivazione di gruppo. Il Brasile è l’avversario numero uno. Anche perché con Dunga in panchina ha acquistato concretezza. E la Spagna gioca certamente un calcio di qualità. Ma bisogna guardarsi anche dall’Inghilterra, a cui Capello ha restituito grande competitività. Dalla Germania, dall’Olanda, dall’Argentina, dalla Francia”. E sulla tanto discussa gara contro l’Irlanda che ha qualificato la nazionale di Domenech, Lippi ha le idee molto chiare: “Una brutta storia. La partita con l’Irlanda non si poteva ripetere perché non c’è stato errore tecnico. Ma credo che la Federazione francese avrebbe lanciato un messaggio importante se avesse proposto di rifarla”.