Dopo un mese dall’allontanamento di Massimiliano Allegri, la Juventus ha ufficializzato il suo nuovo allenatore: Maurizio Sarri. Quali sono stati i criteri e le valutazioni che hanno condotto la dirigenza bianconera a puntare sull’ex tecnico del Chelsea?
«Evidente la volontà di un cambio di filosofia di gioco dopo 5 anni di grandi vittorie da parte di Max Allegri. La società ha optato per un’impronta diversa nel creare e impostare l’azione, con una propensione più spiccata all’attacco. Tutto molto bello sulla carta. Bisognerà vedere quali saranno i risultati sul campo, perché nel calcio contano quelli. Ricordo bene un cambio così epocale in casa Juve quando si cercò il calcio champagne e venne chiamato Maifredi. Le due cose non hanno stretta attinenza. E tutti i tifosi juventini sperano che non vada come all’epoca».
Il mister originario di Napoli, ma toscano d’adozione, ha rappresentato l’archetipo dell’anti-juventino per antonomasia, poiché ha rilasciato numerose dichiarazioni ignominiose quando era alla guida della squadra partenopea. Dal tuo punto di vista, Sarri sarà realmente in grado di farsi perdonare dalla tifoseria bianconera?
«Sinceramente è una questione molto imbarazzante e credo lo sia anzitutto per la società. Io non ricordo un allenatore professionista che abbia mai pronunciato frasi irriguardose e lesive sulla reputazione della Juventus così gravi come quelle dette da Sarri nei tre anni di Napoli, dove era diventato una sorta di capopopolo partenopeo. Lo stile Juve di qualche decennio fa, dopo le sparate dialettiche di un allenatore, avrebbe imposto il pensiero di non portarlo mai a Torino, tenendolo a debita distanza. Più nessuno ci venga a parlare di stile Juventus. Mi pare evidente che con questa operazione sia morto e sepolto. Oggi invece è cambiato tutto, anche questa vicenda ci insegna come i tempi mutano radicalmente e in breve, cancellando il passato con un sol colpo di “tuta”. Se qualche collega avesse mai scritto sei mesi fa “Sarri alla Juve” e “Conte all’Inter” sarebbe stato preso per pazzo. Invece è successo».
La sua comunicazione e i suoi atteggiamenti sono totalmente antipodici rispetto a quello che, da sempre, è considerato appunto lo stile Juve. La grande sfida lanciata dalla Vecchia Signora potrebbe essere quella di provare a trasformare un uomo sgraziato in un vero e proprio gentleman?
«Certamente la Juve screma, insegna, arrotonda, smussa e leviga. È una società unica al mondo anche per queste cose, retta dalla stessa famiglia Agnelli da quasi un secolo. Ma altrettanto sicuramente chi nasce in un modo non può trasformarsi a 60 anni, anche se rappresenta i colori della Juventus».
Dissertando sulle questioni strettamente legate al campo, come cambierà la Juve targata Sarri?
«Il modulo sarà il classico 4-3-3 con la variante del 4-3-1-2, con un eventuale trequartista dietro le due punte. Dal punto di vista tattico Sarri predilige un gioco rapido, con tanti passaggi di prima, sfruttando il campo in ampiezza, trovando sfogo alternativamente nel cono centrale e sulle corsie laterali e costruendo nei dettagli la manovra che deve portare al gol. Il gioco brillante è un suo marchio di fabbrica, il centrocampo deve essere mobile, creativo e pronto a battagliare, però dipenderà molto dagli uomini a sua disposizione. Al Chelsea, lo scorso anno, avendo Hazard in squadra, che è un grande campione ma non ha il dono del tocco unico e di prima, il gioco di Sarri non ha esalato entusiasmi a Stamford Bridge, anzi. Quindi starà alla società rinforzare la squadra con uomini funzionali al suo progetto, così come starà all’allenatore toscano assemblarli in un calcio armonico, moderno, votato all’attacco, prestando molta attenzione alla fase difensiva, senza subire troppe reti, come spesso gli è accaduto».
«Indipendentemente da tutto, la Juve ha bisogno di due forti centrali difensivi e almeno un centrocampista di grande fisicità e tecnica. Poi ritengo che Sarri chiederà un attaccante centrale, il classico bucaniere d’area che possa fare gol, finalizzando le azioni e le occasioni create».
Credi che il suo approdo sulla panchina bianconera potrà portare modifiche radicali nella rosa oppure soltanto un restyling?
«Credo che ci saranno ritocchi e non rivoluzioni. Certo, qualche calciatore eccellente partirà. I primi nomi a venirmi in mente sono Mandzukic, Khedira, magari Douglas Costa. Insomma, la squadra verrà ritoccata e non cambiata quasi in toto. In fondo le parole di Nedved nei giorni caldi dell’esonero di Allegri erano state chiare: «Questa squadra è già fortissima ed è difficilmente migliorabile».