In seguito alla cocente delusione per l’eliminazione dalla Champions, la Juve vince il suo ottavo scudetto consecutivo, con ben cinque giornate d’anticipo, grazie al 2-1 casalingo contro la Fiorentina. Per la Vecchia Signora, un record assoluto nei cinque maggiori campionati europei. Considerando anche l’uscita ai quarti in Coppa Italia con l’Atalanta, qual è il tuo giudizio complessivo sulla stagione dei bianconeri?
«Stagione molto buona che sarebbe stata magnifica con la Champions, ma portare a casa due trofei rende l’annata altamente positiva. Poi, vincere uno scudetto così, significa aver macinato punti su punti e infranto ogni record, totalizzando numeri stellari, tricolore a cinque giornate prima del termine, distacchi siderali dalle contendenti, non solo dal Napoli, ma ricordo che in estate molte testate autorevoli indicavano l’Inter come la vera anti-Juventus, che oggi si trova a 27 punti di distanza. Un titolo italiano con queste cifre rappresenta un record epico, significa scrivere ulteriormente la leggenda, pensando che nel 2006 qualcuno aveva cercato di cancellare per sempre i colori bianconeri con la farsa di Calciopoli. Bene, dopo quell’inferno calcistico, nel quale tutto è cambiato, la Juve si è rialzata nonostante la distruzione economica e il patrimonio tecnico, non ha vinto per alcuni anni racimolando settimi posti che la rendevano simpatica agli occhi dei media, poi ha posto le basi per questo filotto strepitoso. Otto scudetti consecutivi rappresentano un primato pressoché imbattibile, se non dalla stessa Juventus. Qualcosa che sta nella stratosfera, mai accaduta nel nostro calcio. E quei tifosi juventini che si lamentano, e non hanno voluto celebrare il titolo, si renderanno contro fra 20-30 anni delle mirabilie irraggiungibili che stanno mettendo a segno Andrea Agnelli e tutta la Juve».
Focalizzando l’attenzione sulla Juventus in ambito europeo, oltre alle responsabilità di Massimiliano Allegri, si ha la netta sensazione che alcuni calciatori importanti, ad esempio Alex Sandro, Pjanić e Dybala, non abbiano realmente la forza mentale per garantire prestazioni maiuscole in match di altissimo livello. Cosa ne pensi a tal proposito?
«Si vince e si perde tutti insieme. Quando subisci un’eliminazione come quella patita contro l’Ajax tutti vanno messi in discussione, a partire dal presidente fino all’ultimo giocatore, passando per allenatore, staff tecnico e staff medico. Io ritengo che questa Juventus, pur essendo già una grande squadra, possa esser migliorata. Quindi, ad ognuno il proprio lavoro. Starà alla società scegliere alcuni interpreti capaci di elevare il tasso di talento misto al rendimento sul prato verde. Certamente Dybala ha disputato una stagione molto al di sotto dei suoi standard. Alex Sandro, partito bene, si è poi involuto, Pjanić è andato molto a corrente alternata, ma ci sono altri giocatori su cui è facile puntare il dito. Sotto accusa il secondo tempo con l’Ajax all’Allianz Stadium, dove tutta la squadra è colpevolmente evaporata. Insomma, starà a Paratici, Nedved e Agnelli mettere mano alla rosa per elevarla ulteriormente, magari con cessioni dolorose».
Sotto l’aspetto della preparazione atletica, ritieni che staff tecnico e medico avrebbero potuto e dovuto lavorare meglio per arrivare brillantemente in fondo soprattutto in Champions?
«Quello dello staff medico è una sorta di leitmotiv ricorrente. Come detto antecedentemente, tutte le componenti devono essere migliorate per ambire al gradino da salire in ottica Champions, quindi anche lo staff dei preparatori può e deve migliorare sostanziosamente. Per assurdo, in quest’annata, la differenza l’hanno fatta gli infortuni traumatici, ovvero quelli impossibili da preventivare, nonché ingestibili. Diciotto infortuni muscolari e ben diciassette traumatici, con tre operazioni di grande importanza e gravità come accaduto a Emre Can, Khedira e Cuadrado. Poi, dopo l’eliminazione in Champions, altri due interventi seri per Perin e ancora Khedira al ginocchio. Qualcuno potrà obiettare che diciotto stop muscolari sono troppi, e infatti il numero è elevato, ma nel computo non bisogna dimenticare che rientrano quelli patiti da Douglas Costa, praticamente mai disponibile in stagione per tre match di fila, e quelli di Chiellini, che ha una cronicità acclarata sulle problematiche legate ai polpacci, senza scordare gli infortuni di Barzagli, grandissimo muro e vera leggenda della difesa, però giunto all’ultimo anno di calcio giocato e con qualche problema relativo all’età e all’usura. Nessuna giustificazione, ovviamente, ma per arrivare a tentare l’assalto alla coppa dalle grandi orecchie, nel periodo di marzo-aprile serve avere tutti o quasi gli effettivi al top della forma. Purtroppo, in questa stagione, Allegri non ha mai avuto l’organico al completo, sempre con assenze importanti. La Juventus, pur disponendo di una rosa profondissima, non ha potuto contare tutto l’anno su Khedira e Douglas Costa, Cuadrado fuori quattro mesi e mezzo, mentre nella gara con l’Ajax era priva di altre pedine importanti come Chiellini e Mandzukić. Dunque, un gruppo di giocatori che non si può regalare a nessuno, men che meno ai Lancieri».
Visto e considerato il prestigioso traguardo raggiunto dell’ottavo tricolore di fila, con quale spirito e con quali motivazioni Madama affronterà le cinque restanti gare di Serie A?
Volgendo lo sguardo al prossimo anno, su quali reparti si dovrà intervenire in chiave mercato per migliorare ulteriormente l’organico?
«Difesa e centrocampo necessitano di ritocchi di livello. Almeno due centrali difensivi di grande spessore e piedi buoni, un paio di centrocampisti di qualità, nerbo, corsa e visione di gioco, senza dimenticare i gol e le incursioni d’attacco che mancano alla Juve da Vidal in poi. Nel reparto offensivo rimangono i punti interrogativi legati a Dybala e Douglas Costa, che potrebbero partorire due nuovi arrivi. I nomi per i vari ruoli ci sono già e il casting è appena cominciato. Sarà un’estate caldissima sull’asse arrivi-partenze in casa bianconera. Non una rivoluzione totale, ma ampi ritocchi di talento e gioventù, possibilmente già con esperienze perpetrate di quota europea».