Leonetti: “Juve mentalmente fragile, non invidio Allegri e dirigenti”
Franco Leonetti sulla crisi della Juve: “I problemi fisici hanno limitato le scelte di formazione in una stagione con calendario compresso”
La sconfitta esterna contro il Monza ha ulteriormente fatto precipitare la situazione in casa Juventus. In questo momento, qual è la soluzione per raccogliere i cocci e ricomporre il tutto?
«Una gara indegna, ma purtroppo un episodio non isolato. La soluzione, per la maggior parte dei tifosi, sarebbe la cacciata di Allegri per un nuovo allenatore, mentre la società – invece – ha deciso per due mosse: maggior responsabilità in termini di campo d’azione e decisioni ad Andreini, ex preparatore di Roberto Donadoni, che è già in organico dal mese di luglio come supervisore. Lui, ora, avrà modo di incidere certamente di più circa preparazione atletica e non solo. In secondo luogo: fiducia ad Allegri confermata da società e presidente Agnelli, convinti che il mister possa sovvertire il trend negativo. In verità nel calcio la fiducia è a tempo, visto che sono i risultati a decidere le sorti degli interpreti. La domanda lecita, ad oggi, è: basterà tutto ciò a risollevare la Juve e a risolvere crisi e problemi? Solo il tempo ci dirà, ma per il momento le strategie in casa Juventus sono queste».
Neppure l’arrivo dei nuovi acquisti ha dato una scossa determinante allo spogliatoio e all’ambiente. Sono anche loro vittime del momento calcisticamente drammatico che sta vivendo la Juve?
«Nell’idea di Allegri e della società, Pogba e Di María avrebbero dovuto cambiare le sorti della squadra portando qualità, esperienza e carattere. Il francese non si è mai visto, l’argentino quasi, mentre gli altri nuovi arrivati hanno raramente fatto la differenza. Insomma, il mercato estivo ha inciso poco sul rendimento della squadra, fino ad oggi. Un inizio drammatico, sportivamente parlando, a cui va data una svolta netta e rapida per non fallire una stagione già ad ottobre».
Massimiliano Allegri è in confusione totale su tutti i fronti. In un momento in cui è bersagliato dalle critiche, che tipo di lavoro dovrà fare il mister labronico per risollevare le sorti di una squadra letteralmente allo sbando?
«Si fa presto a dire zitti e pedalare lavorando sodo e facendo gruppo. La Juve vista sino ad ora è una squadra che non ha carattere, anima, che corre poco, che fa fatica a fare tutto nelle due fasi – e dall’esterno non pare nemmeno così coesa. Servirebbe un mezzo miracolo per tornare ad osservare una Juventus che possa ribaltare lo status attuale. Teoricamente il tempo c’è, visto che siamo appena a un mese dall’inizio della stagione, ma la pratica e i cambiamenti di mentalità non sono cose che si creano dall’oggi al domani. Sarà un lavoro durissimo e difficile, ma al momento, stante le decisioni della dirigenza, appare come l’unica via per tentare di invertire la rotta negativa intrapresa».
Ritornando un attimo sugli assenti, con Chiesa, Di María e Pogba al 100% fin dall’inizio della stagione, a tuo giudizio, si sarebbe vista una Juventus completamente diversa?
«Sicuramente sì, ma io mi ritengo una persona concreta e un giornalista anzitutto pragmatico. Inutile pensare a situazioni ipotetiche che avrebbero potuto verificarsi, perché la Juve è quella che oggi, purtroppo, tristemente osserviamo. Serve agire e in fretta – e non sarà facile trovare delle soluzioni ideali da parte di tutte le componenti».
A proposito di defezioni figlie di problemi fisici, il problema reale della Juve, oltre al gioco, è legato soprattutto all’imbarazzante forma fisica e sconcertante condizione atletica o incide molto di più l’aspetto mentale?
«Questa è una squadra fragile mentalmente, che non ha autostima e ha necessità di vittorie per imporsi una spensieratezza e una leggerezza psicologica oggi sconosciute. I problemi fisici hanno fortemente limitato le scelte di formazione in una stagione in cui si gioca con calendario compresso, con la squadra in campo ogni tre giorni, ma non può rappresentare un alibi, sia chiaro. L’ecatombe di stop fisici, legati a noie muscolari, dipende da alcuni fattori, non ultimo preparazione e valutazione dello staff atletico. E se i dirigenti hanno dato ulteriore campo d’azione ad Andreini, significa che qualcosa non ha funzionato nella giusta maniera. Mente e muscoli devono andare di pari passo a livello di salute, altrimenti si creano pesanti anomalie come stiamo notando. Aggiungo che carattere e attributi messi in gara farebbero molto piacere a tutti i tifosi».
Da qui alla pausa per il Mondiale, ritieni che la Vecchia Signora possa finalmente cambiare registro oppure, addirittura, credi che possa peggiorare la situazione?
«La speranza è che le cose cambino drasticamente, questa non può essere la Juve. Vedere una squadra così in campo mette il magone – ed è indubbio che il momento sia il più buio degli ultimi dieci anni. Però per fare un’analisi approfondita di cause-effetti e chance di ripresa (che tutti ci auguriamo) servirebbe vivere quotidianamente ambiente e spogliatoio, per capire anche equilibri e rapporti. Personalmente non vorrei essere nei panni di allenatore e dirigenti di Madama, perché nel prendere decisioni assai pesanti si rischia tanto. In questo momento è complicato capire quale sia la soluzione ottimale, sperando esista. Il recupero di alcune pedine fondamentali per questa squadra potrebbe rischiarare un panorama che, oggi, appare sprofondato nelle tenebre dei dubbi e di una crisi ardua da maneggiare. Speriamo bene».