Lazio, ci sei ricascata: beccato l’ennesimo fascista in società | “Mussolini lo stimo”
L’ammissione nelle ultime ore, nella società della Lazio si ripresenta un altro caso fascista, ha confermato tutto
La Lazio è di nuovo al centro delle polemiche per un membro del proprio staff che ha ammesso di essere fascista. Il primo caso riguardò l’ex centravanti Paolo Di Canio. Nel 2017, intervistato da IlCorriere della Sera, dopo la sospensione da Sky per il tatuaggio con la scritta Dux, aveva raccontato di un episodio altrettanto contestato dall’opinione pubblica.
Nel 2005 aveva rivolto il saluto romano nei confronti dei tifosi biancocelesti: “Non rinnego le mie idee, ma il saluto romano sotto la curva Nord è la cosa di cui più mi pento nella mia carriera. Lo sport deve restare fuori da certe cose“.
Non ha voluto togliersi quel tatuaggio in quanto rappresenta una parte del proprio passato. Una parentesi da calciatore che lo ha visto protagonista anche in Inghilterra, diventando il giocatore italiano con il maggior numero di reti messe a segno in Premier League.
Una carriera che è iniziata nella Capitale e che si è conclusa con la stessa maglia, un ritorno dettato anche dal forte legame instaurato con la piazza e con la curva laziale.
Il suo comportamento è lesivo dell’immagine del club
A distanza di tempo tornano le accuse di fascismo in casa Lazio. Il protagonista, stavolta, è Juan Bernabé, il falconiere che fa volare l’aquila Olympia all’Olimpico in occasione di ogni match casalingo della squadra del patron Claudio Lotito.
Il club ha deciso di licenziarlo perché ha condiviso sui social filmati in cui mostrava l’esito positivo dell’intervento chirurgico a cui si è sottoposto per l’inserimento di una protesi al pene.
In radio confessa di stimare Mussolini, la Lazio lo licenzia all’istante
Bernabé, intervenuto anche in diretta radiofonica a La Zanzara, format condotto da Giuseppe Cruciani e da David Parenzo, ha attaccato il telefono, interrompendo l’intervista, quando gli sono state poste domande sull’episodio del 2021, quando la società lo aveva sospeso in seguito ai saluti romani che aveva indirizzato al pubblico.
Un quesito che non è da collegare con quanto avvenuto nelle ultime ore: ”Io stimo Mussolini, ma non c’entra nulla con il motivo per il quale mi era stato chiesto di intervenire”.