L’analisi tattica di Chelsea-Juventus: Pirlo ingabbiato ci pensano Vidal e Marchisio

(Di Francesco Iannello) Quella di ieri sera oltre ad essere stata una spumeggiante sfida di Champions League, per larghi tratti è sembrata una partita da campionato italiano. Il Chelsea rappresenta, forse meglio di tutte le altre le squadre europee, sul campo il modo di giocare a pallone all’italiana. Difesa schierata, terzini non abbottonati ma neanche mandati a bruciare l’erba mietendo scorribande offensive pericolose in avanti. Due mediani davanti la difesa e poi un’invidiabile batteria di trequartisti dietro una sola punta. Una concezione di gioco semplice quella voluta da Di Matteo e già intravista nelle partite di Champions della passata edizione. Una articolazione di schemi fatta di passaggi in orizzontale, ma anche di molti lanci lunghi con la proposizione di un calcio fantasioso e spettacolare lasciata all’iniziativa dei singoli, Hazard e Oscar su tutti. Roberto Di Matteo ha compreso già da quando ha visto dalle palline estratte dall’urna del sorteggio di Montecarlo che per limitare il gioco juventino avesse bisogno di creare una sorta di gabbia intorno al faro del gioco bianconero: Andrea Pirlo. Andreino da Brescia non sta godendo di un periodo di forma eccelso, tutt’altro. Sta tirando la carretta da inizio stagione e a 33 anni la fatica inizia a farsi sentire quando vieni messo nelle condizioni di toccare e giostrare una miriade di palloni. Pirlo non sta bene fisicamente e questo si era notato in maniera netta anche nella partita di campionato contro il Genoa. Ecco che per Di Matteo è stato facile pensare di francobollare il giovane brasiliano Oscar sulle tracce del metronomo bianconero. Una marcatura asfissiante, una presenza sulla trequarti bianconera che è cresciuta col passare dei minuti e che ha fatto aumentare esponenzialmente il potenziale offensivo del talento brasiliano ex Porto Alegre.\r\n\r\nLa Juve è scesa in campo ormai con il suo solido e collaudato 3-5-2. La “triade” difensiva nel complesso ha retto bene: Diciamo subito una cosa però: di fronte Barzagli, Bonucci e Chiellini avevano un solo attaccante, peraltro con le polveri bagnate, come Fernando Torres. Vero anche che dietro all’iberico ci fosse la presenza di tre trequartisti come il duo brasiliano Ramires-Oscar e il folletto belga Hazard ad infastidire come una zanzara l’ex compagno di squadra ai tempi del Lille, Lichsteiner. Un dato appare oggettivo: il Chelsea in attacco, al di là di qualche mischia in area, frutto più di palloni improvvisati pervenuti nell’area bianconera, non si è reso molto pericoloso dalle parti di Buffon. La Juve ha sempre dato l’impressione di reggere bene il campo: corta, compatta, con Vidal e Marchisio bravissimi sia in fase di contenimento sia nel rilanciare l’azione con i loro inserimenti in avanti. Dietro Barzagli è stato il migliore. Senso della posizione e personalità elevata hanno fatto lievitare la prestazione del centrale di Fiesole, preso solamente una volta alla sprovvista da Hazard incuneatosi in area, ma nulla più. E il Chelsea nell’occasione ha avuto anche il coraggio di reclamare un rigore inesistente. Bonucci croce e delizia: bravo nell’impostare l’azione, ma nello stesso tempo vittima sempre più spesso del suo portare palla nella propria metà campo. Urge che Conte gli faccia capire che in certe situazioni il ragazzo debba pensare più a fare legna che a danzare con il pallone in zone che poi risulterebbero letali per la difesa bianconera. E l’esperienza di Pechino dovrebbe insegnare qualcosa. Chiellini sta recuperando la forma e nel secondo tempo ha annullato Torres. Il centrocampo juventino ai punti ha vinto la sfida con quello dei blues. Vero che Oscar ha siglato una doppietta incredibile frutto di un tiro fortunoso (con deviazione decisiva di Bonucci) e di un’altra conclusione balistica di pregevolissima fattura che ha mandato in estasi il pubblico di Stamford Bridge. Alla delizia del talento verdeoro ha risposto la classe e la potenza di Arturo Vidal. Il cileno ha spiazzato da solo l’intero pacchetto di centrocampo londinese, bravo a non dare punti di riferimento. Ottime sempre le due fasi e poi un goal che è stato vitale per le speranze di rimonta bianconere.\r\n\r\nNella ripresa la Juve è cresciuta, il Chelsea ha dovuto per forza di cose abbassare il baricentro e affidarsi al contropiede, ma la Juve al di la di due botte terrificanti dalla distanza di Lampard su punizione e di Ivanovic non ha mai dato l’impressione di subire. Solamente in un’occasione Hazard e il subentrato Mata hanno fatto vedere i sorci verdi ad un esausto Lichsteiner con la conclusione dello spagnolo stampatasi sull’esterno della rete. Marchisio è cresciuto tantissimo nella ripresa,così come Asamoah e la Juve ha preso campo e profondità. Le note dolenti sono rappresentate dall’attacco. la Juve dà sempre l’impressione di creare e costruire gioco palla a terra e con sincronismi ben delineati, ma ieri, come in altre occasioni, è mancata la perfetta finalizzazione dell’ultimo passaggio. Giovinco e Vucinic hanno svariato sul tutto il fronte d’attacco, hanno corso e sprecato energie, ma la sensazione è che per la Formica atomica questa fosse la classica partita da impiego a partita in corso. Quasi sempre sovrastato dalla fisicità del duo Terry-Luiz, Giovinco non è mai riuscito ad incidere dando l’impressione di maggiore vivacità solo nella ripresa. Vucinic ha corso tantissimo, è stato bravo nella gestione del pallone, ma lo abbiamo visto poco nella zona di campo dove forse lui può far più male: la fascia sinistra con licenza di accentrarsi e colpire col tiro da fuori o con triangolazioni palla a terra con i centrocampisti. L’ingresso di Quagliarella è stato determinante e non solo per il goal. Il genio di Castellamare di Stabia ha giocato tra le linee mostrando cattiveria e abilità nel gioco negli spazi. In uno di questi frangenti Marchisio ha creato con un lampo di genio e Quagliarella ha rifinito, nell’altro il neo entrato Isla ha servito subito un assist all’attaccante campano che dalla mezza luna dell’out destro dell’area di rigore ha fatto partire un sinistro di rara bellezza e potenza che si è stampato sull’incrocio dei pali. Fosse entrato quel tiro sarebbe caduto Stamford Bridge nel delirio bianconero di un tifo impazzito già dopo il pari juventino.\r\n\r\nLa Juve da questa partita esce con la consapevolezza di essere una squadra matura. La squadra ha mostrato una tenuta fisica invidiabile e la personalità di rimontare dopo un pazzesco uno due firmato Oscar che avrebbe tramortito chiunque. Questa è la vera forza della Juve. Qualcosa da registrare in difesa c’è ancora, il centrocampo è il solito mix di quantità e qualità in attesa di ritrovare il Pirlo che tutti conosciamo. In attacco serve maggiore forza propulsiva negli ultimi 16 metri, serve maggiore cattiveria e lucidità sottoporta soprattutto in Europa. Aver ritrovato i goal e il carattere di Quagliarella è fondamentale. Ora nei suoi confronti serve meno ostracismo già a partire dalla gara di campionato in programma sabato col Chievo dove è probabile che Conte e Carrera si affidino ad un robusto turn-over.