\r\n\r\nAlessandro Del Piero ha vissuto decine di partite come quella di ieri sera. Le ha sempre affrontate senza brividi, con la certezza di essere uno che in un modo o nell’altro avrebbe lasciato il segno. Ma questa per lui era una storia diversa. Questa era la sua prima volta da capitano giocatore in un sfida di quelle pesanti dopo i tormenti per gli infortuni e le panchine sofferte a guardare e tifare. Era anche la sua prima, vera esibizione con Diego, il suo erede annunciato, quello che finora aveva fatto rimpiangere i milioni finiti in saccoccia al Werder. Ieri si è riscattato con gli interessi.\r\nL’unione fa la forza, la voglia di dare un senso bianconero alla notte torinese, li ha stimolati, spingendoli verso una partita di sofferenza, durante la quale hanno comunque trovato i loro spazi. Il capitano ha scelto la divisa estiva. Tutta la squadra, a parte il solito Buffon, a maniche lunghe, lui con quelle corte di chi sapeva che non avrebbe sentito il freddo perché non avrebbe avuto pause.\r\nCompito difficile il suo a contatto con i marpioni della difesa interista. In appoggio ad Amauri c’è stato, ma spesso si è scelto lui la posizione migliore, muovendosi anche lontano dall’area, cercando, rispetto al compagno delegato a dare fastidio a Samuel e Lucio, la sua fetta di campo più idonea a far danni. A volte è sembrato anche troppo defilato dalla manovra, ma non era un sottrarsi alle sue responsabilità che ha sempre conosciuto bene anche nei momenti peggiori. L’Ale che la gente ha acclamato fin dal riscaldamento pre partita, ha provato subito a indirizzare la sfida verso la sponda juventina. C’è riuscito dopo venti minuti di schermaglie con la collaborazione di Diego dal cui piede è partita la punizione del vantaggio, e l’aiutino determinante di Lucio che ha ingannato Julio Cesar con una deviazione minima, ma destabilizzante. Uno a zero per la Juve, ma soprattutto per Del Piero che lasciava così la prima impronta sul suo campionato fin qui di retroguardia.\r\nPrezioso in tutto, anche nella ripresa che per la Juve è stata di grande determinazione e sofferenza, alla ricerca della vittoria sul nemico storico. Gli sforzi prodotti non sono finiti nel nulla. Otto minuti prima che Del Piero, ancora lontano dalla condizione ideale, si accomiatasse per lasciare spazio a Camoranesi, la Juve ha dato concretezza alle proprie ambizioni. Il vantaggio è stato un mezzo regalo di Julio Cesar, che ha respinto a fatica una cannonata di Sissoko, e ha premiato il carattere e la voglia di Marchisio.\r\nIl miglior prodotto del vivaio bianconero degli ultimi anni si è fatto trovare al posto giusto per raccogliere la palla smorzata dal numero uno interista. Gol bellissimo, alla Messi. Per niente facile nonostante le apparenze. Una rete che premia il ragazzo torinese, la seconda della stagione. Come Del Piero, anche Marchisio ha avuto un avvio di stagione difficile. In tutto sette presenze prima di ieri sera, a bloccarlo è stato un intervento chirurgico al ginocchio destro. Si è ripreso la Juve in tempo utile per convincere Ferrara a non negargli questa partita intensa e spettacolare e per ribadire la sua indispensabilità. Bravo e disciplinato, da tempo ormai ha fugato i dubbi sulla sua tenuta atletica. «Avevo le gambe pesanti nel primo tempo, poi mi sono sbloccato. Il campionato è riaperto, ci siamo noi ma anche il Milan dietro questa grandissima squadra che è l’Inter. Ora non dobbiamo perdere più punti per strada se vogliamo lottare per lo scudetto». Nell’euforia finale c’è spazio per parlare anche del suo amico Balotelli. «É un amico, cerco sempre di stargli vicino. La gente con lui sbaglia, anche lui deve migliorare. Gli voglio bene, ma deve migliorarsi, si buttava sempre per terra».\r\nMarchisio saggio e recuperato. Anche Lippi sa di poter contare su questo centrocampista che ormai non è follia accostare a Tardelli. Lo stesso Schizzo l’ha indicato di recente come un possibile erede. Marchisio non comparirà mai nell’elenco di color che son sospesi. Lui al Mondiale ci andrà di diritto.\r\n(Fabio Vergnano per La Stampa)