La seconda maglia della Juve clonata non è un caso isolato. Ecco perché…
Ieri vi abbiamo parlato del caso della maglia dei peruviani dello Sport Boys, clamorosamente simile alla seconda maglia della stagione in corso della Juventus. Dopo aver fatto il punto della situazione su come avvenga attualmente la produzione di certi articoli sportivi, abbiamo intervistato Luigi Vircillo, uno che di design se ne intende e che un paio di anni orsono è incappato in un caso di plagio di maglia. Ecco cosa ci ha raccontato…\r\n\r\nCiao Luigi, innanzitutto puoi dirci cosa fai nella vita?\r\n“Sono direttore creativo per vircillo&succurro, agenzia composta da consulenti di immagine e comunicazione che operano nel ramo sportivo, politico ed in parte commerciale”.\r\n\r\nNel corso della tua attività professionale un paio di anni fa hai avuto modo di realizzare il ‘template’ come si definisce in gergo, della maglia del Cosenza. Ci spieghi brevemente quali sono i passaggi che portano alla realizzazione del design di una divisa e alla sua produzione?\r\n“Noi siamo consulenti di immagine e comunicazione del Cosenza Calcio da oltre 7 anni. Purtroppo le vicissitudini societarie che da anni affliggono il calcio cosentino hanno bruciato ogni processo brand avviato spesso anche con successo, come lo store nell’impianto e le divise anniversario. La nostra esperienza ha coinvolto tutti i canali che possono abbracciare una società di calcio e tra questi anche le divise. L’intenzione era quella di dare valore alla maglia come icona di passione e storia di una società. Il processo è iniziato con lo studio e l’analisi della storia della società. A proposito, vi do una chicca visto che chi ci legge è quasi certamente tifoso della Juventus: abbiamo scoperto che la primissima divisa indossata da una squadra di calcio cosentina era bianco/nera con firma filo a mano del sarto sulla manica.\r\nSuccessivamente abbiamo sondato gli ultimi anni e le richieste dei tifosi che fortunatamente si esprimono con intensa attività su vari forum. A quel punto abbiamo inteso iniziare un processo di 3 anni dividendo gli stessi in divisa storica/divisa innovativa/divisa tradizionale fino all’anno del centenario dove prevedevamo un triangolare di lusso con squadre europee ed una divisa anni 30 lana, o simile, con tanto lacci al collo. Per fare ciò ci dovevamo interfacciare con Onze, sponsor tecnico del Cosenza Calcio che fino ad allora aveva prodotto divise da catalogo Onze, ma mai personalizzate. Quindi dopo un primo momento di “conoscenza”, abbiamo realizzato una “numero zero” per il nostro progetto. La numero zero è una divisa prodotta in unica unità per verifica (la trovate nella gallery in basso, immagine 1). Il risultato era decisamente scarso, non rispettava il nostro progetto ma la numero zero serve anche per correggere il tiro, e dopo aver richiesto altre 6 numero zero (in genere se ne produce una sola) abbiamo ottenuto il risultato finale (la trovate sempre nella gallery, immagine 2).\r\n\r\nCosa è accaduto al tuo “design” dopo il primo utilizzo per il Cosenza?\r\n“È stato un colpo al cuore per molti, non solo per noi, soprattutto per i tifosi che hanno visto la propria divisa “anniversario 95° anno” indossata nell’ordine da altre squadre professionistiche e dilettantistiche come Vibonese, SanMarco Argentano, ecc. Tutta la gente che aveva incorniciato la divisa sotto vetro (in numerosi bar locali cittadini sono ancora visibili) si sono visti rubare un “anniversario”. Un’umiliazione a ciel sereno. Successivamente abbiamo presentato il progetto innovazione, ma non abbiamo avuto neppure una numero zero da visionare e correggere. Alla fine le stesse maglie sono state citate da siti specializzati per l’originale scelta di avere un colore frontale e uno sul retro (sotto trovate anche la nuova maglia del Cosenza 1914 per il 2010-2011, immagine 3)”.\r\n\r\nOrmai tutti i marchi producono in China e altri Paesi asiatici… Cosa c’è una sorta di “commistione” tra i marchi che si scambiano i template e i design o fanno tutto i “cinesi” di loro iniziativa? Possono proporre magari un modello realizzato da te per un marchio ad un altro marchio e poi realizzarlo griffandolo in altro modo?\r\n“Per quanto io abbia potuto vedere è un copia e incolla dai grandi brand. Per esempio la tute strette sotto, con marchio sulla coscia, sono nate da un progetto di un noto brand e poi ha arricchito tante piccole aziende che l’hanno prodotta e venduta in quantità industriale senza spendere un euro in progettazione”.\r\n\r\nAvrai sicuramente sentito parlare dell’ultimo caso eclatante: il club peruviano dello Sport Boys presenta la nuova maglia per la stagione 2012 e… è perfettamente identica alla seconda maglia della Juventus di quest’anno, ad eccezione del tessuto e del fatto che una è griffata Nike e l’altra Triathlon Sport. Cosa è accaduto secondo te? Potrebbero esserci delle rivalse legali nella vicenda?\r\n“Un grande club come la Juve che negli ultimi anni sta facendo scuola di brand sportivo, deve aspettarsi sempre dei plagi così come sul marchio, se ricordo bene. Spero si faccia rispettare anche perché ha la forza per farlo, visto appunto il peso (politico ed economico) del proprio brand. Purtroppo capita che un’azienda produce un template (vedi Kappa, Nike e Adidas) e poi lo divide e distribuisce saggiamente, cambiando magari solo i colori. E’ un bene da un certo punto di vista, per l’economia del settore, poiché i brand risparmiano milioni di euro ordinando solo una “carta modello” (i pezzi non cuciti che compongono una divisa) e poi cambiano solo i colori. Putroppo, dovrebbero capire che la divisa è qualcosa che va oltre la maglia. E’ passione, icona, sudore e ricordo. La divisa per un tifoso è l’oggetto da difendere lodare e desiderare, non si può ridurre ad un oggetto da centro commerciale. Almeno questo, vi prego, difendiamolo come ultimo nostalgico valore di un calcio sempre più spettacolo televisivo e commerciale”.\r\n\r\n