La lettera di Cart64 “Purtroppo, e mi costa dirlo, non c’è speranza!”

Viviamo in un mondo di ipocriti, faziosi, superficiali, ai quali la verità vera non interessa affatto. Una squadra il cui nome significa gioventù, meraviglioso assioma di gioia, gioco e speranza, senza colori di campanile se non gli universali bianco e nero che, da opposti, racchiudono tutti i colori del mondo, non a caso gli amanti della Juve non hanno confini. Ebbene, dicevo, una squadra che ha vinto tanto, più delle altre, probabilmente per qualcuno troppo. Questa squadra, la mia amata Juve, è oggi, più di ieri, bersaglio dell’odio, della denigrazione ad ogni costo e dell’incontrovertibile rifiuto a riconoscerne i meriti storici. La mia Juve, fiore all’occhiello dell’eccellenza sportiva italiana, ammirata dagli sguardi attenti ed esigenti del palcoscenico del mondo, è stata accerchiata dalle meschine, piccole, fanatiche e frustrate voglie di rivalsa delle patrie botteghe.\r\n Nessuna riconoscenza dunque, nessun merito allo storico apporto dato alle nazionali vincenti del 34′, del 38′, dell’82’ e, ahimé, del 2006. Un’Italia dalla memoria corta, ingrata, indegna della propria storia, sempre pronta a saltare sul carro vincente per poi abbandonarlo alla prima buca, ha dichiarato guerra alla mia Juve. La semplice, sana rivalità sportiva non c’è più, al suo posto un odio fanatico, quasi religioso, sta diffondendo il suo venefico seme nel fertile terreno delle menti italiche, per loro natura aggrappate da sempre al proprio orticello. E mi chiedo, com’è nato tutto ciò? Beh, potrei ricordare che mai come in Italia “nemo propheta in patria”, oppure potrei perdermi nel cercare le convenienze di parte che hanno mosso le categorie manipolatrici della pubblica opinione, ovvero gruppi editoriali, economici, politici, nonché i loro fedeli servitori: giornalisti gazzettari e televisivi, pubblici e privati, opinionisti al soldo del miglior offerente, e burocrati dello stato che per loro natura non hanno dimestichezza con logiche di giustizia, semmai con quelle di opportunismo e di poltrona. \r\nCome dicevo, amici miei, non c’è speranza!