Ieri sera all’olimpico di Torino la Juve ha ottenuto la vittoria che desiderava. Il gioco, nonostante il cambiamento del modulo, ancora latita. Cominciamo a pensare che il buon Ciro Ferrara non abbia le idee molto chiare e non sappia come utilizzare i suoi uomini. Ieri in attacco ha cambiato molto. Non vorremmo che nel disperato tentativo di avere un gioco, cambi continuamente uomini senza capire come utilizzare quelli che ha. In particolare vediamo un Felipe Melo che è l’ombra del tanto decantato e strapagato giocatore. Diego ancora non è lui, anche se ieri è andato meglio (lui stesso ha chiesto a Ferrara di giocare più avanti, sic). Tuttavia, qui, non vogliamo parlare di tutte le lacune bianconere, ma solo di alcune analogie che abbiamo visto ieri con la Juve dei tempi di Claudio Ranieri. Del non gioco e della mancanza di incursioni sulle fasce, potremmo discuterne per ore, ma ciò che ieri ci ha stupito (Con il Livorno e Bologna la stessa cosa) è la ripetitività dei rischi che la Juve corre in contropiede. Con Ranieri si diceva che il mister faceva giocare la difesa troppo alta, con Ferrara cosa dobbiamo dire?
Ieri in 11 contro 10 (e in vantaggio di una rete) ” San Gigi Buffon” ci ha messo la sua mano. Verso la fine del match il Maccabi ha avuto l’occasione del pareggio. Evidente che i giocatori hanno le loro colpe. Come può gente esperta come la retroguardia bianconera (quasi l’intera difesa della nazionale italiana!) subire quel tipo di contropuiede e per giunta in vantaggioo numerico? Possibile che non si parlino tra loro o non si richiami il compagno che in quel momento è, diciamo così, sbadato? Qui vanno messi sotto accusa i giocatori. Sono loro che stanno in campo e sono loro che ad ogni fine partita dichiarano ” dobbiamo stare più attenti”. Dovremmo cominciare a rinfacciare loro queste parole e ricordar loroi che un vecchio adagio latino recitava: “Errare umanum est, perseverare est diabolicum”. A buon intenditor poche parole.
(Credits: Tuttojuve.com)