Filip Kostic si è presentato in conferenza stampa ai nuovi tifosi della Juventus. “Sono felice di essere qui. Sono entrato col Sassuolo e il 3-0 è stato il momento che mi ha reso più contento”, esordisce il serbo rispondendo ai giornalisti presenti nella sala stampa dello Stadium. “C’è Dusan qui, è fantastico essere qui. Sono davvero felice qua e di giocare con i miei colleghi. Non ho seguito tantissimo la trattativa, personalmente dal primo contatto al contatto finale. Sapevo che volevo venire e ho fatto di tutto per venire, questo sì”, aggiunge l’ex Eintracht Francoforte, che in merito al suo ruolo, rimanda poi tutto a Max Allegri. “Non sono io che decido, io gioco nella formazione che il mister decide per me”, sottolinea.
A proposito del retroscena sul suo arrivo alla Vecchia Signora, Kostic racconta: “Quando eravamo in Nazionale, Dusan mi ha chiesto cosa ne pensavo della Juventus. Mi ha detto che sarebbe stato felice di avermi qua, mi ha raccontato cose bellissime del club. Quando sono arrivato ho visto che aveva ragione, si è concretizzato tutto quello che mi ha detto. Il mio assist ideale per Vlahovic? Sarebbe un buon assist da 16 metri in area di rigore che Dusan può chiudere”.
Scegliere la Juventus non è stato difficile per il serbo: “La mentalità dei giocatori e del club è quella di arrivare sempre alla vittoria. Dobbiamo avere questo tipo di mentalità, andare però passo dopo passo, partita dopo partita con pazienza. So cosa ci si aspetta da me e sono pronto a dare il massimo. Riportare cattiveria? Io seguo la Juve da quando ero piccolino, ho sempre seguito tutta la Serie A. Il mio compito, il mio lavoro è quello di fornire qualcosa, la miglior palla agli attaccanti. Quello che son venuto a fare è questo, dare questo tipo di supporto alla squadra”.
Ovviamente, in questi primi giorni a Torino ha parlato tanto con Allegri, che ha fatto di tutto per metterlo subito a suo agio: “Cosa mi ha detto? Cose normali, abbiamo parlato di sistemi, aspetti tecnici. Quello che si fa di solito. Ancora non ho spacchettato i bagagli e ho cercato di entrare il prima possibile a far parte del club. Differenze tra la Germania e l’Italia? Non c’è tutta questa grande differenza nel gioco, forse in Italia c’è più tecnica, un sistema tecnico che va imparato col lavoro giornaliero. Spero di adattarmi prima possibile a questo nuovo sistema, a questo nuovo contesto e al club”.
Infine, una battuta sulla scelta del numero 17: “Non c’è una ragione specifica. Era un numero libero, lo avevo in Nazionale, e ho pensato di prenderlo anche qua”.