Tra qualche giorno riparte il processo a Napoli.  Mentre a Losanna il T.A.S ha appena accolto il ricorso dei medici della Juventus riguardo il caso Cannavaro, noi poveri barboni sempre pronti a coinvolgere chi non c’è più  e a inventare telefonate che esistono solo nella nostra testa ci ricompattiamo idealmente, nella speranza sempre più forte che questo procedimento possa portare finalmente  all’accertamento della verità. Ma quale verità?\n\nQuella che assolve Moggi dall’associazione a delinquere ? Quella che chiede la Juventus nel suo esposto ? Quella che si augurano tifosi e piccoli azionisti ?\n\nPer dirla alla Andrea Agnelli, non sembra esserci tanto “allineamento” tra queste diverse esigenze, né sotto il profilo ideologico, né sotto quello pratico. Molti malcontenti del tifoso squadrista e rancoroso derivano alla fine proprio da questa mancanza di un unità d’intenti e da un certo senso di impotenza di fronte alla proprietà attuale.\n\nCominciamo intanto a chiarire lo stato dell’arte ad oggi.\n\nAlzi la mano chi vuole la revoca dello scudetto 2006 all’Inter.\n\nTante mani alzate, bene. Ha provato ad alzarla timidamente anche la Juventus nel recente esposto che chiede equità di trattamento.\n\nAdesso alzi la mano chi vuole che questo scudetto vada restituito alla Juve, assieme a quello non assegnato.\n\nQuante altre mani inutilmente alzate, dato che è sempre mancata e sembra mancare tuttora quella di John Elkann!\n\nAlzi la mano chi vuole vedere Moggi assolto, magari perché i suoi comportamenti erano comuni anche a tutti gli  altri, cosa che rende giustizia al nostro ex direttore e non ci restituisce di certo nulla in sede sportiva, a meno che il “tutti colpevoli, nessun colpevole” non torni di gran moda come ai tempi dei passaporti falsi.\n\nMi sa che, o sono cieco, o non ci sono mica tante mani alzate.\n\nBisogna essere onesti e  parlare chiaramente, dato che, nonostante l’incessante impegno da parte di chi, cerca di fare un’informazione corretta e soprattutto completa, c’è spesso grande ignoranza e confusione in materia. I tifosi rivogliono tutto indietro, compresa la reputazione. Ma come si può pretendere che l’argomento revisione e revocazione possa essere preso sul serio non solo dalle istituzioni, ma anche dai media se l’azione della società si riduce al mandare un esposto e dichiarare di vigilare attentamente? Uno spiraglio sembra averlo dato Andrea Agnelli, a tutti gli effetti un dipendente del cugino John, ma senza riferirsi chiaramente al processo sportivo del 2006 che andrebbe immediatamente riaperto. Cosa si attende di preciso in corso Galileo Ferraris per cominciare a muovere dei passi, anche solo in maniera ufficiosa, magari sui media?\n\nC’è  infatti un totem che deve essere inculcato nella testa di tutti: l’unica via per vedere un po’ di giustizia è dell’articolo 39 C.G.S, da li non si può scappare, ed è un iniziativa che deve venire dalla Juventus F.C. Per completezza dell’informazione potrebbe richiederla anche la F.I.G.C stessa, ma non mi sembra serio pretenderlo in mancanza almeno di una chiara presa di posizione societaria, oltretutto da una federazione che rischierebbe seriamente di vedersi recapitare una richiesta di danni molto sostanziosa. L’articolo 39, non lo scopro certo io, sul piano strettamente giuridico  parla di revisione e revocazione di sentenze già passate in giudicato, sul piano molto concreto sconfessa la favola della completa indipendenza della giustizia sportiva, ottenendo perfino un effetto di esagerazione in senso contrario, tanto da far passare il messaggio che senza le sentenze definitive di Napoli non si può fare nulla. Giova a proposito ricordare i punti principali di cui si compone l’articolo 39 al fine di schiarirsi un po’ le idee.\n\nSi prevede revisione o revocazione delle sentenze:\n\na) se sono l’effetto del dolo di una delle parti in danno all’altra;\n\nb) se si è giudicato in base a prove riconosciute false dopo la decisione;\n\nc) se, a causa di forza maggiore o per fatto altrui, la parte non ha potuto presentare nel precedente procedimento documenti influenti ai fini del decidere\n\nd) se è stato omesso l’esame di un fatto decisivo che non si è potuto conoscere nel precedente procedimento, oppure sono sopravvenuti, dopo che la decisione è divenuta inappellabile, fatti nuovi la cui conoscenza avrebbe comportato una diversa pronuncia. \n\nPer chi avesse passato gli ultimi due anni su Marte, la revisione totale della sentenza Guardiola ci conferma (anche se non ce n’era bisogno)  che non esiste alcun tipo di prescrizione nel momento in cui emergono fatti nuovi, o quando prove a carico che abbiano contribuito alla condanna di un soggetto si rivelano false. Guardiola, il quale ne ha fatto giustamente una questione morale pur avendo già smesso di giocare ha pazientemente atteso che il tribunale penale gli desse ragione, e poi ha chiesto di applicare questo antipatico articolo 39 che tanti problemi crea alla Gazzetta dello sport che infatti finge che non esista. Adesso è molto importante fissare bene questo punto: Guardiola ha chiesto la riapertura del processo in virtù di un giudizio penale favorevole, dato che lui in prima persona ne era stato danneggiato. O a qualcuno risulta che la società Brescia abbia ricevuto un indennizzo per non aver potuto usufruire del calciatore?\n\nQuesto ha appunto generato la leggenda che solo ed esclusivamente una sentenza penale favorevole del tribunale di Napoli possa costituire una giusta causa per passare all’attacco e cominciare a mettere in atto delle azioni volte a riprendere il maltolto, ma leggendo l’articolo 39 questo non è affatto vero. È cosi irrilevante che a Napoli non si stia difendendo la Juventus, ma l’uomo Luciano Moggi, oggetto di un’accusa di associazione a delinquere ? Se Moggi avesse commesso degli illeciti ma senza essere associato con nessuno, la Juventus sarebbe innocente? La strada non è questa, e la Juventus si deve prendere le proprie responsabilità, non attendere gli effetti della difesa di qualcun altro.\n\nProcedendo all’analisi dei fatti, il processo penale a Moggi ha effettivamente dato una grossa mano per svelare gli altarini nascosti e sarà fondamentale anche nel prossimo futuro, ma già da tempo non dovrebbe essere il fulcro attorno al quale ruota la tempistica di un eventuale richiesta di revocazione della sentenza, peraltro mai nominata da nessuno ai piani alti dell’azienda Juventus. Attualmente c’è già abbondanza di prove riconosciute come false, di nuove prove e anche, fin dal 2006, una serie infinita di documenti che, come recita il punto C non è stato permesso portare in procedimento a discolpa, e che piaccia o non piaccia, avrebbero influenzato il giudizio. È il momento di alzare la testa da parte della società, e di puntare i riflettori sull’aula 216, cosa accaduta solo il 13 Aprile 2010 e non certo grazie alla Juventus. C’è voluto San Nicola Penta, il quale nel frattempo avrà scovato qualche altro iscritto al club dei telefonanti per caso, e ce lo racconterà a tempo debito.\n\nFare un riassunto generale di tutto quello che è emerso già basterebbe per cominciare come prima cosa a dismettere questo atteggiamento remissivo, basta ricordare che Il processo sportivo si è svolto basandosi su informative, brogliacci e trascrizioni,  che l’investigazione si è  limitata all’esame di quanto emergeva dalle intercettazioni, confrontandole con i tabellini delle partite e gli articoli di La Gazzetta dello Sport, Corriere dello Sport e Repubblica, quasi sempre senza procedere ad elementari verifiche della veridicità dei fatti contestati. Le conclusioni del maggiore Auricchio parlavano di cupola:\n\n“Le indagini hanno consentito di delineare una struttura associativa di tipo piramidale e verticistico che vede al suo apice Luciano Moggi, in primis, Innocenzo Mazzini, Paolo Bergamo e Luigi Pairetto, Alessandro Moggi e Franco Zavaglia; indispensabili sono anche risultati Francesco Ghirelli (segretario Figc) e Tullio Lanese.”\n\nQuesto è stato sconfessato dal proscioglimento di  Alessandro Moggi e Zavaglia dall’accusa di associazione per delinquere al processo GEA, e “l’indispensabile” Ghirelli è già stato archiviato in un quarto d’ora. Ma volendo proprio andare nel particolare, bisogna dire che aldilà delle amare risate che molti testimoni hanno strappato ai presenti in aula, non c’è alcun dubbio che molte prove raccolte con questo sistema investigativo si sono poi rivelate false durante il procedimento penale, a frittata sportiva già commessa. A più riprese sono stati sconfessati capisaldi dell’accusa che furono determinanti nel processo sportivo del 2006.\n\nVediamo alcuni esempi.\n\nEmblematico il caso Paparesta, riguardo al quale ci sono almeno due testimonianze della vittima che asserisce di non essere mai stato chiuso nello spogliatoio, cosa confermata anche da una sentenza del tribunale di Reggio Calabria che ha archiviato il fascicolo perché il fatto non sussiste. Questo caposaldo dell’accusa, evidenziato alla noia dai giornali che hanno parlato di sequestro di persona, non è mai accaduto ed è sicuramente una prova che si può definire falsa.\n\nMa c’è di più sull’argomento , ed è proprio il dibattimento di Napoli a darne testimonianza, quando Auricchio insiste sulla circostanza fasulla che Moggi abbia condizionato la squalifica mai avvenuta di Paparesta dopo lo scandaloso arbitraggio con la Reggina:\n\nAvv. Prioreschi: Vicenda Paparesta negli spogliatoi. Lei ha evidenziato la frase “Le faccio ritirare la patente”\nAuricchio: Sì\nAvv. Prioreschi: Lei ha accertato se a Paparesta è stata ritirata la patente, o se quella era solo una battuta?\nAuricchio: Sì, nella classifica che faceva Baldas\nAvv. Prioreschi: Ma no! Volevo sapere se Paparesta ha subito una sospensione dalla Federazione\nAuricchio: Credo che abbia saltato un turno di campionato e poi sia stato mandato in B\nAvv. Prioreschi: Ha accertato se la terna è stata fermata?\nAuricchio: I due assistenti non hanno più arbitrato la Juve\nAvv. Prioreschi: Io le ho fatto una domanda diversa, se sono stati sospesi\nAuricchio: Sì\nAvv. Prioreschi: Ma quando mai?\nAuricchio: Sì, sicuramente hanno avuto un turno di sospensione in serie A\nAvv. Prioreschi: Ma non è vero!\nAuricchio: Controllo\nAuricchio: Allora, non mi ricordo\nAvv. Prioreschi: Giudice io Le chiedo di ammonire il teste per reticenza.\n\nSi chiama prova falsa, questa, o c’è un nome più adatto? Io sono stupido e ho bisogno che qualcuno me lo spieghi cosa se non questa, è una prova falsa.\n\nRiguardo poi le ammonizioni mirate, basta prendere alcuni esempi per vedere come abbondino le prove assolutamente inventate.\n\nSu Juve-Udinese\n\n“atti fraudolenti consistiti, ad opera del Dattilo, nella dolosa ammonizione dei calciatori Pinzi, Muntari e Di Michele e nella dolosa espulsione del calciatore Jankulovski, tutti in forza alla squadra dell’Udinese – successivo avversario della Juventus”.  Falso, falso come uno scudetto a tavolino. Non c’è nulla di doloso nell’ammonire un giocatore che non è diffidato, come nel caso di Pinzi e Muntari,e questo è incontrovertibile. Riguardo Jankulovsy, basta leggere le motivazioni ufficiali della squalifica per capire come la prova , a norma di regolamento sportivo, sia assolutamente fasulla: “perché, al 31° del secondo tempo, colpiva a mano aperta sul volto un avversario senza conseguenze lesive di sorta; infrazione rilevata da un Assistente”.\n\nAnche per la partita Juventus Bologna si fabbricano squalificati inesistenti. «dolosa ammonizione dei calciatori Petruzzi, Nastase e Gamberini difensori del Bologna F.C, successivo avversario della Juventus». Gamberini, il quale non era nemmeno diffidato viene indicato come una vittima della cupola, ma è sceso in campo regolarmente.\n\nQuando invece il diffidato è reale , come nel caso di Inzaghi per Juventus-Sampdoria, viene indicato un risultato sbagliato. La Juventus perde 0-1, ma Beatrice e Narducci trascrivono il risultato di  “1-0” in favore della Juve.\n\nVogliamo trattare, a proposito di prove riconosciute false, dell’argomento cene con i designatori?\n\nQuando si va ad analizzare  la cena con Bergamo del 21 maggio 2005  si fabbrica dal nulla un contesto fasullo, ribadito in tribunale da Auricchio, che evidentemente  è molto distratto quando mette insieme il materiale per l’accusa. Infatti la Juve  va a cena a casa di Bergamo  già da campione d’Italia, dato che al Milan resta una partita da giocare e la Juve è a +4,  mentre gli investigatori sostengono che la cena serve a preparare l’illecito che dovrebbe rendere i bianconeri campioni matematicamente. Ecco il passaggio, inquietante, tratto dal processo di Napoli.\n\nPM: E’ questa la giornata in cui la Juventus consegue lo scudetto?\nAuricchio: Sì, matematicamente diciamo…\nPM: Poi resta ancora un turno ultimo da disputare.\n\nTanto per la cronaca nel corso del processo Auricchio cambierà la versione in uno scambio memorabile con l’avvocato Prioreschi.\n\nAvv. Prioreschi: Incontro a Livorno tra Bergamo, Moggi, Giraudo e Mazzini. Il 21 maggio, quale era la finalità, che cosa ha accertato? Se, ad esempio, alla data del 21 maggio la Juve aveva già vinto matematicamente lo scudetto?\nAuricchio: Sicuramente la Juve aveva già chiuso\nAvv. Prioreschi: E sa quale poteva essere la finalità?\nAuricchio: Noi abbiamo contestualizzato l’incontro nelle attività riconducibili alla Fiorentina\nAvv. Prioreschi: Che c’entra la Fiorentina?\nAuricchio non risponde\n\nContestualizzato quando? Tra una pausa e l’altra dell’interrogatorio? Ma se la Juve è andata in B quattro anni fa ! Tutto il ragionamento base è sconfessato, non può cambiare il contesto retroattivamente dopo essersi accorti della sua insussistenza.\n\nSe invece ci vogliamo concentrare sul comma C, sono emerse tantissime telefonate di tenore anche peggiore di quello “moggiano”, che costituiscono senza dubbio fatti nuovi, quantomeno di fronte all’affermazione dei PM ( uno dei boomerang più clamorosi della storia) ““Piaccia o non piaccia agli imputati non ci sono mai telefonate tra Bergamo, o Pairetto, con il signor Moratti, o con il signor Sensi o con il signor Campedelli, presidente del Chievo…” e ancora ” “Balle smentite dai fatti. I cellulari erano intercettati 24 ore su 24: le evidenze dei fatti dicono che non è vero che ogni dirigente telefonava a Bergamo, a Pairetto, a Mazzini o a Lanese: le persone che hanno stabilito un rapporto con questi si chiamano Moggi, Giraudo, Foti, Lotito, Andrea Della Valle e Diego Della Valle”. Presupposto falso, falso, mille volte falso, poi ritrattato in aula trasformando le telefonate inesistenti in non rilevanti.  C’erano o no le telefonate? No? Allora sono un fatto nuovo, e lo afferma l’accusa, il che è tutto dire.\n\nProseguendo sull’argomento “fatti nuovi”, e sorvolando sul contenuto delle nuove intercettazioni che necessiterebbe di fiumi di parole, basti ricordare che  alla Juventus non è stato concesso nel 2006 di produrre la documentazione che spiegava con i numeri che gli arbitri della teorica cupola portavano meno punti degli altri, o di analizzare l’effettiva incidenza delle ammonizioni ai giocatori in serie A, e che non le fu concesso nemmeno l’uso di filmati che mostrassero l’eventuale esistenza di episodi arbitrali favorevoli e contrari nelle partite incriminate. Tutte cose influenti al fine di decidere, soprattutto quando condanni alla serie B una squadra  per un fantomatico  illecito associativo senza aver provato alcun illecito vero e proprio.\n\nTutti questi fatti sono assodati e non sono che una piccola parte delle incongruenze, degli errori, delle falsità emerse fino ad oggi. La Juventus non ha bisogno di una sentenza a Napoli per mettere insieme un dossier circostanziato e renderlo, finalmente, pubblico. Napoli aiuterà, ma ora bisogna agire, perché il popolo Juventino è stanco. Il materiale per far partire questa crociata che, come Godot, non arriva mai nonostante tutti la aspettino, c’è già. Giace, come le intercettazioni dell’Inter, in un limbo, portato alla luce solo dai siti di controinformazione e dai blogger.  Una società agguerrita ne avrebbe già parlato in occasioni pubbliche, dopo aver insinuato,  magari, in quelle private, quantomeno per vedere quali sono le reazioni in seno a Lega e Federazione ( che nel 2006 se la facevano nei pantaloni pensando al TAR,  tanto da necessitare dell’intervento di Montezemolo). La storia di questi anni ci suggerisce che neanche a livello sotterraneo sembra essersi mosso nulla, o quasi, a meno che non si voglia leggere in questo senso l’avvento di Andrea Agnelli unito alle contemporanee pensioni di Gabetti e dimissioni di Montezemolo.\n\nLe nuove intercettazioni sono in mano a Palazzi da qualche giorno, ma non basta. Se la Juventus c’è, deve battere un colpo adesso.\n\nDi Aula 216 per Juvemania.it