La conquista del tanto agognato nono scudetto consecutivo sembra più faticosa di un parto gemellare. Domenica 26, alle 21:45, la Juventus affronterà la Sampdoria all’Allianz Stadium per sferrare il colpo decisivo ai fini della vittoria del tricolore, titolo per il quale la Juve avrà il dovere morale di essere padrona del proprio destino, senza ricorrere a cervellotici calcoli matematici. Battendo la Samp, la Vecchia Signora diventerebbe aritmeticamente campione d’Italia. Madama giungerà a questa sfida cruciale dopo aver perso 2-1 a Udine con l’Udinese. I Bianconeri torinesi hanno fornito una prestazione a dir poco deludente, soprattutto a causa della sciagurata gestione tattica e mentale in seguito al vantaggio per 1-0, tanto da farsi rimontare a pochissimo dal triplice fischio. Anche i Blucerchiati, già matematicamente salvi, arriveranno a Torino dopo essere usciti sconfitti 2-1 nel derby della Lanterna contro il Genoa.
Mister Sarri (qui la conferenza stampa della vigilia) si troverà costretto a fronteggiare le assenze di Khedira, De Sciglio, Chiellini, Douglas Costa e probabilmente Higuaín. Dunque, possibile un 4-3-3 formato da: Szczęsny; Cuadrado, de Ligt, Bonucci, Alex Sandro; Rabiot, Bentancur (Pjanić), Matuidi; Bernardeschi, Dybala, Ronaldo. Doria priva di Colley, Vieira, Ekdal e, forse, anche di Bonazzoli, con Claudio Ranieri pronto a varare un 4-4-2 composto da: Audero; Bereszyński, Yoshida, Tonelli (Chabot), Augello; Depaoli, Thorsby, Linetty, Jankto; Gabbiadini, Quagliarella.
Al contrario di quanto accaduto alla Dacia Arena di Udine, Madama dovrà innanzitutto provare ad aumentare i giri del motore in particolare per ciò che concerne il palleggio, da effettuare a velocità molto più sostenuta rispetto alla gara contro i friulani. Anche la ricerca dell’attacco alla profondità sarà un’arma importantissima da sfruttare, ovviamente puntando su verticalizzazioni immediate e fulminee per tentare di far male alla retroguardia avversaria. Quanto alla fase di non possesso, fondamentale sarà coprire con attenzione e applicazione le corsie laterali e impedire soprattutto agli interni del centrocampo sampdoriano di giocare tra le linee con facilità. La Sampdoria, in fase di possesso, è una squadra abilissima nella spinta costante dei due esterni bassi, sempre pronti ad accompagnare la manovra offensiva. L’undici di Ranieri, spessissimo, rinuncia a costruire dal basso, preferendo l’attacco diretto. Le rare volte in cui esce da dietro si appoggia subito sui terzini e punta dritto sull’ampiezza e sulle sovrapposizioni esterne. Mentre un’altra peculiarità è l’inserimento senza palla a fari spenti dei due interni di centrocampo, bravi a muoversi tra le linee.
Nelle transizioni positive il diktat è il consolidamento del possesso palla, per poi attendere le sovrapposizioni degli esterni e il rimorchio dei centrocampisti. Quanto alle transizioni negative, l’obiettivo primario è quello della riaggressione per (ri)conquistare prestissimo il possesso, ma in alternativa la formazione doriana si abbassa con dieci uomini dietro la linea della palla per compattarsi e creare densità. In fase di non possesso non è abituale un pressing ultraoffensivo, piuttosto l’imperativo è quello di chiudere tutte le linee di passaggio specie nel cono centrale e fare densità nella terra di mezzo. Sciupare ancora l’occasione di scrivere la parola fine su questo campionato sarebbe follia allo stato puro per la Juventus. Il prestigioso traguardo dista tre punti. E bisognerà ottenerli a qualsiasi costo, senza continuare ad alimentare (seppur flebili) speranze nelle inseguitrici. Anche perché “Errare è umano, perseverare è diabolico”.