Juventus: se salta Agnelli, un cugino il nuovo presidente?

Se Andrea Agnelil salterà, alla presidenza della Juventus potrebbe arrivare il cugino Alessandro Nasi, con Del Piero e Trezeguet

Mentre Andrea Agnelli ribadisce di essere ben saldo alla presidenza della Juventus, posizione confermata da Tuttosport, il Corriere della Sera avanza una ipotesi differente. Se il fallimento della Superlega porterà ad una resa dei conti all’interno alla proprietà, John Elkann potrebbe sollevare il cugino dalla presidenza o comunque invitare alle dimissioni. L’incarico del club bianconero, a quel punto, andrebbe al cugino di Andrea, Alessandro Nasi, presidente di Comeau e attuale compagno di Alena Seredova, la ex di Gianluigi Buffon.

Nasi presidente della Juventus con Del Piero e Trezeguet?

Nasi, però, non rappresenterebbe l’unica novità nella dirigenza bianconera. Potrebbe infatti configurarsi il ritorno di due grandi ex, ovvero Alessandro Del Piero e David Trezeguet. Il primo avrebbe il ruolo di vicepresidente della Juventus, al posto di Pavel Nedved, mentre il secondo ha conseguito da poco il patentino da Direttore Sportivo e potrebbe occupare proprio quella casella al posto di Fabio Paratici. A quel punto mancherebbe un amministratore delegato e da giorni circolano voci sul possibile ritorno di Beppe Marotta. Per la panchina, a quel punto, Massimiliano Allegri sarebbe in pole.

Agnelli: “Addio SuperLega”

Poco fa, intanto, raggiunto dalla Reuters il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, ha detto addio alla SuperLega: “Il progetto non andrà avanti – seppur resti convinto della sua bellezza ma sinceramente non è più in piedi e operativo. Non dirò qui quanti club mi hanno contattato in queste 24 ore per aderirvi: magari mentono ma sono stato contattato da un numero importante di club per aderire. Se sei squadre si fossero staccate e avrebbero minacciato l’EPL (Premier League), la politica l’avrebbe visto come un attacco alla Brexit e al loro schema politico. Uefa e Ceferin? Le relazioni sono lì, ne ho viste tante cambiare nel tempo. Adesso sono certo che le persone saranno aperte al dialogo, a parlarsi l’una con l’altra. Però non credo che la nostra sia un’industria sincera, affidabile e credibile in generale”, conclude.