Una volta la trasferta a Salisburgo sarebbe stata una gita fuoriporta, di quelle che garantivano tre punti in classifica e magari servivano persino a fare un po’ di innocente turnover. Ma siccome da Calciopoli in avanti il peso specifico della Juventus all’estero – e non solo – si è abbassato, anche la sfida contro i “bulli” del magnate Dietrich Mateschitz (al netto delle commistioni per l’eventuale acquisto del Torino e dell’ipotesi di un derby potenziale) diventa importante per testarne la nuova consistenza europea. Tradotto nell’ottica stringente di Andrea Agnelli, vuole dire tornare «all’eccellenza internazionale» e, traducendo la traduzione, significa gettare le basi per riappropriarsi in fretta della Champions League. Passaggi obbligati. Tenuto conto del concetto di gradualità che deve accompagnare la risalita dagli inferi, negli ultimi mesi lo scenario internazionale è già servito per la crescita della squadra di Gigi Del Neri. Perché proprio in questa chiave “costruttiva”, l’uno a uno di Manchester ha creato una certa consapevolezza all’interno del gruppo che, di rimbalzo, a sua volta ha poi condotto al pareggio convincente contro l’Inter a Milano e al successone di domenica scorsa con il Lecce. Ora è lecito attendersi dalla Juventus una prestazione generosa e larga, persino grassa, pure in Europa League, in considerazione della cifra tecnica non eccelsa del Salisburgo e della spinta propulsiva generata dall’entusiasmo. Senza alibi, ovvio, nemmeno per le assenze calcolate/forzate di Melo, Krasic, Aquilani e Quagliarella… \r\n\r\n(Di Vittorio Oreggia per ‘Tuttosport’)