Juventus-Monaco, la vigilia. Giornata di interviste per alcuni big della Juventus alla vigilia della delicata sfida di Champions League contro il Monaco. Capitan Gigi Buffon è stato raggiunto dai francesi de l’Equipe, ai cui taccuini il numero uno della Vecchia Signora e della nazionale italiana, ha parlato tanto della sua carriera e di quello che farà nell’immediato futuro. Ovviamente, si parte da una sorta di rivincita in coppa, l’ultima volta ai quarti la Juve uscì contro il Bayern e Buffon non fece propriamente un “figurone”:\r\n
Non voglio prendere nessuna rivincita con nessuno – sottolinea – , la sconfitta con il Bayern era soltanto una partita, avevo fatto una buona stagione, ma come in tutte le stagioni si commettono degli errori. Ci sono sempre state critiche verso di me, indipendentemente che io giochi bene o male. Delle critiche come quelle di Beckenbauer non mi interessa, la gente guarda le partite e le risposte sono a mio parere ottime, non lascio spazio alle critiche. Sono abbastanza grande da poter capire che se continuo su questo livello fisico e mentale posso garantirmi ancora due o tre anni ad alti livelli, non sono un secondo, io voglio essere a quarant’anni ancora il numero uno. Solo dopo comincerò a pensare al ritiro, ma gli anni che restano voglio viverli nel miglior modo possibile, per dimostrare che anche a 37 o 38 anni sono un portiere importante. Se dicessi che non penso alla coppa del mondo in Russia mentirei, sono abituato ai grandi obiettivi, ma mancano tre anni e alla mia età è molto, ma posso aspettare.
\r\nContro il Monaco rientrerà Carlos Tevez, rimasto fuori contro il Parma per un problema muscolare. L’argentino crede tanto alla Champions e non vede l’ora di scendere in campo per consentire ai tifosi bianconeri di coltivare un sogno:\r\n
La Juventus può vincere la Champions? Sì – risponde l’Apache a ‘Repubblica’ – . Dortmund ha dimostrato che possiamo arrivare lontano. Dipende da noi. Non dipende anche dal Barcellona o dal Bayern o dal Real o dal Monaco? La Juventus può battere chiunque e lo ha dimostrato. Non ci sono squadre fuori dalla nostra portata. Neanche una. Avverto le stesse sensazioni di Manchester? È una situazione diversa. Là c’erano dei campioni incredibili: Cristiano Ronaldo, Rooney, Giggs, Ferdinand, Scholes. Io penso che invece adesso c’è una squadra. Noi siamo durissimi da battere. Come l’Atletico Madrid un anno fa Come l’Atletico Madrid. Ma con un finale diverso. Perché in Europa ci battevano? Perché pensavamo di aver vinto già prima di giocare, ma ora abbiamo imparato, ne abbiamo parlato. Oggi siamo più tranquilli. È la tranquillità di Allegri. È riuscito a far passare questo messaggio e la squadra lo ha capito, ma non fatemi fare paragoni con Conte. Allegri ci dice di giocare tranquilli, e che prima o poi il gol faremo. E noi adesso tranquilli giochiamo. Si può sognare il triplete? Si può fare. Sognare non fa male. Perché in Champions non segnavo? Perché adesso in Champions gioco sempre. A Manchester c’era un Ronaldo fantastico, veniva prima di tutti. Adesso identificano me come il leader, e mi dà fiducia anche se non mi sento tale: allo United ho vinto tutto, ho vinto sempre ed è quello che conta, non ho bisogno di sentire l’importanza del mio ruolo. Ho bisogno di vincere. Il nostro rivale per la Champions? Penso il Bayern. Perché? In realtà non lo so esattamente. Questo è il miglior Tevez di sempre? No, quando era al Boca volavo. È il Tevez più libero di sempre? I compagni e Allegri mi danno tanta fiducia, sono contento di come il mister mi chiede di giocare. Abbiamo fatto una specie di patto: quando ho la palla posso fare quello che voglio, quando difendiamo devo però eseguire compiti ben precisi, perché quando ci difendiamo abbiamo un ordine generale. Mi piace stare a contatto con la palla, se non arriva me la vado a prendere. Contro l’Empoli mancavano Pirlo e Marchisio e allora andavo a farmela dare da Buffon. È divertente.
\r\nCon il passare dei mesi Tevez è diventato sempre più leader di questa Juventus: gol, assiste, prestazioni importanti. Resta ancora un anno di contratto, poi Carlitos tornerà in Argentina, anche se ora di futuro non vuole parlare:\r\n
Come faccio a essere leader senza parlare italiano? Mi faccio capire. A volte faccio fatica a concentrarmi, dopo la partita sono stanco e devo parlare usando il linguaggio che mi viene da dentro, quindi lo spagnolo. Ma leader devi esserlo sul campo, facendo una corsa di più quando la squadra ne ha bisogno. Quando mi davo alla macchia al City? Al City ho sbagliato. Non c’era più fiducia tra noi e ho reagito sparendo. Mi sono comportato male, lo so. Ma qui la fiducia non me l’hanno mai tolta. Quando non segnavo in Champions, non ho perso fiducia in me? È un problema degli attaccanti che leggono sui giornali da quanti minuti non segnano. Io neanche me ne sono accorto di essere stato sei anni in Europa senza fare un gol. In serie A troppo facile? Ma guardate che è molto più facile segnare in Premier: la palla va e viene di continuo, c’è un’azione di qua e una di là, il centrocampo non esiste, si pensa solo a fare gol. Qui capita di vedere un attaccante contro cinque difensori, è molto molto più difficile che in Inghilterra. Non buttatevi giù: il campionato italiano è sempre di alto livello. Sogno l’argentina? Sono in Europa da tanti anni, ho bisogno della mia famiglia, di tornare a casa mia. Mi mancano mio padre, mia madre, mio fratello. Stare dieci anni lontano è dura. Non mi posso lamentare, tutti mi hanno trattato bene, ma la mia vita è là, la mia mentalità è argentina, il mio desiderio è Buenos Aires. Nemmeno il rapimento di mio padre ha intaccato questa volontà. Io e tutta la famiglia siamo tifosi del Boca, voglio giocare con quella maglia ancora una volta. Nel 2016? Quando non so. Ma tornerò a casa. Certo, la gente preferirebbe che la famiglia Tevez si trasferisse in blocco a Torino. Qui sto bene, ma la mia vita è là. Io sono familiero, come diciamo noi.
\r\nDomani, tra gli altri, dovrebbe rientrare anche Andrea Barzagli, che oggi si è concesso in un’intervista al quotidiano ‘La Stampa’:\r\n
Sarà cinquanta e cinquanta, ma con altre squadre la percentuale sarebbe stata minore. Sulla carta, perché in campo può succedere qualsiasi cosa, al sorteggio pensavamo che eravamo stati fortunati, che ci era andata bene. Sognare non costa nulla, e la Champions è anche questione di infortuni, stato di forma, fortuna. Con il Monaco ce la possiamo giocare, e se passi il turno sei in semifinale: e lì può andare davvero in tanti modi. Se c’è da rincorrere un sogno, noi ci siamo alla grande. Allegri? Ci ha responsabilizzato molto di più, rispetto a prima. Conte è spesso lui il motivatore, Allegri è andato sul piano tecnico e di gestione, ed è venuta fuori la squadra. Sicuramente siamo cresciuti, perché la prima stagione non eravamo di certo i più forti, ma vincemmo: e lì Conte ci diede grande mentalità. Questa Juve può non essere da meno delle gran- di del passato. Se sei più o meno forte, lo diranno i risultati.