Juventus, Marchisio: “Ecco come è cambiato Conte”

Claudio Marchisio, centrocampista della Juventus, ha rilasciato oggi un’intervista esclusiva a ‘Tuttosport’, nel corso della quale ha trattato diversi temi, tra cui il cambiamento di Antonio Conte. “Quest’anno ci ha lasciato più giornate libera, facendoci staccare”, ha detto il ‘Principino’, rivelando come il sergente di ferro, tecnico integralista, sia ormai diventato a tutti gli effetti un allenatore camaleontico.\r\n\r\nFacendo un piccolo passo indietro, Marchisio torna al 4 maggio, alla conquista matematica dello scudetto con la Roma che perde a Catania e consegna ai bianconeri il tricolore “in hotel”.\r\n

Prima l’esplosione di gioia – rivela – , poi il mister a sorpresa ci ha detto: ‘Preparatevi, che si va tutti a mangiare una pizza!’. Siamo stati fuori fino alle due, al rientro ci siamo pure fatti la classica spaghettata aglio, olio e peperoncino che saranno state le due di notte. Immaginatevi il giorno dopo, all’idea di scendere in campo contro l’Atalanta… Ricordo che Gigi Buffon, alla fine della partita si è complimentato con tutti quelli che hanno resistito fino al 90esimo.

\r\nIn molti affermano che con Antonio Conte in scadenza e senza rinnovo, il ciclo della Juventus sia ormai al capolinea:\r\n

Altro che ciclo finito! Emblematica è stata l’ultima partita: oltre all’obiettivo dei 102 punti, tra noi parlavamo dell’importanza di non subire gol per chiudere un altro anno con la difesa meno battuta. Queste son cose fondamentali – continua – , indicano che hai ancora tanta voglia di crescere: non si può parlare di ciclo finito! Poi si sente anche qualche personaggio che già gufa e dice che nel 2014-15 per noi sarà dura. E’ stata dura ogni anno. All’inizio non sembrava così semplice, poi però a giochi fatti tutti ammettevano: la Juve è la più forte, è normale che abbia vinto. Ebbene, cercheremo di ripeterci.

\r\nMai come l’anno prossimo, però, i tifosi vorranno arrivare in fondo ad una competizione europea:\r\n

La crescita è stata importante in questi due anni. Nel 2012-13 siamo usciti dalla Champions contro i campioni del Bayern: sicuramente hanno meritato, ma se andiamo a vedere, giocare contro una squadra così e andare sotto dopo 30 secondi non è facile nemmeno per il Real Madrid. Poi c’è stata l’eliminazione col Galatasaray, però l’esperienza ci ha portato a fare partite importanti contro il Trabzonspor, trasferta insidiosa, o contro il Lione. Idem col Benfica: per le occasioni, avremmo meritato noi di andare in finale. Poi si sa, nelle Coppe sono fondamentali i sorteggi.

\r\nSulla propria stagione, 37 presenze totali e 4 gol, Marchisio dice:\r\n

C’è stato questo infortunio ed è normale che la voglia di tornare subito in campo era tanta, l’inizio di stagione era importante con la Roma che era partita fortissimo, le partite di Champions. E stare fuori non è mai facile. Dopo che sono tornato da questo infortunio – prosegue – ho avuto tre mesi dedicati non solo al recupero della forma fisica, ho avuto un problema importante. Non ho voluto che se ne parlasse sui giornali, non volevo tirarla fuori in quel periodo perché sembrava di andare a mettere le mani avanti col fatto che Pogba giocava più di me. Ma ho avuto due ulcere ai piedi: non riuscivo manco a mettere le scarpe da calcio. Ho fatto una cura massiccia, però ho sempre cercato di allenarmi, di andare in panchina, di entrare in campo e dare un contributo. Dopo le vacanze natalizie, passati questi problemi, fortunatamente è andato tutto a salire e per come è finita la stagione sono molto contento per come sto fisicamente e mentalmente per prepararmi a questo mondiale.

\r\n“Conte camaleonte” dicevamo, il centrocampista della Juve spiega in dettaglio perché:\r\n

In certi momenti della stagione è stato importante che mollasse un po’ la corda. L’ha fatto nei momenti importanti lasciando delle giornate libere, facendo staccare la testa. Lo speravamo! Il primo anno di Champions, con i suoi metodi, è stata una stagione veramente dura. Quest’anno se n’è accorto: con tutti gli impegni che ci sono, è giusto lavorare perché il lavoro paga, ma è anche giusto staccare.

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Pubblicato da
Alberto Zamboni