Il Football Director della Juventus, Cristiano Giuntoli, ha parlato in un’intervista di diversi argomenti: da Calafiori ad Allegri, passando per gli obiettivi stagioni del club.
In un’intervista rilasciata ai taccuini del Corriere della Sera, il Football Director della Juventus, Cristiano Giuntoli, ha affrontato diversi e interessanti argomenti: da alcuni retroscena, passando per Riccardo Calafiori e Massimiliano Allegri. Di seguito, le sue parole: “Vai alla Juve? Mi dice così mio figlio quando esco. Mio papà era un tifoso fanatico, quando avevo otto anni mi portava alle partite, a prendere ombrellate. Certo che ho pensato a lui, quando sono arrivato qui, ci penso e mi commuovo. La Juve è un punto d’arrivo, il massimo“.
Sui conti in rosso
“Il trucco? Non c’è. Bisogna solo fare i conti, e tener presente la prospettiva di cinque anni. Prima potevi avere un giocatore, faccio un esempio, che guadagnava tredici milioni di euro lordi, ora ne hai uno che hai pagato 10 milioni ma che di stipendio pesa meno di un quinto: alla fine, tra ingaggio e ammortamento, risparmi oltre 30 milioni di euro. E così via, per tante operazioni fatte quest’anno“.
Sul monte ingaggi ed età
“Non c’è nessun metodo Giuntoli: dovevamo abbassare il monte ingaggi e l’età media della rosa. E l’abbiamo fatto“.
Sul progetto
“Costruire mattone dopo mattone il nostro percorso, siamo fra le squadre più giovani del campionato e abbiamo un progetto importante. Sono molto ottimista e anche contento di come è cominciata questa stagione“.
Sul concetto di vittoria
“Certo, la Juve è una società che deve vincere. Non è la sola cosa, ma quella più importante. Noi dobbiamo mantenere l’equilibrio finanziario e una competitività elevata per riportare il club dove merita. C’è il risultato, ma anche il modo con il quale ci si arriva. Bisogna partire dalle prestazioni, sta qui la differenza“.
Sulla pressione
“Qui ce n’è di più. Ma più che di pressione parlerei di senso di responsabilità. Questo è quello che ho avvertito appena arrivato. La consapevolezza di essere in un club che ha fatto la storia, e di avere sulle spalle il peso di una mission importante. Non amo far trasparire le mie emozioni, anche la pressione è qualcosa che sento dentro, fuori prevale la lucidità, la serenità del manager che deve sempre prendere decisioni di testa e mai di pancia. Forse è questo il pregio che mi riconosco: la serenità in qualsiasi situazione“.
Algoritmo o campo
“I numeri rappresentano lo storico di un giocatore, ma ho bisogno di sentire l’emozione, di vederlo e capire cosa mi trasmette. Ed è una valutazione imprescindibile alla quale associ tutti i dati che vuoi, ma senza il sentimento non ho il quadro completo della situazione. Ma c’è sempre un margine di rischio quando prendi un calciatore“.
Su un colpo complicato
“Forse Victor (Osimhen, ndr). Ci ho messo quattro mesi per portarlo a Napoli. Andava forse venduto prima, ma Aurelio (De Laurentiis, ndr) è un imprenditore intelligente e astuto. Gli devo tanto, gli voglio bene“.
Su Thiago Motta
“È evidente che con il Bologna aveva fatto così bene che non eravamo gli unici ad avere gli occhi su di lui, ne eravamo consapevoli e abbiamo giocato le nostre carte, sposando evidentemente in toto il suo progetto di calcio. Piano B? Non dico il nome, ma è un allenatore straniero che esercitava ed esercita ancora in Europa“.
Su Calafiori
“È un rimpianto per tutto il calcio italiano. Bisogna interrogarsi sul fatto di non aver avuto la forza di tenere in serie A un giocatore della sua portata“.
Su Vlahovic
“Un calciatore come Vlahovic non può mai essere un problema, il rinnovo è un obiettivo, lo faremo. Un giocatore che vale tanto e guadagna tanto per noi rappresenta un patrimonio. La sua sostituzione dopo 45’? È il metodo Motta può capitare e capiterà“.
Su Chiesa
“Situazioni come quella di Chiesa si gestiscono con chiarezza. Abbiamo cercato la soluzione migliore per lui, ora gli auguro tutto il bene possibile“.
Su Inter e Napoli favorite
“Chi vince? Presto per dirlo, ma Inter e Napoli sono le favorite. Lo dice la storia, vince sempre la squadra più esperta. L’inter lo è, il Napoli per il cambio strategia che ha fatto lo è diventata. Noi abbiamo cambiato tanto, e quando lo fai rischi sempre. Abbiamo modificato completamente il modo di pensare calcio, partiti da zero. Non sappiamo ancora quello che possiamo fare, siamo alla scoperta di noi stessi. Adesso c’è anche la curiosità di capire, vedere cosa facciamo“.
Su McKennie
“No, lui aveva un problema di rinnovo, ma non è mai stato fuori dal progetto“.
Sulla trattativa per Koopmeiners
“Anche questa è stata una trattativa difficile. È speciale nelle giocate, nella tecnica. Un calciatore a testa alta, sa sempre dov’è la palla, sa a chi darla. È uno tosto“.
Su Allegri
“Mi spiace, di questo non parlo“.