Juventus-Genoa 3-1: il giudizio di dio: finalmente Kulusevski

Le pagole di Juventus-Genoa intrise di citazioni letterarie e cinematografiche: senza voto i subentrati Arthur e Ramsey

SZCZESNY 6.5 – Torna in porta e si rende protagonista, sia nel primo che nel secondo tempo, di una fitta rete di passaggi e periodi come quelli che costruiscono gli intricati romanzi di Dan Brown; fitti ma dalla spiegazione semplice: i cattivi, come in tutta la narrativa spionistica, vogliono conquistare il mondo. E come per i libri dello scrittore statunitense ci chiediamo: giochi da tanto tempo, ma un lancio nell’altra metà campo, preciso, ancora non lo riesci a fare?

CUADRADO 6.5 – Dategli un poncho e un cappello, perché lui attacca e dribbla. Non è Clint Eastwood, ma un Anthony Steffen qualsiasi, nel ruolo di Sabata. Esce e la Juve rincula, come un colpo di winchester.

ALEX SANDRO 5.5 – Da quando la Marvel ha sospeso l’uscita di film al cinema, si è abbonato al sito filmbrutti.it. Mai una sgroppata o un colpo di sceneggiatura. Sembra Cyborg della Justice League: ragazzi, abbiamo la connessione a internet e possiamo scaricarci i film sozzi su torrent. Almeno.

DANILO 6.5 – In questa stagione ricorda David Foster Wallace. Lo sfortunato scrittore americano ti legava alle pagine del libro anche se parlava di tasse o della liceità dell’infilare aragoste ancora vive in una pentola di acqua bollente. Danilo porta a spasso la palla, con una sicumera di chi sa che può farcela.

CHIELLINI 5.5 – Vederlo partire e affrontare dei dribbling ha lo stesso fascino di Baricco che si dedica al cinema; il film che ha diretto, nessuno sa quanto ha incassato (era recitato in inglese e non si è degnato di tradurci la pagina degli incassi).

DE LIGT 6 – Sembra Calvino all’inizio della sua carriera. Ha delle intuizioni meravigliose, ma si lancia solo (per minacce ricevute nello spogliatoio) nel neorealismo post-seconda guerra mondiale. E la passa a Chiellini e a Cuadrado. Quando è ambizioso, anche a Danilo; ma quando si lascia influenzare dalla fantasia, lancia in avanti per Kulusewski o Cuadrado e allora immaginiamo il Barone rampante, che si sposta da albero ad albero, senza mai mettere piede a terra.

KULUSEVSKI 6.5 – Tagliente come la principessa Mononoke. Oggi viene esentato dal retropassaggio e splende di luce propria. E poi segna. Certo non riuscirà a salvare la foresta e la stagione, perché il progresso incombe, eppure il gol resta un’iniezione di fiducia.

RABIOT 6 – Con i capelli sciolti e sbarazzini ha fatto arrabbiare la mamma. Dopo il colpo di tacco, sbagliato, a centrocampo anche i tifosi ed è scattato il sequestro dei fumetti di Tiramolla e di Soldino. In castigo sino alla partita con l’Atalanta.

RAMSEY SV – Forse batte gli angoli meglio di Bernardeschi.

BENTANCUR 5.5 – Ha i soliti pregi e i soliti difetti. Come le serie tv con personaggio fisso, se Montalbano non piace, inutile aspettarsi che cambi. I cattivi non si redimono e Rodrigo porterà con sé un carico di passaggi sbagliati per ogni partita.

MCKENNIE 6.5 – Un contropiede fatto bene, non significa che sia diventato Ernest Hemingway; continua a essere lettore di Joe R Lansale e della serie di Hap e Leonard. La sgroppata che vale la vittoria è parte del romanzo epico dello stato con una stella.

CHIESA 6 – È impetuoso come la Drina, il fiume, sul cui ponte Ivo Andric ha costruito il bellissimo romanzo che gli ha permesso di vincere il premio Nobel per la Letteratura. Certo gli ultimi capitoli non sono al livello dei primi, e ispirandosi a quelli ciabatta un contropiede meraviglioso, per questo prende mezzo voto in meno.

ARTHUR SV – Tiene la palla.

RONALDO 6 – Il principio di non contraddizione, come Ronaldo sa, dopo il dottorato in Filosofia teoretica all’Università di Tubinga, non permette di confondere un gol con un palo. E lui, malgrado provi a segnare in tutti i modi e lanci, nervoso, la maglia al raccatta palle, sempre il palo ha colpito. E nulla lo trasformerà mai in rete.

MORATA 6 – Era partito male come un romanzo di Federico Moccia. Io e te tre metri lontano dal gol, in cui non solo la scrittura è banale, ma anche la storia d’amore non ha un sussulto. Sì, si amano e alla fine si sposeranno. Poi azzecca quel gol, come un rapporto sessuale a metà libro e la partita cambia. E poi sbaglia dozzine di contropiedi.

DYBALA 6 – Qualche bel dribbling e un po’ di sano realismo magico, con un paio di assist a Ronaldo come Dio comanda.

PIRLO 6 – Cosa riesca a dire tra il primo e il secondo tempo ai suoi giocatori è un mistero insondabile. È un fan di “dal tramonto all’alba”. Il primo tempo è un pulpettone furioso e nel secondo tempo diventa un film di Vampiri. Certo se ignori lo scarto, è una bella sorpresa, se lo hai già visto, sbadigli. E per scaramanzia mette in campo Dybala e Mackennie nello stesso momento, che non ci crede, ma non si sa mai.

TENET IN THE DARK  – (Riavvolgiamo il tempo e cambiamo il passato, consapevoli di ciò che è accaduto nel futuro)

Oggi non accade nulla. E Di Bello osserva e ammonisce, secondo regolamento, Cuadrado che tocca la palla con la mano.

È cosciente che, come per il protagonista del romanzo di Richard Matheson, che rimpicciolisce di tre millimetri al giorno, la punizione più severa è l’osservazione di un attimo.

Non corre a rivedere nulla.

Sa.

Perché Di Bello è un empirista. E si fida di ciò che vede. Non di ciò che immaginano gli altri.