“Ho sempre parlato molto con i miei allenatori per capire bene quello che mi chiedevano e quello che volevo provare a fare. Intorno ai 30 anni – prosegue ancora il tecnico leccese – , ho iniziato a dare suggerimenti ai compagni già in campo. Poi, da giocatore, ho avuto fortuna di avere tutti i più vincenti tranne Capello. Quando vinci sei bravo e questo mi ha agevolato perché mi sono confrontato con loro”.
\r\nTornando alla propria carriera di giocatore, Conte ammette di non essere mai stato molto “tecnico”:\r\n
“Non essendo dotato, ho basato la mia carriera su corsa e sacrificio. Non sapevo a chi dare la palla a volte. Così, ora da allenatore ho cercato soluzioni per aiutare i meno dotati tecnicamente. Chiedo ai miei calciatori di chiedermi perché facciamo certi schemi, la loro utilità. Quando capiscono lo fanno più volentieri”, ha aggiunto.
\r\nSenza una società forte alle spalle, però, vincere è più difficile, ammette l’allenatore della Juve:\r\n
“L’importante è avere società e giocatori di qualità e poi la credibilità che riusciamo ad ottenere presso i calciatori nel portare la nostra idea di calcio. Guardiola è stato un esempio importante per l’idea di calcio col Barcellona e abbiamo studiato quello che ha fatto lui. Le novità nel calcio? Sono favorevole al time-out. Ne farei uno per tempo – conclude – per permettere ai giocatori di comunicare con la panchina. Il calcio è in evoluzione e a me piace studiare”.
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