Juventus: aumento di capitali e nuovo socio in arrivo

Il mantra Juve è: “irrobustirsi”. Non per sfangare questo notorio e non esattamente simpati­cissimo periodo di in­fluenze. Il discorso ha ben altre valenze e prospetti­ve. Perché qui non si par­la di Juve intesa come uo­mini che corrono sull’erba dietro al pallone con cal­zoncini e maglie a strisce ai quali è consigliabile prendere qualche vitami­na C in più. Il mantra Ju­ve “irrobustirsi”, è riferito agli uomini del club di corso Galileo Ferraris in giacca e cravatta che quando lasciano gli uffici per raggiungere i locali della Exor, la cassaforte della famiglia Agnelli, vengono salutati con “ partecipazione” massi­ma. \r\nIl man­tra Juve “ irrobustirsi”, dunque, è il primo obietti­vo del numero uno della Juve: il presidente An­drea Agnelli, che intende supportare l’ormai immi­nente pianificazione triennale della società con un’adeguata copertu­ra economica. E’ proprio per questa ragione che nelle ultime settimane si sono intensificati gli in­contri e i vertici operativi con il cugino John Elkann, custode delle chiavi Exor, che, tra l’al­tro, controlla il 60% della Juventus. I due giovani e potenti manager dopo aver convenuto che i tem­pi per un nuovo aumento di capitale sarebbero sempre più maturi, a di­stanza dall’ultimo che nel 2007 portò un’iniezione di liquidità di oltre 100 mi­lioni di euro, stanno ades­so riflettendo sul quanto e sul quando di questa strategica operazione fi­nanziaria.\r\nDesiderando vivere il cal­cio da protagonisti, ergo muoversi da protagonisti anche sul mercato, e te­nendo conto che questo esercizio chiuderà con un passivo che dovrebbe sfio­rare i 50 milioni di euro, la cifra sulla quale si sta meditando di proporre l’aumento di capitale rag­giungerebbe i 150 milioni di euro. Questi soldi, più quelli provenienti dalla redditività del nuovo sta­dio che verrà inaugurato ad agosto, consentirebbe­ro alla nuova Juve di po­tersela giocare alla pari con chi punta ai grandi obiettivi: la frequentazio­ne non dà comparsa nella Champions League e la piena titolarità nella cor­sa allo scudetto.\r\n\r\n\r\nDa qui al 28 febbraio, quando si terrà il consiglio d’ammi­nistrazione della Juven­tus per l’approvazione della semestrale al 31 di­cembre 2010, si sussegui­ranno altri meeting tra John Elkann e Andrea Agnelli per modulare l’in­tervento finanziario che potrebbe diventare effet­tivo intorno a ottobre- no­vembre ma la cui operati­vità sarebbe anticipata di qualche mese grazie alla formula del credito. Lapa­lissiano che una società che ha all’orizzonte un aumento di capitale di ta­le portata al quale si do­vrebbe associare l’ingres­so di un nuovo socio di ri­levanza internazionale sarebbe sicuramente più robusta di quanto non lo sia ora questa Juventus. Che è alle prese con un imminente passivo e un portafoglio destinato a di­ventare ancora più sottile qualora non si dovesse decidere di ricapitalizza­re bensì scegliere di in­taccare parte delle riser­ve patrimoniali. Fatale, con questo secondo scena­rio, però, il ridimensiona­mento tecnico della squa­dra che non potrebbe cer­to essere rinforzata visto che a quel punto manche­rebbero i fondi necessari per ingaggiare campioni.\r\nUna situa­zione ben chiara ad An­drea Agnelli, con la quale non ha nessuna intenzio­ne di convivere. Nel mo­mento in cui ha scelto di prendere le redini della Juventus aveva bene in mente quello che sarebbe dovuto essere il suo per­corso e il cammino sporti­vo della società. Ecco per­ché il presidente si sta muovendo con energia e lucidità per non rimpian­gere il momento in cui ha detto sì a questa sua av­ventura da massimo re­sponsabile del club che da circa cent’anni è orgoglio della Famiglia torinese.\r\nCon l’aumento di capitale verrà di fatto offerta la possibilità ai tifosi-azio­nisti, che detengono com­plessivamente il 32.5% delle azioni, a cui si devo­no aggiungere quelle del­la Exor ( 60%) e della La­fico ( 7,5%), di sposare il progetto per il grande ri­lancio della società. Una società che proprio fra due-tre anni beneficerà dell’attenzione che sta prestando alle regole del fair play finanziario volu­te dall’Uefa e caldeggiate dal presidente Michel Platini per invertire il trend che il football euro­peo ha imboccato da alcu­ni lustri. Una Juve che, sempre fra tre anni, potrà godere in maniera ancora più tangibile e piena del fattore stadio. Un volano in grado di generare mag­giori ricavi per oltre 40 milioni a stagione. Un va­lore aggiunto rispetto agli altri club italiani che non hanno un impianto di proprietà. Perché la nuo­va Juve guarda avanti e sotto certi aspetti è già nel futuro. Non dimenti­candosi, anzi, a volte ispi­randosi a due grandi figu­re del passato come quel­le dell’Avvocato e di Um­berto Agnelli. A John Elkann e Andrea Agnelli non manca la bussola per capire quale direzione prendere.La Juve non molla, rilancia. Ed è pronta a “mettersi” nel mercato mondiale, perché oramai il pallone è un gioco senza frontiere. Il progetto stadio è il primo mattoncino che lastrica una strada lunga e impegnativa. Il presidente Andrea Agnelli è animato da passione e ha idee chiare, sa benissimo che il club non può permettersi salti nel vuoto e che deve diventare sempre più forte e indipendente, dal punto di vista finanziario. Lo richiedono le regole della libera concorrenza.\r\nDa tempo, non certo da ieri, poi sono avviati contatti ad altissimo livello, per cercare un socio forte, un socio di respiro internazionale, un socio che veda nella Juve e nel suo asset principale ovvero lo stadio (e dintorni) un riferimento per investimenti e sviluppo futuri. L’identikit porta al gruppo Percassi, gruppo di valenza internazionale e con indirizzo specifico nell’immobiliare.  Tanto per spiegare la valenza appunto di Percassi Group, basta specificare che i suoi interessi fuori dal territorio nazionale sono di primaria importanza, come negli Stati Uniti. La rete commerciale riguarda essenzialmente il business “Benetton” i cui prodotti vengono distribuiti in ben 24 Stati federali. Inoltre, ci sono le joint ventures: con il gruppo spagnolo Inditex che ha portato all’introduzione in Italia dei marchi Zara e Oysho. E poi il settore commerciale e residenziale in Arizona. Sportivamente parlando, dal 4 giugno del 2010 Antonio Percassi è tornato a ricoprire la carica di presidente dell’Atalanta, con il figlio Luca amministratore delegato.\r\n\r\n(Credits: ‘Tuttosport’)