“La Juventus, sì, certamente, mi ha cambiato, mi ha dato una dimensione pubblica che prima non avevo. Già solo questo fatto vuol dire che ha cambiato la mia vita. Andare per strada oggi è diverso che andarci tre anni fa. Quindi decisamente mi ha cambiato. Ma inoltre mi ha arricchito professionalmente, perché avere la responsabilità operativa di un’azienda come la Juventus fa sì che la crescita professionale sia stata esponenziale. Però le esperienze che ho avuto precedentemente mi avevano sufficientemente preparato al profilo manageriale; la Juventus, poi, io l’ho vissuta da quando ero bambino, quindi diciamo che l’azienda Juventus l’ho sempre conosciuta e sapevo dove andare ad affrontare i vari temi e le varie problematiche che c’erano quando siamo arrivati”.
\r\nDal settimo posto a due scudetti consecutivi, dicevamo, com’è possibile? Lo spiega chiaramente Agnelli:\r\n
“Mi piace sempre fare un paragone: quando guardiamo l’ultima Champions League che abbiamo vinto era il ’96 e se guardiamo all’undici che è sceso in campo in quel momento, sette undicesimi venivano dalla gestione precedente. Quando noi siamo arrivati, dico io, Marotta e Paratici e Nedved, nel 2010, abbiamo trovato una parte sportiva che era sicuramente non al livello di Juventus. C’eravamo dati due anni, che dovevano essere quelli della rifondazione, per riportare ad avere un’ossatura della squadra che avrebbe poi potuto ambire a vincere. Queste erano le idee che ci eravamo dati. Tanto che è forse celebre la conferenza stampa del febbraio 2011, quando dissi: ‘Se l’anno prossimo abbiamo questi problemi, allora abbiamo un problema’. Il primo anno che si potessero avere degli intoppi, era pacifico. Guardiamo la squadra di quest’anno, abbiamo ventuno venticinquesimi completamente cambiati rispetto alla squadra del 2010; bisognava dare del tempo. L’allenatore è stato poi un elemento che nel primo anno non ci ha soddisfatto, però è stato importante il principio che abbiamo ristabilito: l’allenatore incomincia la stagione e finisce la stagione. Bisogna dare certezza. I bilanci – continua il presidente – si fanno al 30 giugno. Antonio mi contattò – come disse – tramite un amico comune, mi venne a trovare, mi parlò effettivamente come ha detto lui per tre ore, mi riempì la testa di quello che era il suo modo di vedere la Juventus, l’atteggiamento, quello che mancava, mi convinse del tutto, tanto che è vera la battuta che fa; scende mia moglie: ‘Ma chi è questo?’. ‘Stai buona, questo è il prossimo allenatore della Juventus’. Dopodiché vide anche Marotta e Paratici: fummo tutti convinti che era lui la persona giusta per fare quello step successivo. L’anno scorso, quando abbiamo vinto quello splendido Scudetto da imbattuti, dissi: ‘La squadra che stiamo mettendo assieme è una buona squadra, Antonio ha funzionato da acceleratore’. E quindi i risultati a cui tutti ambivamo sono arrivati un po’ prima del previsto”.
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“Antonio è venuto a trovarmi a casa, sempre a casa, nello stesso divano, e abbiamo discusso di nuovo un paio d’ore – ha rivelato Andrea Agnelli – Credo che Antonio, giustamente, ha passato due anni estremamente intensi: il primo anno, lasciando il Siena, si è concentrato sulla Juventus in tutto e per tutto; l’anno scorso ha fatto di nuovo un’altra estate non assolutamente felice o facile, perché è vero che abbiamo vinto uno Scudetto da imbattuti, però è altrettanto che nel frattempo eravamo finiti, o Antonio era finito tra le grinfie dei procedimenti legati al calcioscommesse. Quindi sono due anni che sostanzialmente non si riposa e secondo me, una settimana tranquillo, gli farà sicuramente bene. Antonio conosce le aspettative del mondo della Juventus e sa perfettamente che vincere sembra di nuovo normale, ma non è così. Quindi abbiamo discusso di quali sono le sue aspettative. Lui voleva valutare con me quelle che erano alcune esigenze per poter continuare questo percorso, chiedendomi certezze. Ma le certezze non si possono dare a nessuno, perché anch’io vorrei le certezze di vincere la Champions League l’anno prossimo, ma le certezze non le può avere nessuno. Quello che è – e l’ho rinfrancato -, è che l’ambizione della società, mia personale, quindi sua, è quella di vincere. Il giorno dopo, dopo giovedì, che l’ho incontrato io, c’è stato subito un incontro con Marotta, Paratici e Nedved, quindi già in quella circostanza lì c’è stato un chiarimento su quelle che devono essere le strategie per il mercato della Juventus. Antonio ha sempre detto che non è una questione di soldi e così non è – aggiunge il presidente -, lui vuole continuare ad avere la certezza che ci siano i presupposti per continuare a vincere e mi sembra che questi presupposti ci siano. Il lavoro sarà un lavoro congiunto, sarà un lavoro del tecnico, sarà un lavoro dello staff, sarà un lavoro di valutazione su quali sono gli elementi da aggiungere per poter continuare a vincere. Quello che preme sottolineare è che i meriti ed i risultati che abbiamo ottenuto fino ad oggi vanno divisi tra la squadra, perché comunque la squadra va in campo: tutti quanti ricordiamo Buffon, Chiellini, Barzagli, che è eccezionale, Vidal, però questo io credo sia anche lo Scudetto dei Padoin, dei Peluso, dei Giaccherini, dei Matri, dei Quagliarella, un gruppo di persone che per tutta la stagione aveva un unico obiettivo in testa che era vincere, quindi credo che vada dato il giusto merito alla squadra. L’allenatore è un allenatore che ha funzionato da acceleratore ed è sicuramente un grandissimo allenatore. Ma la società non è stata da meno: noi abbiamo fatto sembrare normale fare quattro mesi in panchina senza allenatore. mi sembra che nessuno oggi ne parli più, ma noi da agosto a quasi Natale, abbiamo giocato senza allenatore; vuol dire che i senatori hanno avuto il loro ruolo, vuol dire che lo staff tecnico ha avuto il suo ruolo, vuol dire che chi ha preso il posto di Antonio in panchina ha avuto il suo ruolo, vuol dire che Paratici poi un giorno racconterà come sono stati questi quattro mesi nei vari sky box d’Italia. Oggi, quindi, ci sono tutte le componenti al loro posto e credo che tutte le componenti vogliano continuare a vincere in Italia e anche in Europa; è difficile, perché l’anno prossimo abbiamo un appuntamento con la storia, come l’ho chiamato io: la Juventus, tranne quella del quinquennio, negli Anni 30, non ha mai vinto tre Scudetti di fila, quindi bisogna che la mente sia focalizzata l’anno prossimo perché abbiamo un appuntamento con la storia”.
\r\nRiserve definitivamente sciolte sul prossimo allenatore?\r\n
“Da parte mia sono completamente sciolte, non ho mai avuto riserve. Antonio è parte integrante… Secondo me anche da parte di Conte. Lui aveva bisogno di avere qualche… Sono state due stagioni estremamente difficili, stressanti e credo avesse bisogno anche di una carezza e di una conferma che il programma va avanti. Quello che gli ho detto è che può stare tranquillo perché finché ci sono io, a me la fame di vittoria non passerà mai”.
\r\nInevitabile tornare a parlare di top player, concetto molto abusato in questi anni:\r\n
“Il calcio italiano, in questo momento, è sicuramente un calcio che è in difficoltà – risponde Agnelli – . Mi è capitato di recente di definire la Serie A ormai come un campionato di transito, una lega di transito, e non una destinazione finale. Quindi, questa è una riflessione che va fatta su tutto il sistema, perché se noi diventiamo una lega di transito, faremo sempre fatica ad acquistare dei giocatori che costano, diciamo, 30, 40, 50. Ci piace dare questa definizione di top player, cioè i tutto per, ed il top player costa tanto, non se è buono poi in campo. Llorente aveva una clausola rescissoria di 37 milioni, se l’avessimo preso l’anno scorso sarebbe stato un top player, se viene a parametro zero, non so, voglio dire, è solo una questione anche di come si fanno. Se io guardo ai migliori acquisti che abbiamo fatto, Vidal, Pogba, Barzagli e Pirlo, l’investimento complessivo è stato di circa 14 milioni, Vidal era sui 12, avevamo qualche commissione sugli altri. Quindi, vuol dire che il valore medio dei quattro migliori giocatori che scendono in campo è stato di 3 milioni. Se noi diciamo, dobbiamo spendere a tutti i costi, no. Noi dobbiamo anche essere capaci di trovare queste situazioni. Poi, è chiaro che nel rifondare una squadra, come dicevo prima, abbiamo 21, 22 giocatori su 25 diversi rispetto al 2010, qualcosa di sbagliato si fa per forza, questo è un dato di fatto oggettivo. Ma credo che tutto sommato, io non posso far altro che elogiare il lavoro di Marotta, il lavoro di Paratici, il lavoro di Nedved e spero di poter a breve elogiare il lavoro di Gianni Rossi e Pessotto sul settore giovanile, perché lì stiamo investendo molto, lo si passa sempre in secondo piano, ma voglio dire, a Vinovo oggi abbiamo il J College, quindi, abbiamo la scuola per i ragazzi. Quando ci trasferiremo alla Continassa, tutto Vinovo verrà destinato all’attività di sviluppo dei giovani, con tanto di stanze e refettorio. Quindi, diventa un vero e proprio collegio. Ibrahimovic torna? No. Punto. Higuain? Devo dire che la parte di mercato, io ho sempre sostenuto che c’è quella che chiamo io la capacità di fuoco. La capacità di fuoco sono il costo del personale tesserato più gli ammortamenti. Quest’anno saremo vicino ai 200 milioni tra queste due voci, e questo ci mette tra il sesto, settimo, ottavo, nono posto in Europa. Quindi, se vale il discorso del budget, noi dovremmo raggiungere tutti gli anni, come minimo, i quarti di finale di Champions League. Ora, sappiamo perfettamente che questo, cioè l’equazione budget uguale risultato sportivo, non c’è. Bisogna avere la capacità di gestirlo al meglio, bisogna avere la capacità di gestire i giocatori al meglio, perché le motivazioni, il lavoro e la volontà, danno sempre quel qualcosa in più. Però, il budget che noi mettiamo a disposizione dell’area sportiva è un budget sicuramente importante. Dal mio punto di vista, ho sempre sostenuto questo e sono decisioni che vengono delegate, in primis a Marotta, che poi ne discute con Paratici, con Nedved, con Conte stesso, perché è parte integrante di queste decisioni. Loro devono stare entro questa cifra. Quindi, per me possono smontarla e rimontarla, l’importante è che il costo totale, tra ammortamenti e retribuzione del personale tesserato, faccia quello che gli viene messo a disposizione”, spiega il presidente bianconero”.
\r\nMarchisio e Vidal sono due dei bianconeri più corteggiati sul mercato. Ci saranno cessioni eccellenti la prossima estate?\r\n
“Ripeto, queste sono scelte che competono all’area tecnica, discutono tra di loro, io con loro partecipo – ribadisce Agnelli – . Per me, l’importante è tenere a mente quello che è l’obiettivo, che è vincere, tenere a mente quello che è il rispetto di questa capacità di fuoco, che oggi si aggira intorno ai 200 milioni. Da questo punto di vista per me, e viene messo in mano tecnica, devono gestirlo al meglio, consapevoli che l’ambizione nostra è quella di vincere ogni competizione a cui partecipiamo, ma siamo altrettanto consapevoli, come ho detto in passato, che ci sono, comunque, altre squadre che hanno le stesse legittime ambizioni nostre e, quindi, anno su anno è difficile. Ripeto, vincere l’anno prossimo vorrebbe dire entrare nella storia. Quindi, non è una questione evidente, bisogna essere concentrati dal giorno uno e dire dobbiamo entrare nella storia tre volte di fila”.\r\n\r\nLa Juventus contro il Palazzo. Come si sta muovendo il club dopo quanto successo nel 2006?\r\n\r\n“Sì certo che è cambiato qualcosa – ammette Andrea Agnelli – Il 2006 è stato un terremoto in casa Juventus e quindi tutta una serie di scelte che non sono state condivise allora hanno sicuramente lasciato il segno. Da parte nostra c’è grande consapevolezza di aver rispettato la giustizia sportiva, così come rispettiamo le decisioni che oggi avvengono in Lega. C’è stata un’assemblea, con 14 voti favorevoli e 6 contrari, che ha dato un governo. Le vicende del 2006 hanno chiaramente lasciato degli strascichi e ci sono tutta una serie di azioni giudiziarie che sono in corso e che per noi sono assolutamente importanti. Detto questo, noi dobbiamo valutare quello che è l’aspetto legato al 2006 in un’ottica retrospettiva, ma di continua richiesta di parità di trattamento, perché i fatti che sono emersi successivamente sono stati fatti comunque che hanno portato alla luce elementi nuovi. Dall’altra parte però dobbiamo essere consapevoli che il governo e l’opposizione nel calcio non esistono, siamo un’unica associazione che vive nella sua collettività per migliorare e riportare il calcio italiano in posizioni più prestigiose di quelle che occupa oggi. Lo stesso discorso si può dire della Federazione: credo che l’intervista del vice presidente Albertini sia stata assolutamente eloquente l’altro giorno, quando dice “noi oggi in seno al consiglio federale abbiamo una serie di componenti che hanno le loro posizioni e i loro punti di vista, mentre invece bisognerebbe avere un punto di vista della Federazione che prende decisioni nell’interesse del gioco calcio, non delle varie componenti. Possiamo maturare, possiamo migliorare, ma non è il momento di criticare questa o quella azione, questa persona o quella persona. Io da quando sono nel calcio sento solo criticare la gente e anche a me è capitato di criticare. Credo che questo sia il momento di fare un passo indietro e lavorare tutti quanti, tutti uniti per riaffermare quella che è la posizione del calcio italiano in Europa. Quanti sono gli scudetti? Da questo punto di vista, credo che la gente ne un discorso di contabilità. Gli scudetti per noi sono 31, sappiamo perfettamente che l’albo ufficiale ne dà 29. Arrivati a questo punto a me magari piace ricordare un altro numero, tra l’altro domani inaugureremo la mostra “Il lunedì si parlava di calcio”, che è la storia della mia famiglia, della Juventus, e sono 90 anni e questo ci rende la proprietà più longeva di qualsiasi marchio sportivo al mondo. Bene, dal ’23 ad oggi noi come famiglia abbiamo vinto 30 scudetti in 90 anni, il che vuol dire uno scudetto ogni 3 anni. Come media statistica su 90 anni fa media e quindi di questo siamo molto orgogliosi, sono trenta. Negli ultimi 3 anni abbiamo fatto anche un po’ meglio, perché abbiamo fatto due su tre. Quindi non ci resta che proseguire”.
\r\nHa fatto molto rumore l’assenza di Alessandro Del Piero alla festa per il 31° scudetto. Ecco come la spiega Agnelli:\r\n
“Non è una questione di freddezza. Io sono riconoscente ad Alessandro. Abbiamo passato tante serate assieme, così come sono riconoscente a tutti i giocatori delle Juventus precedenti. Alessandro è un grande della storia della Juventus. Mi è capitato tante volte di accostarlo agli Scirea, ai Platini, ai Sivori. Alessandro sarà sempre nei nostri cuori e mi auguro presto di rivederlo nella nostra famiglia, allo stadio e in altre circostanze. Perché comunque è un pezzo di storia della Juventus e di questo ne andiamo fieri”, conclude il presidente.
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