In una lunga intervista, l’attaccante della Juve, Dusan Vlahovic, ha affrontato diverse tematiche. Dagli obiettivi stagionali con il club alle voci sul suo futuro al PSG.
Questa sera alle ore 21:00 i riflettori dello Stadio Olimpico di Roma illumineranno Lazio-Juve, semifinale di ritorno di Coppa Italia. La formazione di Massimiliano Allegri proverà a difendere il secco 2-0 ottenuto all’andata, grazie alle reti di Federico Chiesa e Dusan Vlahovic. Come il figlio d’arte, anche il numero 9 bianconero vorrà ripetersi nella Capitale per strappare il pass verso la finalissima del torneo. Nel frattempo, il centravanti serbo ha rilasciato una lunga e interessante intervista ai taccuini de L’Equipe. Sono diversi i punti trattati dall’ex Fiorentina: dagli obiettivi stagionali del club alle voci sul proprio futuro al PSG.
Di seguito, le parole di Dusan Vlahovic: “Zona Champions e Coppa Italia? Sarebbe bello riuscire a raggiungere entrambe le cose, ma non potremmo essere pienamente soddisfatti. Questa è la mentalità di questo club e l’esigenza della sua storia. Avevamo anche la possibilità di lottare per il titolo, a un certo punto non eravamo lontani. Ma essere in lotta a febbraio non significa niente, non conta. I rimpianti sono inevitabili, ma c’è ancora tanto da giocare. Le gare contro le sue squadre sono sempre faticose. Sono aggressivi e concedono poco. Si vede già lo stile Tudor alla Lazio. Sarà dura nonostante il vantaggio per 2-0“.
Il centravanti della Juve, Dusan Vlahovic, continua l’intervista al quotidiano francese. Queste le parole del bomber bianconero sul rendimento di quest’anno: “La scorsa stagione non mi sentivo bene fisicamente. Ho davvero sofferto. Quest’anno mi sento bene, è l’unica cosa che è cambiata. Per il resto faccio tutto uguale, lavoro duro, mi concentro sul recupero. Ho segnato 16 gol ma avrei potuto fare molto di più. Voglio diventare un giocatore che la gente ricorderà. Giocare per fare una carriera mediocre pur guadagnando soldi non mi interessa. Pallone d’Oro un sogno? Ovviamente sì, ma prima ci sono tante cose che devono allinearsi. È uno dei miei obiettivi. Il calcio si gioca per la gloria e per i trofei“.
L’attaccante della Juve sulla Serie A: “Una cultura molto tattica, con squadra compatte e partite chiuse, questo insegna tante cose. Ho la possibilità di lavorare con Allegri, che è uno degli allenatori più forti degli ultimi 20 anni e che sa parlare ai giocatori. Mi aiuta molto. Quando sono arrivato alla Juventus ho trovato una realtà diversa da quella che mi aspettavo. Mi aspettavo il massimo, ma ho trovato anche di più. L’organizzazione nelle cose più banali, nella quotidianità… È tutto incredibile. Quando entri nel centro sportivo senti subito l’energia, la voglia di vincere, il senso di famiglia“.
“Lavoro su tutto, sui punti forti e sui punti deboli. Per me la tecnica di base è la cosa più importante. Oggi vedo troppe scuole calcio che pensano solo al risultato e non è la direzione giusta. La tecnica, il dribbling, i passaggi, il rapporto con la palla sono cose che impari giocando. Se a 9-10 anni fai tattica trascuri la creatività e si perdono giocatori straordinari“.
Vlahovic così tra il passato e il futuro: “Chelsea e PSG la scorsa estate? Ho sentito, ho letto i giornali, ma non sapevo niente e non mi interessava comunque. Pensavo soprattutto a prepararmi bene per fare una grande stagione. Futuro al PSG? Ho ancora due anni di contratto e sono molto felice qui. Questa è la risposta, voglio vincere qualcosa di importante con la Juventus. Poi vedremo, nel parleremo più avanti“.
Tra i idoli passati e modelli attuali: “Cristiano Ronaldo ovviamente, lo seguivo allo United quando giocava ala sinistra. Amavo i suoi movimenti, il suo istinto killer, per me uno dei migliori della storia. Mi piaceva molto Ibrahimovic e Fernando Torres al Liverpool. E poi Benzema, un giocatore che adoro“.
“Mbappé è fortissimo, in questo momento è il migliore al mondo. Ha 25 anni e ha vinto quasi tutto, ha segnato 40 gol in questa stagione, è immenso. E per restare in tema francese, parlo di Giroud. Le statistiche hanno sempre più importanza, ma non dicono tutta l’importanza di un giocatore. Al Mondiale 2018 la Francia ha vinto ma le statistiche dicono che Giroud ha fatto 0 gol. Ma se non ci fosse stato, la Francia non avrebbe vinto. È stato insostituibile col lavoro sporco, i passaggi, il pressare le difese. È stato fondamentale“.