Juve, il solito mercato stile azienda e non da squadra di calcio

Tra pochi giorni si chiuderà il mercato e ad oggi la Juve non ha ancora colmato le lacune degli anni passati. E la concorrenza si avvicina…

Anche quest’anno la Juventus sta per chiudere l’ennesimo mercato basato più sui conti e le plusvalenze che su un progetto tecnico vero e proprio. Ancora una volta, tra l’altro, non solo non è stato risolto l’ormai annoso problema di un centrocampo dove mancano classe, potenza e personalità (anche se almeno un campione, Arthur, è arrivato), ma si è fatto di tutto per continuare a decrescere e lasciare che qualche avversaria colmasse il gap tecnico faticosamente costruito negli anni. C’è poi la questione degli esuberi, da De Sciglio a Khedira, che ancora non schiodano e pesano a bilancio “grazie” alle scelte scellerate fatte dalla dirigenza nel recente passato, fino ad arrivare a Bernardeschi, giocatore che purtroppo ha dimostrato negli anni di non essere da Juve, ma che evidentemente gode di qualche simpatia nello spogliatoio se alla fine rimane sempre. Si dice che ci siano pochi soldi, può darsi. Ma la sensazione è che quelli che ci sono non si sappia spenderli e anzi si faccia di tutto per gettarli al vento. Come successo negli ultimi anni, a parte le eccezioni Ronaldo e De Ligt. Intanto altri club indebitati il triplo rispetto ai bianconeri riescono comunque a fare qualche colpo interessante. Possibile che a Torino non si possa?

Chiesa? No, grazie. Serge Gnabry è costato al Bayern Monaco appena 8 milioni di euro. Ferran Torres, uno dei talenti più cristallini del calcio mondiale, trattato tra l’altro pare da Paratici, 23 milioni di euro al Manchester City. Sergiño Dest, a lungo inseguito pure lui da Paratici, 25 milioni. Altro che cinquanta milioni per Chiesa: giocatore discreto, senza particolari qualità tecniche e che oggettivamente non ha più margini di crescita, dunque rischia di diventare un altro De Sciglio o Bernardeschi, ovverosia una riserva che mai potrebbe giocare titolare nella Juventus, e che per giunta diventa poi un peso notevole a livello di retribuzione. Possibile che a Torino conoscano quattro nomi in croce e tornino sempre lì? Che in Europa non ci siano giocatori a prezzi più bassi e dal rendimento o dalle potenzialità migliori dell’italiano come i sopracitati, o che su di questi ci si faccia sempre trovare impreparati?

Una punta o una mezz’ala. Quella di Chiesa sarebbe una spesa insensata anche per una questione di ruoli e investimenti futuri: come ali i bianconeri hanno Cristiano Ronaldo, Bernardeschi, Kulusevsky e Cuadrado. Più Douglas Costa, in vendita. In casi estremi possono anche avanzare a sinistra Alex Sandro. Tralasciando la questione terzino destro, servirebbero semmai una prima punta che riempia l’area, e una mezz’ala sinistra con determinate caratteristiche. Se hai intenzione di spendere, lascia stare Chiesa, quindi, e pensa a trovare una formula giusta per accaparrarti qualcuno in questi ruoli. Anche perché a quelle cifre, anche arrivasse in prestito oneroso, tra il riscatto suo, di McKennie e il rinnovo del prestito di Morata, la Juventus si ritroverebbe sul groppone almeno una settantina di milioni di euro. Una cifra importante con cui si potrebbe invece prendere o un top oppure due talenti pronti in Europa.

Investimenti sensati. Un investimento in attacco potrebbe essere Donyell Malen del PSV, oppure Myron Boadu dell’AZ, entrambi gestiti tra l’altro da Mino Raiola, o Patson Daka del Red Bull Salisburgo. Non è detto che diventino dei campioni o che siano facili da prendere, sia chiaro. Ma bisogna anche imparare a muoversi bene in Europa e a tentare: le potenzialità le hanno e a certe condizioni, sarebbero scommesse da fare. In mediana ci sarebbero Dominik Szoboszlai, che va in scadenza l’anno prossimo e per il quale la sua società, sempre il Red Bull Salisburgo, vorrebbe 40 milioni. Si potrebbe quindi cercare di prenderlo con una formula tipo prestito oneroso a 20 milioni, e rimanenza in due soluzioni successive. Per non parlare di Ryan Gravenberch, scuderia Raiola, considerato il nuovo Rijkaard, anche se difficile quest’anno. Da questo punto di vista peccato aver lasciato andare allo United Donny van de Beek per 39 milioni.

Solo con acquisti intelligenti come questi, spendendo relativamente poco per calciatori già belli e fatti o quasi pronti a esplodere, si può pensare di competere nel calcio che conta senza sprechi. Altrimenti è stato ed è tutto inutile.