L’ex esterno offensivo della Juve, Douglas Costa, ha rilasciato un’intervista parlando del suo periodo in bianconero, soffermandosi poi su Thiago Motta.
Nel corso di un’intervista rilasciata ai taccuini de La Gazzetta dello Sport, l’ex esterno offensivo della Juve, Douglas Costa, è tornato a parlare del suo periodo in bianconero. Il giocatore verdeoro, attualmente militante al Sydney FC, ha parlato anche del connazionale Douglas Luiz, soffermandosi poi su Thiago Motta. Di seguito, le sue parole: “Un periodo di adattamento è normale quando arrivi da un altro campionato. È capitato pure a me. Venivo da un top club come il Bayern, ma la Serie A è un torneo particolare. Tanto per farvi capire: l’1-0 alla Juve valeva come il 5-0 al Bayern. Alla Juve quando facevamo un goal chiudevamo la porta di casa… Mentre al Bayern non ci fermavamo neppure dopo 4-5 reti“.
“È una mentalità differente e serve tempo per assimilarla. Io impiegai diversi mesi. Allegri mi diceva: davanti fai quel che vuoi, ma poi devi tornare. All’inizio faticavo a rientrare e giocavo poco. Max mi piaceva come allenatore, però mi ha fatto correre come un cavallo. Adesso deve guardare, capire e conoscere la Juve e la Serie A, poi si rivelerà un colpo prezioso. Douglas possiede una gran tecnica e ha fantasia: serve solo pazienza. Lui come Pjanic? Mire era un maestro. Ma la qualità di Douglas Luiz non si discute e sono convinto che si ritaglierà un ruolo importante come quello che aveva Pjanic nella nostra Juve. Auguro a Douglas di vincere 3 scudetti come è successo a me“.
Douglas Costa continua l’intervista alla Rosea: “La Juve brasiliana mi fa venire nostalgia… Di Thiago mi ha parlato benissimo Leo Sena, che gioca qui con me a Sydney e lo ha avuto come allenatore allo Spezia. Mi ha detto che è un tecnico top“.
Su Danilo: “Danilo è stato mio compagno, è forte e sa quel che serve per giocare. Bremer sembra un difensore più italiano che brasiliano: può proseguire la tradizione juventina dei Barzagli, dei Bonucci e dei Chiellini. Noi avevamo anche Alex Sandro: devo ringraziare anche lui se ho giocato nella Juve. Una volta, mentre eravamo in ritiro con il Brasile, confidai ad Alex che lo avrei raggiunto in Italia perché ero in contatto con l’Inter. Lui mi voleva alla Juve e nel giro di un minuto mi fece chiamare dall’allora ds Paratici“.
Su Yildiz: “Il ragazzino turco ha un talento incredibile e una tecnica da brasiliano. Mi piace come si muove in campo e anche come si comporta con i tifosi“.
Su Vlahovic: “Dusan è fortissimo, ci siamo conosciuti quando giocava nella Primavera della Fiorentina. Andai a Firenze per visitare la città, lui mi riconobbe e mi fermò: poi ci siamo sentiti anche in seguito. Vlahovic non ha bisogno di consigli. Io, quando i miei centravanti non segnavano, mi arrabbiavo con me stesso perché avevo il compito di servirli meglio. Ai bomber basta un goal per svoltare. Vedrete: Dusan segna e poi fa 25-30 reti da qui a giugno“.
Sullo Scudetto: “La Juve deve sempre lottare per vincere. Il mio unico rimpianto è la Champions, eravamo fortissimi“.